[...] La consapevolezza che i processi di differenziazione sociale, politica e religiosa che hanno dato vita, spesso con molto dolore, a un'"Europa plurale" sono un'eredità straordinaria ma anche molto impegnativa è stato il punto di partenza per una riflessione lucida e coraggiosa su un'alternativa, quella tra post-secolare e post-cristiano, che rischia di imprigionare l'Europa nel suo passato e di distoglierla dall'impegno di guardare con lungimiranza al suo futuro.
D'altro canto, l'esigenza di capirsi ormai all'interno di un mondo divenuto policentrico ha consentito di prendere in esame i processi che hanno portato l'Europa a generare l'Occidente, ma che non le consentono però di sparire in esso, nonché le spinte a proiettarsi in modo nuovo oltre i propri confini storico-culturali e storico-religiosi.
Abbiamo infine toccato con mano come, rispetto a tutto questo, la ricerca teologica delle donne, il loro impegno professionale nella società e il loro impegno pastorale nelle chiese hanno da dire parole autorevoli perché significative e possono contribuire ad individuare obiettivi condivisi ed a promuovere scelte di trasformazione tanto necessaria quanto possibile.
Si tratta di andare avanti. Con lucidità e fermezza sulle strade già aperte. Anche con creatività e fantasia: ancora molte possono essere le strade da aprire, ancora molti possono essere gli impegni da prendere, le possibilità da verificare, le decisioni da prendere.
5 commenti:
proiettarsi in un mondo nuovo è impertante, anzi necessario; ma lo è altrettanto non staccarsi delle radici ed anzi esserne consapevoli, perché non è così scontato
il ruolo della donna nella Chiesa mi sembra oggi ancora troppo subalterno
Quoto dall'articolo:
"... riflessione lucida e coraggiosa su un'alternativa, quella tra post-secolare e post-cristiano, che rischia di imprigionare l'Europa nel suo passato e di distoglierla dall'impegno di guardare con lungimiranza al suo futuro."
Intanto non mi sembra che ci sia un'alternativa tra post-secolare e post-cristiano, perché sono convinta che né il secolarismo né il cristianesimo siano morti...
E poi, per guardare con lungimiranza al futuro bisogna essere ben radicati in un 'passato' che ha sempre il suo peso e che in qualche modo è 'presente' in quello che siamo e desideriamo e decidiamo. E il volto del nostro futuro sarà disegnato da 'qual è' il passato in cui siamo radicati; su questo non ho dubbi!
radicati ma non impantanati...
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