Una strage di cristiani, all’uscita da una delle più importanti chiese di Alessandria d’Egitto nella notte del nuovo anno, costringe a fare una riflessione che va al di là del singolo episodio, per quanto dolorosissimo. Una riflessione che credo tutti abbiamo nel cuore: dobbiamo rassegnarci al fatto che il cristianesimo scompaia? Non possiamo, infatti, chiudere gli occhi davanti alla realtà: è vero che ad uccidere i cristiani sono dei gruppi estremisti di varia nazionalità ed estrazione sociale, ma il mondo cristiano, soprattutto i leader politici e religiosi, continuando ormai da anni a illudersi, e a spingere i fedeli a illudersi, che si tratti sempre ed esclusivamente di pochi fanatici, hanno permesso che si formasse nell’aria una generale percezione di «debolezza» del cristianesimo. Anzi, se vogliamo davvero guardarci in faccia, dobbiamo chiamare col suo vero nome tanto il comportamento dei cristiani quanto ciò che i musulmani ne pensano: è ormai più una tradizione culturale che non una vera fede religiosa.
Non sono le migliaia di turisti in piazza San Pietro a dare il polso della fede cristiana; non sono le funzioni natalizie gremite di fedeli a proclamare la religiosità dell’Europa. Quello che conta è il vissuto quotidiano, e questo vissuto è lontanissimo dal Vangelo, almeno a livello delle leggi e delle classi direttive. Chi è che difende davvero il cristianesimo? A forza di «dialogo» non si sa più che cosa sia quello che ha detto Gesù; e senza Gesù - questo i musulmani lo sanno bene - sarà sufficiente dare qualche buona spallata qua e là, e il cristianesimo sarà ridotto presto all’angolo. Un bell’angolo di buone maniere, in cui tutti si vogliono bene, ma angolo.
Questo «volersi tutti bene» è ciò che pensano e che vogliono i leader, tutti protesi alla mondializzazione e, di conseguenza, all’omogeneizzazione dei costumi, delle religioni, dei popoli. Ma non lo pensano i credenti. Non lo pensano perché non vogliono rinunciare ad essere e a sentirsi «uomini», con la propria intelligenza, la propria storia, la propria fede, la propria volontà.
Dobbiamo davvero starci zitti nel vedere uccidere a tradimento cristiani innocenti che escono da una chiesa? Il governo egiziano afferma che si tratta di estremisti stranieri. Sarà pur vero, ma non esistono controlli ai confini dell’Egitto? In ogni caso, cosa intende fare da oggi per tutelare l’incolumità dei cristiani? Il problema, poi, esiste ormai in ogni Paese dove la maggioranza musulmana non tollera la presenza di cristiani: in Africa come in Oriente... La culla del cristianesimo è l’Europa. Per quanto esistano cristiani in tutti i continenti, è qui che si deve studiare una strategia e mettere a punto i mezzi per permettere ai cristiani di vivere la propria fede senza timore fisico, ma anche con la sicurezza intellettuale e morale della bellezza della propria fede. In che modo? Certamente i politici, se vogliono, possono trovare le soluzioni più adeguate, tanto a livello diplomatico quanto a livello militare per i diversi contesti, e non siamo noi a potergliele suggerire. Ma c’è un aspetto, forse il più importante, nel quale, invece, è l’opinione pubblica quella che conta. Questa deve essere aiutata ad esprimersi senza remore di nessun genere, senza la censura del politicamente corretto, visto che ai cristiani è stato comandato: «La vostra parola sia: sì, sì, no, no». Dobbiamo discutere di Gesù di Nazaret, di ciò che ha detto e che ha fatto, non di Antico Testamento, di Padre Pio o dei Papi, per sapere se vogliamo difendere la religione cristiana nella sua essenza e nella sua attualità.
Soltanto se ci sarà una forte presa di posizione nei confronti del cristianesimo da parte dell’opinione pubblica europea e mondiale, sarà possibile mettere in atto gli strumenti politici per tutelare i cristiani in pericolo. Sappiamo già che l’Europa è contro questa strategia (abbiamo commentato pochi giorni fa il Diario europeo privo del Natale), ma questo atteggiamento ha potuto attecchire perché è stata propinata la «sottomissione» alla verità altrui fino alla nausea. Dare ragione agli altri è troppo facile.
Ida Magli, su "il Giornale" 2 gennaio 2011
3 commenti:
mi ha colpito la reazione del Papa e l'indizione dei una giornata di preghiera di tutte le religioni, che diventa una "Assisi 2"... col rischio di continuare a veicolare, soprattutto nei semplici, un sincretismo relativista.
Non sarebbe molto più cristiano e indice di Fede certa nel Signore, Unico Salvatore, indire la celebrazione Eucaristica, Actio di Cristo Signore, in S. Pietro, promuovendola inoltre in ogni diocesi del mondo, sia in suffragio dei martiri che per le violenze sui cristiani nel mondo, che stanno diventando sempre più frequenti e diffuse?
se Pietro non conferma i fedeli del Gregge nella vera Fede in Gesù Crocifisso per la salvezza del mondo, chi dovrà mai dovrà farlo al posto suo ? chi potrà essere al posto suo "sale della terra" e "luce del mondo", dal momento che il Vicario stesso di Cristo decide di nascondere la lucerna della vera Fede, temendo che annunciare Gesù significhi minare la pace ?
dopo che Gesù ha detto:
"Vi lascio la MIA PACE, vi dò la MIA PACE; NON come la dà il mondo, IO LA DO' A VOI",
perchè il Papa, capo visibile della Chiesa Cattolica e pastore universale di tutti gli uomini (cristiani e non), luce e guida umana che richiama tutto il mondo a conoscere l'Unico Vero Dio Trinitario, svelatosi in Gesù Cristo, Verbo Eterno del Padre, Luce da Luce, Dio fatto Uomo, e dovrebbe chiamare a conoscerLo e adorarLo come l'Atteso da tutte le genti, PERCHE' non lo fa, e si nasconde in posizione paritaria (?) e rispettosa (?) in mezzo agli adoratori di dèi falsi e bugiardi ? (come fece il suo predecessore....) ?
Se Gesù Cristo non viene annunciato quale Unico Salvatore dal suo Vicario, pastore supremo, Capo visibile della Chiesa di Cristo, a tutti i popoli, come Gesù stesso ha comandato a Pietro, a tutti i "Pietro" della storia,
da CHI altro mai potrà Egli essere annunciato, conosciuto e adorato quale Unico Vero Dio Salvatore ?
Forse il taglio che Benedetto XVI vorrà dare alla preghiera di Assisi sarà diverso da quello del suo predecessore; ma ci vorrà molta chiarezza e fermezza per escludere il rischio che il 'messaggio' veicolato sia di sincretismo relativista.
De resto così scriveva il card Ratzinger in Fede, verità, tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo, Cantagalli, Siena, 2003, pag. 114:
...3. L’avvenimento deve svolgersi nel suo complesso in modo tale che la falsa interpretazione relativistica di fede e preghiera non vi trovi alcun appiglio. Questo criterio non riguarda solo chi è cristiano, che non dovrebbe essere indotto in errore, ma alla stessa stregua anche chi non è cristiano, il quale non deve avere l’impressione dell’interscambiabilità delle “religioni” e che la professione fondamentale della fede cristiana sia di importanza secondaria e dunque surrogabile. Per evitare tale errore bisogna pure che la fede dei cristiani nell’unicità di Dio e in quella di Gesù Cristo, il Redentore di tutti gli uomini, non sia offuscata davanti a chi non è cristiano.
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