Nei giorni scorsi è partito il fuoco di sbarramento sull’immigrazione, perché ora dobbiamo accogliere tutti gli immigrati libici dal momento che scappano dalla guerra, mettendo così in difficoltà la linea dura del ministro dell’Interno. Poi l’indagine della magistratura sul caso SeaWatch e due giorni fa l’inchiesta per corruzione riguardante Armando Siri. Il tutto nel bel mezzo della campagna elettorale per le elezioni europee del 26 maggio. Le danze sono dunque iniziate sempre sotto la stessa musica. Salvini stava andando troppo forte e si è messo in moto l’intero establishment per fermarlo.
Ieri l’ultima mazzata, ma stavolta proveniente da un insospettabile. Si è scomodato addirittura il Presidente della Repubblica, che in una intervista rilasciata alla rivista francese Politique Internationale ha espresso il concetto che “il vento del sovranismo non minaccerà l’esistenza dell’Ue”. A noi non importa quale sia il pensiero di Mattarella sul sovranismo, bensì il fatto se possa o meno dire una cosa del genere.
Il Presidente della Repubblica esercita le sue funzioni quale organo super partes, cioè non può prendere una posizione che avvantaggi l’una o l’altra forza partitica, questa o quella dottrina politica. Ma con quella intervista ha preso posizione per una parte contro un’altra. Vediamo perché.
Le vicissitudini della politica sono tante e mutano al mutare della storia. Negli ultimi anni si è assistito al superamento delle categorie politiche di “destra” e “sinistra” che hanno lasciato il posto alle nuove categorie di “sovranismo” ed “europeismo” (come forma europea del globalismo). E’ un dato di fatto ormai sotto gli occhi di tutti e che non si può far finta di non vedere.
Ma se la politica muta, il ruolo del capo dello Stato – quantomeno in quello che riguarda la sua imparzialità rispetto alle forze in gioco – non può mutare, egli deve sempre restare arbitro al di sopra delle parti. Insomma, non può scendere in campo a sostegno (ieri) della destra o della sinistra, oggi dell’europeismo o del sovranismo.
Eppure, nel caso di Mattarella, sembra non essere così. E’come se, negli Anni Sessanta, Saragat avesse detto che il comunismo non prenderà mai piede in Italia. La sinistra parlamentare ne avrebbe chiesto immediatamente la messa in stato di accusa. Altri tempi, altri uomini, altre sensibilità costituzionali. Ma il dato di fatto saliente resta: il capo dello Stato non può assumere pubblicamente – ieri come oggi – posizioni politiche nette, soprattutto in campagna elettorale.
Il sovranismo è nuova dottrina politica di pace che mira al ritorno sulla scena politica internazionale degli Stati nazionali, senza per questo negare l’idea dell’Europa. Tanto la Lega quanto Fratelli d’Italia sono oggi partiti sovranisti. Attaccare così apertamente il sovranismo significa attaccare due forze politiche, proprio all’ inizio di una campagna elettorale che vede entrambe in forte crescita.
Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero del 20 aprile 2019.