sabato 20 aprile 2019

Parlare sempre di migranti per cancellare Dio anche a Pasqua

"Ma almeno nella Settimana Santa potrebbero parlarci di Gesù Cristo? O chiediamo troppo al Vaticano e a Bergoglio? Non so se oltretevere ci siano ancora cattolici (a parte Benedetto XVI e pochi altri), ma in fin dei conti la ragion d’essere della Chiesa è solo questa e la gente comune ha un desiderio infinito di ascoltare uomini di Dio che parlano di Gesù, del senso della vita e dell’eternità.
Per discettare di clima e ambiente c’è già Greta Thunberg con i suoi seguaci, non c’è bisogno di Bergoglio che, se ci credesse, metterebbe in guardia dalle fiamme dell’Inferno più che dal riscaldamento globale.
Possibile che nella Chiesa sia stata completamente spazzata via la Passione di Cristo che si consegna al massacro per amore nostro, che “si svenerà per voi” come recita un antico canto polifonico, e che risorge, sconfiggendo il male e la morte, aprendo così agli uomini la vita eterna? Quante volte sentite Bergoglio parlare di resurrezione, di eternità, di Inferno, Purgatorio e Paradiso? 

Da quando è iniziata la sua stravagante epoca sudamericana (alla messa d’inaugurazione parlò di ambiente), Gesù è diventato il Grande Misconosciuto, ma ancora di più il silenzio assoluto ha riguardato la vita eterna e il mistero di Dio. Gesù viene ancora, saltuariamente, rammentato, ma solo come pretesto per parlare di migranti. 

A Natale ci hanno raccontato che Gesù era migrante (anche se non è affatto vero), così – invece della nascita del Figlio di Dio – sono stati celebrati i barconi.&nbsp

Nella Settimana Santa ecco di nuovo il pretesto della Passione di Cristo per parlare – come al solito – di migranti. Il card. Bassetti, bergogliano presidente della Cei, perfino nella liturgia del giovedì santo ha voluto ripetere le solite baggianate farlocche (“I migranti non sono un problema, sono una risorsa”). 

Nella Via Crucis del Colosseo, quella con la presenza di Bergoglio, c’informa “Repubblica”, le diverse “meditazioni contestano porti chiusi e lager dei migranti”. È chiaro che nella Passione di Cristo è compreso tutto il dolore degli uomini, ma anzitutto, almeno di Venerdì Santo, si dovrebbe parlare di lui, perché per parlare di migranti Bergoglio usa già gli altri 364 giorni dell’anno. 

Se poi vogliamo proprio parlare di atrocità ci sarebbero le sofferenze dei cristiani perseguitati che però il Vaticano di Bergoglio non ama considerare perché i persecutori sono spesso i regimi dei “fratelli” islamici o quelli comunisti come la Cina che Bergoglio vuole compiacere ad ogni costo (gli ha praticamente consegnato la Chiesa cinese).

Oppure ci sarebbe da parlare dell’attacco alla vita, a cominciare da quella dei “non nati” (molti milioni ogni anno), ma questo non è un tema politicamente corretto, quindi il Vaticano se ne guarda. D’altronde la questione migranti è del tutto fuori tempo, perché oggi – chi ha a cuore la loro vita – dovrebbe solo rallegrarsi per la fine delle stragi in mare. 

Tuttavia non lo fa per non riconoscere i meriti del ministro dell’Interno. La Chiesa africana considera una sciagura la partenza di tante energie giovani verso l’Europa. Come ha spiegato il card. Robert Sarah, africano: “La Chiesa non può collaborare con la nuova forma di schiavismo che è diventata la migrazione di massa. Se l’Occidente continua per questa via funesta esiste un grande rischio – a causa della denatalità – che esso scompaia, invaso dagli stranieri, come Roma fu invasa dai barbari. Parlo da africano. Il mio paese è in maggioranza musulmano. Credo di sapere di cosa parlo”. 

Il cardinale ha anche aggiunto:“Come un albero, ciascuno ha il suo suolo, il suo ambiente in cui può crescere perfettamente. Meglio aiutare le persone a realizzarsi nelle loro culture piuttosto che incoraggiarle a venire in un’Europa in piena decadenza. È una falsa esegesi quella che utilizza la Parola di Dio per valorizzare la migrazione. Dio non ha mai voluto questi strappi”. 

Proprio il card. Sarah, grande uomo di Dio, ha spiegato mille volte che la più grande carità verso gli uomini è donare loro Dio, l’annuncio cristiano, ed è questo il compito della Chiesa. Ma la chiesa progressista ha accantonato Dio e si occupa solo di politica, schiacciata sui temi della Sinistra. Bergoglio è in campagna elettorale permanente. 

La cancellazione di Dio dalla scena pubblica, di cui ha drammaticamente parlato Benedetto XVI nel suo ultimo intervento, sta avvenendo anzitutto ad opera di coloro che – per mestiere, se non per missione – dovrebbero parlare al mondo di Cristo e dell’eternità. Lo ha detto con dolore lo stesso papa Benedetto: “Anche noi cristiani e sacerdoti preferiamo non parlare di Dio… Dio è divenuto fatto privato di una minoranza”. 

Eppure gli uomini hanno uno struggente bisogno di ritrovare il senso della vita, di vedere una salvezza e guardano alla Chiesa come nei giorni scorsi, commossi, durante l’incendio della grande cattedrale di Notre Dame. C’è fame e sete di Dio, ma chi dovrebbe sfamare e dissetare l’umanità è tarantolato dalla politica, dal fanatismo ambientalista e migrazionista e ha dimenticato Dio. Eppure nulla come il volto di Cristo arriva al cuore. Come scriveva George Bernanos: “Verrà un giorno in cui gli uomini non potranno pronunciare il nome di Gesù senza piangere”. Siamo molto vicini a quel giorno". 
Antonio Socci Da “Libero”, 20 aprile 2019

4 commenti:

Anonimo ha detto...

https://www.maurizioblondet.it/golpe-praticamente-in-diretta/

Anonimo ha detto...

Cristiani crocifissi in Irak e Siria. Forse i nuovi crocifissi sono loro. Sono morti nel dolore, dopo aver visto le loro donne profanate e i loro bambini uccisi. Il numero dei Cristiani uccisi nel 2018 è circa 3000. Non contiamo i feriti , i massacrati, quelli e quelle rimasti vivi dopo essere stati castrati o accecati, dopo aver subito stupri. Morti nel mediterraneo nel 2018 sono 2000. Netta diminuzione da quando i porti sono chiusi. Quindi nelle omelie e nelle Vie Crucis, prima si ricordano i cristiani, poi se avanza tempo, ci occupiamo di altro. Perché sono responsabile io dei morti in Mediterraneo e non la Libia, la Tunisia o il Marocco? C’è qualche motivo per considerare gli abitanti della Tunisia e del Marocco irresponsabili o meno capaci degli europei, meno compassionevoli? La Libia anche se destabilizzata da Francia e Usa, resta comunque una nazione. Quindi la priorità ora è occuparci dei fratelli cristiani. Degli africani che naufragano nel Mediterraneo si occuperanno quelli più vicini: i loro fratelli africani della costa sud del mediterraneo, salvandoli e portandoli in Tunisia. O Marocco o Libia. Che sono Nazioni, si sono orgogliosamente conquistate l’indipendenza dal colonialismo, hanno un seggio ONU, e sono perfettamente in grado di svolgere attività di salvataggio. Inoltre il flusso migratorio si arresterebbe. E se il gruppo etnico più attaccato è quello dei cristiani, perché a loro è dedicata solo una frase molto neutra e qualsiasi?
(Silvana De Mari)

Anonimo ha detto...

La maggior parte dei paesi africani sono ricchissimi di materie prime di qualsiasi genere. Vengono derubati dai loro governanti o pa paesi occidentali Francia prima di tutti. A noi raccontano la favola che dobbiamo aiutarli mentre in realtà siamo più poveri di loro ma più industriosi. Gli sceicchi arabi investono immensi capitali per invaderci invece di investirli profiquamente nel loro continente

Chi ci salva da certi giudici? ha detto...

Per la Cassazione un migrante se si professa perseguitato in famiglia, magari perché gay va accolto in Italia. Ma è un incubo o una farsa? Chiunque potrà dirsi perseguitato domestico e noi dovremo accoglierlo. Passaporto diplomatico per i gay e reddito di omocittadinanza.
Marcello Veneziani