venerdì 14 giugno 2019

Quella terna tra Roma e Bruxelles

Un, due, Tria. Tra i grillini e i leghisti in campo c’è una terna arbitrale gradita al Quirinale e a Bruxelles. L’arbitro è l’Avvocato, professor Giuseppe Conte da Volturara Appula, i segnalinee sono il ragionier Filini in arte Giovanni Tria e il segnaposto-ombra Enzo Moavero Milanesi. È il Trio Carbone del governo e dovrebbe servire a eliminare i molesti gonfiori intestinali della Commissione europea. È la zona grigia tra il governo italiano e la commissione europea, il cuscinetto a tre punte in mezzo ai due; la piccola azienda artigianale in cui si rattoppano e si modificano i prototipi, adattandoli alla sagoma del cliente. Sono i tre stranieri della nazionale di governo, tre tecnici con permesso temporaneo di soggiorno, tre marziani spopulisti che non stanno né di là né di qua, e che nella mitologia governativa rappresentano le Parche del Compromesso.

Il professor avvocato Conte gode di un reddito di presidenza, variante del reddito di cittadinanza, un sussidio percepito anche senza svolgere la sua mansione. Ma lui sceneggia bene il ruolo di premier, sarà un figurante ma fa la sua figura. Non essendo né il padre del governo né il figlio del movimento grillino o del partito leghista, l’ho definito manzonianamente il Conte Zio. Anche anagraficamente ai due leader di governo lui non potrebbe essere padre e non è coetaneo, ma solo Zio. Il Conte Zio appare nei Promessi sposi come attore non protagonista, perché gli sposi sono loro, Renzo Salvini e Lucia Di Maio. “Il conte zio, togato, e uno degli anziani del consiglio, vi godeva un certo credito – spiega Manzoni – Il suo prestigio era aumentato dopo un viaggio all’estero”, non a Bruxelles ma a Madrid. Diplomatico, prudente, scaltro, un po’ inconsistente “come quelle scatole…con su certe parole arabe e dentro non c’è nulla”. Era zio di due personaggi del romanzo, don Rodrigo e il conte Attilio, non sappiamo chi dei due sia Matteo e chi Luigino. Gli auguriamo di non finire come il Conte Zio manzoniano con la peste. Ma lui si barcamena con discreta furbizia tra i due committenti di governo e gli inquilini del piano di sopra (il Colle e la Ue). Ha imparato pure a simulare astuti penultimatum e a fingere che se non si fa come lui dice, se ne va, li molla.
Poi c’è il segnalinee Tria. Per lungo tempo il sardonico economista ha avuto la funzione di far sparire il coniglio dal cilindro di governo. Di Maio proponeva, Salvini disponeva e lui riponeva. Voluto da Mattarella al posto di Savona, Tria ha qualcosa di fantozziano. Lenti spesse come il rag. Filini, che pure a lui scendono sul naso, sguardo spaesato, passo incerto, look impiegatizio da dopolavoro aziendale. Tria non si oppone mai apertamente ai provvedimenti annunciati, si limita a farli sparire, a posporli, a frenarli, a neutralizzarli. Rassicura i giocatori che si faranno, ma poi aggiunge sempre a mezza voce una frasetta, una postilla, buttata là bisbigliando e vanifica il tutto, come quelle clausole infami in corpo minimo in fondo ai contratti: lo faremo senz’altro, ma quando avremo i soldi, oppure quando avremo i conti a posto, oppure senza modificare il bilancio, o ancora, a costo zero, quando l’Europa sarà d’accordo o quando la Raggi pulirà Roma. Insomma mai.
La gag si ripete all’infinito. Ricomincio da Tria. La presenza di Tria al governo è ironica, l’atteggiamento pubblico è sornione e beffardo con un sorriso interiore che lievemente s’affaccia sul suo volto. Quando parla si capisce che sta raggirando qualcuno, e quel qualcuno sta al governo, sta nella massa degli elettori, sta nelle cabine di comando europee. Si capisce che non crede affatto alla bontà e alla realizzabilità del programma dei grillo-leghisti ma anziché prenderli di petto li prende per i fondelli. Non escludo che a volte abbia ragione lui, il Ministro dell’Affossamento, con delega ai sabotaggi e alla castrazione chimica dei decreti economici. Lui è il cavallo di Tria dell’Establishment, del Quirinale, dell’Europa. Che è poi il terzo partito invisibile al governo, con almeno tre ministeri.
Il terzo ministero, anzi il terzo uomo, segnalinee invisibile, è uno strano drone lasciato alla Farnesina dai tecnici: viene da Monti, da Prodi, da Letta, ha un bel curriculum economico-professionale, una sola volta candidato alle politiche, bocciato dagli elettori, con Scelta cinica del sullodato Monti. Di lui agli Esteri non risulta pervenuta alcuna notizia, la scientifica sta cercando di trovare qualche traccia, qualche impronta che attesti il suo coinvolgimento. Forse lavora direttamente presso le altre ambasciate o fa il ministro di notte, al buio, quando non lo importuna nessuno. Di lui non resta memorabile nulla come ministro eccetto due cose marginali: l’inquietante sorriso senza sorriso, con una dentatura aggressiva e lasca, il cui morso potrebbe essere usato per punzonare i pacchi spediti all’estero e l’eroico antifascismo mobiliare, perché respinse dal suo ministero una scrivania che sarebbe appartenuta a Mussolini. E lo fece professandosi antifascista. Perché, sapete, le scrivanie di marca fascista sono una minaccia alla democrazia, un pericolo per l’Europa, bisogna respingerle… Se si organizzano con gli armadi e le sedie, rischiano di marciare su Roma… Benché abbia due cognomi, Moavero Milanesinon ha un nome riconosciuto. Scrive lettere anonime all’Europa e gli rispondono facendo denuncia contro ignoti.
Omnia tria sunt perfecta, dicevano i latini e un mio compagno di scuola traduceva “in ogni treno c’è un prefetto”. Ma questa è la terna arbitrale che ci tocca, il trio lescano per cantarle all’Europa, la cinghia di trasmissione con l’UE, il Quirinale e l’Establishment. Non so se siano un bene, un male, un nulla. Ma mi incuriosisce vedere come andrà a finire, cosa faranno in caso di crisi o caduta del governo in carica. Se si ricicleranno altrove, se fuggiranno all’estero o se verranno riposti nelle apposite custodie.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

https://tv.liberoquotidiano.it/video/politica/13473257/paolo-savona-debito-200-per-cento-possibile-fiducia-risparmio.html

Anonimo ha detto...

https://www.corriere.it/politica/19_giugno_14/bagnai-riformare-bankitalia-modello-bundesbank-7cbaf792-8ed3-11e9-aefd-b9bfecbb01f9.shtml

Affari italiani ha detto...

L'Europa minaccia. Attacca. Sanziona. Giudica. Colpisce. Non c'è niente da fare, il voto del 26 maggio del popolo italiano è stato del tutto inutile. Quanto sta accadendo in questi giorni con le trattative tra il ministro dell'Economia Giovanni Tria e Bruxelles (Commissione ed Eurogruppo nelle specifico) dimostra che per il nostro Paese non esistono margini: o obbidisce, mette la coda in mezzo alle gambe e se ne ritorna a Roma oppure sono solo bastonate.

Fa niente se la Francia sfora tranquillamente il 3% e se la Germania ha da anni un surplus commerciale fuori norma ma che nessuno sanziona, l'unico Paese da mettere nell'angolo e dietro la lavagna è l'Italia. Il 29 maggio del 2018 il commissario al Bilancio Gunther Oettinger lo aveva detto: "I mercati insegnaranno agli italiano a votare" (una dichiarazione degna del Quarto Reich che secondo alcuni sta nascendo attorno a questa Ue). E infatti quelle parole si stanno puntualmente confermando.

Il 4 marzo 2018 e il 26 maggio 2019 gli italiani hanno votato male - secondo i burocrati di Bruxelles - e quindi vanno puniti. E non facciamoci illusioni, con la nuova Commissione non cambierà un bel niente. Ci saranno volti nuovi ma a dettare le carte saranno sempre la Merkel (e poi verrà il suo clone, la Kramp-Karrenbauer), il numero uno dei sovranisti Macron (l'amico del Pd che fa la morale all'Italia e che poi lascia morire una migrante incinta a Bardonecchia pur di non farla entrare in Francia), l'Austria, i Paesi dell'Est e del Nord Europa e il paradiso fiscale Lussembrugo.

E' inutile che Di Maio e Salvini cerchino il dialogo e il compromesso senza però cedere. O capitolano e si inginocchiano (d'altronde l'Europa ci vuole schiavi) o prendono il coraggio a due mani e salutano la Bce, le regole assurde che valgono solo per noi e l'austerità dell'Unione europea che - non va dimenticato - ha portato centinaia se non migliaia di morti di povertà e fame in Grecia, anche per colpa del traditore del popolo Tsipras che ha accettato i diktat di Berlino e Bruxelles. Non c'è mediazione, o dentro o fuori.

Anonimo ha detto...

TOGHE SPORCHE: POSSIBILE CHE MATTARELLA NON NE SAPESSE NULLA?

Li hanno beccati con le mani nella marmellata. Ma visto che sono giudici, allora si possono pure leccare le dita. Da quando la politica ha abdicato di fronte alla magistratura, correva l’anno 1992, siamo costretti a fare i conti con la vera casta, quella dei giudici. Impunita e, col beneficio del dubbio, anche corrotta.

E’ il caso dello scandalo che ha colpito l’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara, indagato per corruzione dalla Procura di Perugia.

Secondo le ricostruzioni di questi giorni, Palamara – unitamente ad alcuni membri del Consiglio Superiore della Magistratura, seppur a vario titolo – si sarebbe interessato alla nomina “pilotata” delle procure rimaste vacanti, tra cui la scelta del successore di Giuseppe Pignatone alla Procura di Roma.

Ad un incontro segreto avvenuto la sera del 9 maggio in un albergo a Roma vi avrebbe partecipato anche Luca Lotti, renziano di ferro ed ex ministro dello sport del governo Renzi, indagato proprio dalla Procura di Roma sul caso Consip.

Nel documento in cui viene comunicato l’avvio dell’azione disciplinare nei confronti dei cinque consiglieri del CSM coinvolti (Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Luigi Spina), il Procuratore della Cassazione Riccardo Fuzio definisce la riunione del 9 maggio “perfettamente programmata”, adducendo che la volontà di Lotti “abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura deputato a sostenere l’accusa nei suoi confronti”.

Un bel casino che ha portato alle dimissioni di Palamara (da membro dell’ANM) e all’autosospensione dei consiglieri del CSM a vario titolo coinvolti, tre dei quali si sono anche dimessi (Spina, Lepre e Morlini).

Una domanda ci pare lecita, possibile che Mattarella non ne sapesse nulla? Il Presidente della Repubblica, stando al dettato costituzionale, presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, anche se è un ruol formale visto che le funzioni effettive spettano al vice-presidente, in questo caso David Ermini (in quota Pd), quello a cui Lotti avrebbe voluto dare “un messaggio forte”.

Di fronte allo scandalo, il Presidente della Repubblica ha chiesto – dopo quasi un mese - di tenere elezioni suppletive per il 6 e 7 ottobre dei consiglieri del CSM dimissionari, ma si tratta di una soluzione talmente blanda da far passare ancora una volta il messaggio di una casta che tenta di auto-proteggersi e di farla franca.

Il Capo dello Stato usa il pugno di ferro quando si tratta di porre il veto (illegittimo, del resto) alla nomina di eventuali ministri dell’economia che in passato si erano permessi di criticare l’euro, mentre cerca di risolvere con elezioni suppletive la corruzione che dilaga tra le toghe più alte?
Si pensi a come il problema “corruzione” sia affrontato in modo differente tra politica e magistratura.

E’ bastato un avviso di garanzia ad Armando Siri (neppure rinviato a giudizio) che un terribile fuoco di sbarramento lo ha costretto alle dimissioni, mentre di fronte al “caso Palamara” si tenta di risolvere il tutto con parziali elezioni suppletive.

Anonimo ha detto...

...segue

Ricordiamo alcune cose. Sergio Mattarella fu eletto Presidente della Repubblica nel gennaio 2015 su decisione dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi, e ciò produsse la fine del Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi.
Mattarella, che nel corso della Seconda Repubblica ha fatto parte dei governi di centrosinistra (vicepresidente del consiglio del governo D’Alema I e ministro della difesa del governo D’Alema II), non è proprio un personaggio di primo pelo.

Egli poteva rappresentare, quantomeno nelle intenzioni di chi ne ha voluto l’elezione al Colle, una garanzia nei confronti di determinati equilibri non solo politici, ma anche nell’ambito dell’ordinamento giudiziario.
Congetture le nostre? Può darsi, ma il dubbio resta.

Pensare di cavarsela indicendo elezioni suppletive limitate ai membri dimissionari del CSM, è l’ennesimo tentativo di coprire un problema di fondo che regna nel nostro Paese da quasi trent’anni: lo strapotere dell’ordine giudiziario, che dagli anni Novanta in poi ha cercato illegittimamente determinato alcune fasi del processo democratico del Paese.

A questo punto viene seriamente da chiedersi se sia ancora opportuno tenere in vita il CSM, organo di autogoverno della magistratura costituzionalizzato nel 1946-1948, che avrebbe dovuto garantire l’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario dopo il ventennio fascista.
Ne prendemmo le orme dall’esperienza giuridica napoleonica, ma non per questo dobbiamo necessariamente continuare sulla stessa strada se ci rendiamo conto che è quella sbagliata. In Germania, ad esempio, non esiste un Consiglio Superiore della Magistratura, ma nessuno ha mai messo in dubbio l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati tedeschi. Solo che in Germania i giudici fanno i giudici e non i politici.

L’unica vera riforma del CSM sarebbe quello di abrogarlo, ovviamente modificando la Costituzione, proponendo al contempo radicale riforma della giustizia.
Un organo di autogoverno, sostanzialmente immune come il CSM, porta i magistrati stessi ad auto-proteggersi attraverso forme di associazionismo sindacale che vede nell’Associazione Nazionale Magistrati quella più influente, non solo all’interno dell’ordine, ma anche nei rapporti con la politica.

Sul punto, l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga aveva le idee chiare:
“La battaglia contro la magistratura è stata perduta quando abbiamo abrogato le immunità parlamentari che esistono in tutto il mondo, e quando Mastella – da me avvertito – si è abbassato i pantaloni scrivendo sotto dettatura di quella associazione, tra sovversiva e di stampo mafioso, che è l’Associazione Nazionale Magistrati”.

Fino a quando continueremo a tenere abbassati i pantaloni?

(Paolo Becchi e Giuseppe Palma oggi su Libero quotidiano)

Affari italiani ha detto...

Per l'Europa siamo schiavi. Non c'è mediazione: ci pieghiamo o ce ne andiamo.

L'Europa minaccia. Attacca. Sanziona. Giudica. Colpisce. Non c'è niente da fare, il voto del 26 maggio del popolo italiano è stato del tutto inutile. Quanto sta accadendo in questi giorni con le trattative tra il ministro dell'Economia Giovanni Tria e Bruxelles (Commissione ed Eurogruppo nelle specifico) dimostra che per il nostro Paese non esistono margini: o obbidisce, mette la coda in mezzo alle gambe e se ne ritorna a Roma oppure sono solo bastonate.

Fa niente se la Francia sfora tranquillamente il 3% e se la Germania ha da anni un surplus commerciale fuori norma ma che nessuno sanziona, l'unico Paese da mettere nell'angolo e dietro la lavagna è l'Italia. Il 29 maggio del 2018 il commissario al Bilancio Gunther Oettinger lo aveva detto: "I mercati insegnaranno agli italiano a votare" (una dichiarazione degna del Quarto Reich che secondo alcuni sta nascendo attorno a questa Ue). E infatti quelle parole si stanno puntualmente confermando.

Il 4 marzo 2018 e il 26 maggio 2019 gli italiani hanno votato male - secondo i burocrati di Bruxelles - e quindi vanno puniti. E non facciamoci illusioni, con la nuova Commissione non cambierà un bel niente. Ci saranno volti nuovi ma a dettare le carte saranno sempre la Merkel (e poi verrà il suo clone, la Kramp-Karrenbauer), il numero uno dei sovranisti Macron (l'amico del Pd che fa la morale all'Italia e che poi lascia morire una migrante incinta a Bardonecchia pur di non farla entrare in Francia), l'Austria, i Paesi dell'Est e del Nord Europa e il paradiso fiscale Lussembrugo.

E' inutile che Di Maio e Salvini cerchino il dialogo e il compromesso senza però cedere. O capitolano e si inginocchiano (d'altronde l'Europa ci vuole schiavi) o prendono il coraggio a due mani e salutano la Bce, le regole assurde che valgono solo per noi e l'austerità dell'Unione europea che - non va dimenticato - ha portato centinaia se non migliaia di morti di povertà e fame in Grecia, anche per colpa del traditore del popolo Tsipras che ha accettato i diktat di Berlino e Bruxelles. Non c'è mediazione, o dentro o fuori.

Anonimo ha detto...

.... A parte i mali storici, la quantità impressionante di reati impuniti, le lungaggini dei processi, gli intrecci con la politica, il protagonismo malato dei magistrati e la loro sete di vetrina, non solo politica e mediatica ma anche letteraria e cinematografica, potremmo riassumerli in alcuni filoni:

1) I delinquenti faticosamente arrestati dalle forze dell’ordine e rimessi in libertà da magistrati indulgenti; 2) la preferenza nel garantire i delinquenti più che le loro vittime, soprattutto nei casi di legittima difesa; 3) l’indulgenza verso l’immigrazione clandestina, le espulsioni e l’illegalità praticata; 4) la riconversione penale del politically correct, usato con accanimento fazioso e ideologico, fino a colpire i reati d’opinione, in cui la giustizia italiana si è allineata alla giustizia europea; 5) l’interpretazione spesso ideologica delle leggi del parlamento al punto da snaturarne il senso, forzarne la portata e deviarne l’effetto; 6) l’attivismo giudiziario in campagna elettorale per pilotare i consensi; 7) La disparità di sentenza nel giudicare reati analoghi commessi dai politici per cui in certi casi il falso in bilancio o il finanziamento è reato da galera in altri no, in certi casi il malaffare è aggravato dell’accusa di associazione mafiosa in altri analoghi no, in alcuni casi “non può non sapere” e in altri si; 8) l’ingerenza sull’azione di governo, soprattutto in tema di migranti, per intralciare, interdire, punire gli atti non conformi al loro credo ideologico, fino al paradosso di incriminare il ministro dell’interno che tenta di far osservare il dettato costituzionale di salvaguardare i confini nazionali.

Potrei continuare ma in sintesi è avvenuto questo: si è passati dall’autonomia del potere giudiziario, prevista dalla Costituzione e necessaria in uno Stato di diritto, alla prevaricazione del potere giudiziario sul potere legislativo (interpretando e forzando le leggi, anzi facendo giurisprudenza sul campo) e sul potere esecutivo (condizionando e inibendo l’azione di governo in molti casi cruciali). Una prevaricazione che ha colpito altri settori vitali e altre istituzioni cruciali del paese (come il lavoro spesso vanificato delle forze dell’ordine). Naturalmente mai fare di ogni erba un fascio, ci sono ottimi magistrati, gente che fa il proprio dovere. Però il discredito grave della magistratura colpisce al cuore lo Stato, il senso dello Stato e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Ancor più che i politici. E non c’è nessun organo all’infuori della stessa magistratura che possa punire i colpevoli. Una tragedia.

MV, La Verità 15 giugno 2019

Anonimo ha detto...

Quando uno Stato rinuncia alla sovranità monetaria, rinuncia al suo "esercito".
A Bruxelles non ci sono partner, ma vili aguzzini che usano con noi (e con la Grecia) metodi palesemente antidemocratici.
Un'alleanza con Trump è per noi fondamentale. Saranno gli aguzzini ad essere isolati.
Matteo Salvini negli Usa può salvare il Paese
Giuseppe Palma

Anonimo ha detto...

Domani su Libero io e Becchi vi parleremo di Libra, la nuova moneta virtuale creata da facebook e che sarà operativa dal 2020.
Ci sono aspetti positivi e negativi. Ma un dato è inconfutabile: Draghi si permette di dire "no" ai minibot (che comunque sarebbero garantiti dal Tesoro), ma nulla può contro la decisione di un colosso come facebook di creare una criptovaluta su scala globale. In questo mondo assurdo, le multinazionali hanno preso il posto degli Stati.
Giuseppe Palma

Anonimo ha detto...

Mentre Salvini era negli Stati Uniti, veniva confermato il viaggio di Putin in Italia. Roma sta diventando il ponte tra Washignton e Mosca. L'Italia in questo momento è il centro geopolitico del mondo. Non è l'Italia ad essere isolata. E' l'UE.
https://t.co/0FRN7mek66
Cesare Sacchetti

Anonimo ha detto...

L'Unione europea mente a partire dal suo nome. Non è una "unione" dell'Europa, perché si tratta di un patto tra élite del Nord Europa per sottomettere il Sud Europa. Non è "europea" perché il suo scopo è di sostituire i popoli e la cultura europea con una esterna e nemica.
Cesare Sacchetti

Anonimo ha detto...

Giavazzi e Alesina sul Corriere:" gli altri Paesi dell’Eurozona soddisfano le regole europee." La Spagna, la Francia l'Olanda e la Germania sono anni che violano la regola del deficit e delle partite correnti. Se cercate fake news, le trovate sul Corriere.
https://t.co/zQQn1X047k

Maria Guarini ha detto...

https://scenarieconomici.it/procedura-di-infrazione-caro-presidente-conte-attento-a-non-fare-la-fine-di-kerenskij-di-p-becchi-e-g-palma/

Maria Guarini ha detto...

https://telegra.ph/Paolo-Becchi-Solo-la-Lega-pu%C3%B2-salvare-lItalia-04-17

Anonimo ha detto...

Oramai diventa sempre più chiaro che deve nascere un nuovo Movimento - "di crociata civile" in difesa dell'autentica libertà e dell'autentica autorità - che sia un potente freno alla dissoluzione della società civile e della stessa chiesa cattolica. Io chiamo questo Movimento "Movimento di Rinascita", di cristiani-laici (il corrispondente parallelo civile della reazione tradizionalista e conservatrice a livello religioso) Romano Costantiniano crociato Cristeros Vandeano Insorgente Partigiano - una sorta di Sacro Romano Impero "moderno" all'opposizione dei Poteri dominanti ... poteri - non solo anticristiani - ma soprattutto dissolutori, suicidi, folli, nichilistici (indubbiamente massonici e, in parte, sicuramente satanisti). I poteri nichilisti di oggi sono diretti figli naturali dei totalitarismi nazi-comunisti del XX secolo e - se non fermati in tempo - poteranno alla fine fisica e morale dell'Europa greco-romano-cristiana.