mercoledì 27 novembre 2019

MES L’«avvocato del popolo» dovrà trovarsi un avvocato. Ha tradito il Parlamento già a giugno

Roberto Gualtieri, nel tentativo di difendere il Presidente del Consiglio sul Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità), in realtà lo inguaia. E lo fa in una sede ufficiale, nel corso dell’audizione alle commissioni riunite di Finanze e Politiche Ue tenutasi ieri al Senato.
Gualtieri ha affermato che l’accordo stretto da Giuseppe Conte a Bruxelles a fine giugno “è in coerenza con il mandato parlamentare che la risoluzione gli attribuiva”. Il ministro dell’economia si riferisce alla risoluzione delle Camere del 19 giugno, che però dicono una cosa completamente opposta a quello che ha tentato di far passare il titolare di Via XX Settembre.
Leggiamola questa risoluzione. Il Parlamento impegnava il Governo “a render note alle Camere le proposte di modifica al trattato ESM, elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato” e a “non approvare modifiche che prevedano condizionalità”.
Bene. Invece di informare il Parlamento su quello che stava facendo, Conte ha probabilmente venduto il sì dell’Italia alla riforma del Mes – contro ogni determinazione delle Camere – in cambio della riconferma a Palazzo Chigi nel ribaltone della crisi d’agosto. Se prima v’era un dubbio, ora si ha la quasi certezza. A giugno Conte ha dato l’ok italiano alla riforma del Mes accreditando la sua persona al cospetto della tecnocrazia europea e contro l’interesse nazionale. Quell’impegno, che ora sembra addirittura non più rinegoziabile, spingerà il nostro Paese sotto la mannaia di nuovi meccanismi finanziari distruttivi, nel solo intento di salvare le banche tedesche.
Infatti il Presidente del Consiglio non ha informato il Parlamento della riforma (restrittiva) del Mes, impegnando l’Italia nel percorso di ratifica di un Trattato capestro ben peggiore della precedente versione. In questo Conte ha palesemente violato l’art. 5 della Legge 24 dicembre 2012 n. 234, che al primo comma prevede che “il Governo informa tempestivamente le Camere di ogni iniziativa volta alla conclusione di accordi tra gli Stati membri dell’Unione europea che prevedano l’introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria o comunque producano conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica”.
Ma non solo. Il secondo comma dell’art. 5 prevede che “il Governo assicura che la posizione rappresentata dall’Italia nella fase di negoziazione degli accordi di cui al comma 1 tenga conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere. Nel caso in cui il Governo non abbia potuto conformarsi agli atti di indirizzo, il Presidente del Consiglio dei Ministri o un Ministro da lui delegato riferisce tempestivamente alle Camere, fornendo le appropriate motivazioni della posizione assunta”.
Il Presidente del Consiglio, quindi, non solo non ha rispettato il contenuto della risoluzione del Parlamento, ma ha addirittura avallato la riforma franco-tedesca del Mes senza neppure informare il Parlamento, come dettagliatamente previsto dalla risoluzione parlamentare del 19 giugno. Il Parlamento è stato tradito, e con esso una legge dello Stato.
Conte è peggio di Monti, ma le opposizioni devono ora fare le opposizioni e presentare immediatamente la mozione di sfiducia nei confronti del peggior governo di sempre. 
Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Scenarieconomici.it, 27/11/2019

1 commento:

Anonimo ha detto...

Durissime le parole di Giorgia Meloni:
"Presidente, intervengo per sottoscrivere le parole del collega Borghi e chiedere anche a nome del gruppo di Fratelli d'Italia che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, venga a riferire in Aula immediatamente sulle parole che abbiamo dovuto ascoltare e leggere del Ministro dell'Economia circa la sottoscrizione della riforma del Fondo “salva Stati”. Qui stiamo parlando di una nazione, come l'Italia, che sta versando miliardi per salvare le banche tedesche in vista della Brexit. E se questo deve accadere, vogliamo che il Parlamento sia pienamente disponibile a discutere di una materia così importante. Ancora più importante è che l'Italia sappia se noi abbiamo un Presidente del Consiglio che ha firmato con il sangue degli italiani le cambiali per tenersi seduto sulla poltrona di Presidente del Consiglio. Vogliamo che ce lo venga a dire in quest'Aula, perché siamo ancora una nazione sovrana! Il 9 dicembre saremo a Bruxelles, con tutti i gruppi parlamentari di Fratelli d'Italia, a ribadire che siamo una nazione sovrana che ha un Parlamento nel quale si discutono queste cose".