venerdì 20 marzo 2020

Bertolaso, quando l’autorevolezza è più forte della vanità

Fra i tanti effetti collaterali del coronavirus c’è quello di aver dimostrato quale grande distanza passi tra l’autorità e l’autorevolezza. Tra un’autorità legittima e un’autorità legittimata. Tra l’accettazione di un ordine e la partecipazione a uno sforzo collettivo.
È un fatto che il nostro Paese si sia trovato nell’attuale situazione avendo un governo lontano anni luce dall’orientamento popolare, guidato da una personalità piovuta dal nulla e dimostratosi inadeguato in diversi passaggi cruciali di questa crisi. E di cosa ci sarebbe stato bisogno lo si è percepito chiaramente nelle ultime ore: è bastato che il presidente della Regione Lombardia affidasse una consulenza a Guido Bertolaso per risvegliare un sentimento di fiducia e di speranza che sembrava aver lasciato il passo allo sconforto. E non è poco, perché fiducia e speranza significa affidamento e stimolo nell’esercizio della responsabilità personale.
Sul perché non sia stato il governo nazionale ad avvalersi di una personalità dalle indiscusse capacità nella gestione delle emergenze, ci sono diverse interpretazioni. Un po’ di moralismo d’accatto (anche a sproposito, visto che il Guido nazionale è uscito intonso dalle accuse che gli erano state rivolte), ingenerosità nel non ammettere che all’Aquila è stato compiuto un vero miracolo italiano, calcolo politico nel non lasciare spazio a un uomo ascritto alla parte avversaria.
Probabilmente c’è un po’ di tutto questo, ma non solo. L’impressione è che più di ogni altro fattore abbia pesato la preoccupazione del vertice dell’esecutivo di preservare la sua visibilità dall’irrompere sulla scena di un carisma indiscutibilmente superiore. In un altro frangente l’avremmo capito, ora è più dura da mandare giù. E soprattutto è difficile non pensare che con Bertolaso alla guida dell’emergenza staremmo già un bel pezzo avanti. Non foss’altro che per la capacità di persuadere le persone su cosa è giusto fare. - Fonte

2 commenti:

Adnkronos ha detto...

"Intollerabili i metodi di comunicazione da regime totalitario, utilizzati dal governo per l'emergenza coronavirus: dichiarazioni trasmesse in orari improbabili, con continui ritardi e attraverso la pagina personale di Giuseppe Conte su Facebook, come se in Italia non esistessero le Istituzioni, la televisione di Stato e la stampa". Così Giorgia Meloni, in un post su Facebook, dopo le comunicazioni del premier Giuseppe Conte. "Tutto questo - accusa la leader di Fratelli d'Italia - non fa che peggiorare il senso di insicurezza, ansia e incomprensione da parte di tutti noi. Gli italiani non sanno quali attività saranno aperte e quali chiuse domani, perché nessuno ha visto uno straccio di decreto. Non sanno nemmeno se devono andare al lavoro oppure no, se devono alzare la serranda della propria azienda oppure no". "Ma che metodi sono? Non se ne può più! Chiediamo chiarezza e serietà", conclude Meloni.

Anonimo ha detto...

"Il Parlamento non può e non deve fermarsi, non abbiamo bisogno di un dictator romano, non abbiamo bisogno di uno sceriffo o di un uomo solo al comando, il presidente del consiglio Conte si è assunto la responsabilità politica degli atti amministrativi che ha emanato. Questa responsabilità dovrà essere vagliata." https://www.fondazioneluigieinaudi.it/passato-il-coronavirus-sara-necessaria-commissione-di-inchiesta-su-gestione-emergenza/