“Il Mediterraneo passo dopo passo”: con questa espressione il ministro turco dell’Energia, Fatih Dönmez, in un suo tweet ha annunciato che la nave di ricerca idrocarburi Oruç Reis ha poggiato i cavi sul fondo del mare per scandagliare 1750 km di fondale conteso tra Creta e Cipro.
La lotta per il potere nel Mediterraneo potrebbe spostarsi nei prossimi giorni dalla Libia alle acque orientali di questo mare, dopo che la Turchia ha iniziato nuove operazioni di prospezione con una sua nave di ricerca sismica in un’area marina contesa con i suoi acerrimi nemici, Grecia ed Egitto, in risposta a un accordo sulla demarcazione dei rispettivi confini marittimi stipulato da Atene e Il Cairo la scorsa settimana.
Nel Mediterraneo orientale è in corso una vera e propria guerra energetica tra attori regionali: non più solo tra Turchia, Grecia e Cipro, ma con la presenza di altri paesi come Egitto e Israele.
L’escalation militare rischia di essere inevitabile
Lunedì, 10 agosto, Ankara è ritornata a mostrare i muscoli inviando una nave da ricerca sismica Oruç Reis e cinque navi da guerra in uno specchio di mare conteso a sud della costa turca di Antalya tra Cipro, a est, e Creta, a ovest, dichiarata come propria Zona Economica Esclusiva (ZEE) sia dalla Turchia che dalla Grecia; quest’ultima il 6 agosto ha firmato un accordo di demarcazione marittima con l’Egitto.
La nave da ricerca è accompagnata non solo da navi da guerra turche, ma anche da 11 velivoli come aerei da guerra e droni armati.
In una conferenza stampa, il ministro degli Esteri turco, Çavuşoğlu, ha detto che la Turchia rilascerà nuove licenze per le operazioni di prospezione al confine occidentale di quella area marina che Ankara considera la sua piattaforma continentale e che continuerà a perforare fino al 23 agosto.
La Turkish Petroleum Corporation (TPAO) ha già fatto richiesta di licenze per perforare altri sette giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale, ha fatto sapere la direzione generale delle attività minerarie e petrolifere del ministero dell’Energia turco.
Inoltre, venerdì 7 agosto, con un telex di navigazione, noto come Navtex, la Marina turca aveva avvertito quella greca che avrebbe condotto un’esercitazione militare nei pressi delle acque territoriali rivendicate dai greci.
L’annuncio era arrivato dopo che il presidente Recep Tayyip Erdoğan aveva dichiarato che Ankara avrebbe riavviato le sue operazioni di perforazione nel Mediterraneo, poiché la Grecia aveva violato un dialogo diplomatico mediato dalla Germania firmando improvvisamente un accordo con l’Egitto per contrastare l’analogo accordo marittimo stipulato tra Turchia e il Governo libico di accordo nazionale (GNA) di Sarraj, nel novembre 2019.
Atene ha subito convocato una riunione di emergenza del suo Consiglio di sicurezza nazionale per valutare la situazione. Il capo di Stato maggiore greco Konstantinos Floros ha lanciato un contro-Navtex col quale avvertiva la stazione Navtex di Antalya del fatto che la Marina turca non aveva alcuna autorità per emettere un telex nell’area a sud dell’isola di Kastellorizo dal momento che quella zona marina fa parte della “piattaforma continentale greca” e ha avvertito che la Marina greca avrebbe condotto a sua volta un’esercitazione militare in quelle acque vicine a Creta.
Poco dopo il Ministero degli Esteri greco ha detto che Atene non era disposta a subire alcun ricatto e ha aggiunto: “La Grecia difenderà la sua sovranità e i suoi diritti sovrani. Chiediamo alla Turchia di porre immediatamente fine alle sue azioni illegali che minano la pace e la sicurezza nella regione”.
Sui social media si sono scatenati i nazionalisti sia turchi che greci
Nella notte del 10 agosto, messaggi di utenti di account turchi, rivolti ad Atene, erano di questo tenore: “Siamo qui, dove sei?”.
Mentre dagli account di nazionalisti greci si leggeva: “10 milioni di leoni [cioè gli abitanti della Grecia] dietro di te contro 80 milioni di pecore [cioè gli abitanti della Turchia]”.
E per la prima volta un drone armato, SİHA, dell’esercito turco, è volato a distanza molto ravvicinata attorno all’isola greca di Rodi in segno di sfida.
ll governo turco accusa la Grecia di non aver mantenuto la promessa di risolvere la disputa sui confini marini a livello bilaterale, dopo il gesto di buona volontà dimostrato da Ankara con l’annuncio della sospensione per un mese delle trivellazioni nelle acque a ovest di Cipro per dar spazio ai negoziati diplomatici.
Infatti grazie alla mediazione della cancelliera tedesca Angela Merkel e a un intervento telefonico del presidente USA, Trump, i ministri degli Esteri greco e turco si erano accordati per rilasciare una dichiarazione congiunta e iniziare i negoziati bilaterali.
Tuttavia, il giorno prima della pubblicazione del testo della dichiarazione congiunta, Atene ha annunciato di aver firmato un accordo con l’Egitto sulla demarcazione dei rispettivi confini marittimi definendo proprie ZEE che si sovrappongono a quelle stabilite dall’accordo turco-libico e ciò ha provocato una forte irritazione di Ankara e ha determinato il crollo di ogni fiducia nei riguardi dell’interlocutore greco.
Perfino il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell era rimasto stupito per la decisione della Grecia di stipulare un accordo con l’Egitto proprio mentre il governo tedesco cercava di far sedere attorno a un tavolo Ankara e Atene. - Fonte
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