giovedì 22 agosto 2019

Chi, come e perché ha sfasciato davvero il governo Conte. Parola di Bagnai (Lega)

Cosa ha detto in Senato il presidente della commissione Finanze, l’economista della Lega, Alberto Bagnai, dopo il discorso del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. (Ottimo intervento che vi invito ad ascoltare dal vivo qui)
CONTE STAI SEREN-SPREAD
“Presidente, lei si preoccupa dello spread, ma lo spread non si preoccupa di lei: il governo oggi è caduto e lo spread è sceso. Questo vuol dire che nella sua metrica lei ha fatto la cosa giusta”. Ironico e diretto comme d’habitude il senatore leghista Alberto Bagnai.
Nel rivolgersi ieri a Giuseppe Conte a Palazzo Madama, l’economista della Lega ha messo in fila un discorso molto commentato sui social. Social che il senatore utilizza con larghezza; contestando al premier dimissionario di avere invece nei loro confronti “un atteggiamento di distanza”.
Apprezzatissimo l’intervento di Bagnai dai numerosi follower e fan come plastica rappresentazione delle reali ragioni della sincope governativa; quanto deriso dai detrattori.

CHI SONO I GIUDA?
Elenca, il presidente della Commissione Finanze della “camera alta”, le ragioni economiche del no al governo cadente. Ma, avverte, rivolgendosi a Conte: “Non siamo stati noi ad aprirla (questa crisi, ndr) che è stata aperta invece da chi le ha voltato le spalle quando ha iniziato a parlare in Aula e da chi sostanzialmente le ha votato contro una mozione che riguardava un’opera infrastrutturale cui aveva dato il suo sostegno”. Non servono sottotitoli: è chiaro riferimento a M5s e Tav.

E SE CONTE DÀ DELL’IRRESPONSABILE A SALVINI…
Bagnai quindi replica all’accusa di Conte rivolta a Matteo Salvini di mancanza di cultura istituzionale. Aveva appena dettato il premier: “Aprire la crisi in pieno agosto (… ) è un gesto di grave impudenza istituzionale, anzitutto irriguardoso nei confronti del Parlamento e in ogni caso suscettibile di precipitare il Paese in una vorticosa spirale di incertezza politica e instabilità finanziaria”. Parole che suonano come presunta difficoltà del prossimo governo a contrastare aumento dell’Iva e necessità di affrontare un eventuale esercizio provvisorio, “con un sistema economico esposto a speculazioni finanziarie e agli sbalzi dello spread”.

… BAGNAI RAMMENTA I 33 ESERCIZI PROVVISORI PASSATI
“L’Italia è andata in esercizio provvisorio 33 volte nel dopoguerra; la durata media delle precedenti legislature è stata di 4,3 anni; se non sbaglio, in otto anni ci sono state elezioni anticipate. Non siamo dunque nella patologia, ma nella fisiologia”, analizza Bagnai. Corretto. A fare i puntigliosi, si può però notare che in XVIII legislature, solo quattro volte la durata è stata inferiore ai mille giorni. Compresa la Costituente, che di giorni ne durò 586. Le altre, in ordine decrescente: 755 giorni (la XII), 732 (la XV), 722 (la XI).

L’EVENTUALE INEDITO: MAI SI È VOTATO IN OTTOBRE
Per la Lega è essenziale ridare subito la parola agli elettori. Urne a ottobre sarebbero un inedito per la storia repubblicana. In diciotto convocazioni la più tardiva rispetto a scrutini primaverili è stata quella del 26-27 giugno 1983. Si è votato una sola volta in pieno inverno, nel 2013 (24-25 febbraio). Due volte in marzo: 1994 e 2018. Quanto ai governi, pochi si sono insediati dopo ottobre. Sette per la precisione. Batte record il D’Alema II, ormai alla vigilia di Natale, che giurò il 22 dicembre 1999.

ESERCIZI PROVVISORI: L’ULTIMO NEL 1988
Quanto all’esercizio provvisorio, è stata prassi comune dal 1948 al 1968. Nel 1969 il governo Rumor riuscì a far approvare per tempo il bilancio. Così Moro nel 1976 e Andreotti nel 1977. Quindi si torna al vecchio costume, fino al 1984, quando il governo Craxi vota il bilancio nei tempi. Da allora gli esercizi provvisori sono stati utilizzati solo nel 1986 (Craxi) e nel 1988 (Goria).

E SE L’ESERCIZIO PROVVISORIO FACESSE BENE AI CONTI?
L’esercizio provvisorio è davvero una iattura? Nel 2006 il senatore a vita Giulio Andreotti (era il governo Prodi), disse: “L’esercizio provvisorio mica è lo stato d’assedio. Può essere vantaggioso perché si può risparmiare un po’”. L’anno dopo, Silvio Berlusconi utilizzò lo stesso argomento: “È bellissimo, si risparmiano un sacco di soldi”. Certo è passata un’epoca. Scrive il Sole 24 Ore, “negli ultimi anni, con i vincoli europei e l’elevato debito pubblico la misura avrebbe un impatto maggiore sui mercati”.

L’ALTRO INCIAMPO GIALLO-CONTE: I RAPPORTI OPACHI CON L’EUROPA
E di Europa, difatti, parla Bagnai. Rimproverando, ancora una volta, il governo uscente di avere mancato di trasparenza “nel negoziato con l’Europa”. Come aveva detto a Radio Padania a Ferragosto (qui il resoconto di Startmag.it), “la Camera ancora aspetta il testo della riforma del Mes, negoziato con opacità e senza il necessario coinvolgimento parlamentare”. Un trattato che “è costato all’Italia già più di 50 miliardi e – incalza – per quelli che si attardano sui costi della democrazia dirò che, a spanne, è costato quanto far funzionare il Parlamento mezzo secolo, ove mai a qualcuno desse fastidio far funzionare il Parlamento o magari chiamare le elezioni quando è necessario”.

“PREMIER SCHIERATO”
Bagnai contesta al governo un “atteggiamento molto schierato a difesa di un certo approccio finanziario”. Dice a Conte: “Mi ricordo che quando il 22 febbraio di quest’anno lei venne in Aula, difese a spada tratta la tesi sostenuta dalla Banca d’Italia a fronte di una interrogazione di un collega di Fratelli d’Italia, secondo cui la Banca d’Italia era proprietaria dell’oro degli italiani. Questa cosa mi sorprese e ancor più ci deve sorprendere ora che la stessa Bce, il 24 giugno, ha chiarito che le banche centrali hanno solo la detenzione e non la proprietà dell’oro che utilizzano per svolgere la loro attività (…) in quell’occasione lei, che era partito come avvocato del popolo, si era comportato in realtà da avvocato della Banca d’Italia e quello lo avevo apprezzato un po’ di meno”.

ATTACCO A TRIA, TECNICI E COMPAGNIA
“Ascoltiamo appelli ad essere salvati dal PD e veniamo accusati di aver tradito per motivi tattici questo governo che funzionava benissimo e di consegnare l’Italia in mano ai partiti delle tasse e della stagnazione. Alle persone che ci accusano dico che la finanziaria che un eventuale governo di responsabili potrà fare – responsabili si chiamano oggi gli ascari di Bruxelles, come sappiamo – non sarà molto peggiore di quello che sotto la sua guida saremmo stati costretti ad intestarci”. È l’incipit di un attacco al ministro dell’Economia: “Il ministro Tria aveva parlato di deficit molto contenuti e quindi fondamentalmente bisognava scordarsi un significativo taglio delle tasse”. Indicazioni di linea politica, rimprovera Bagnai, non previamente condivise da un ministro tecnico con tutta la maggioranza che sosteneva il governo, ma che “aveva trovato un’ampia condivisione e copertura perfino, con mio stupore, nella persona del vice premier Di Maio”.

MAI VOTO A UNA FINANZIARIA LACRIME E SANGUE
Ecco lo iato: “Per una finanziaria di questo tipo, allora, sinceramente non ci si poteva aspettare che ci sarebbe stato un assenso della Lega. Proprio perché la congiuntura non è favorevole, occorre visione, occorre coraggio e lei (Conte, ndr) ha deciso di non averne e non può chiederci di seguirla su questa strada”.

“NON POSSIAMO SOSTENERE UN GOVERNO PIÙ CONSERVATORE DEL FINANCIAL TIMES”
Bagnai cita Martin Sandbu che sul Financial Times esorta l’Europa a sbloccare le politiche fiscali: Sbotta: “Noi non possiamo sostenere un governo più conservatore del Financial Times. Francia e Germania si apprestano a violare delle regole irrazionali. E noi siamo vittime di un approccio che ci vuole sempre, per un malinteso complesso di inferiorità, essere più realisti del re. Questo è inaccettabile”.

QUESI SEGNALI DI AVVERTIMENTO CHE PALAZZO CHIGI NON AVREBBE COLTO
Con puntiglio, tra l’altro il senatore leghista rende noto di avere recentemente condiviso con Conte un tweet di Claudio Borghi che qualche anno fa ironizzava sulla vacua iattanza con cui il 19 dicembre 2013 l’allora presidente del Consiglio si vantava di aver concluso l’unione bancaria. Borghi diceva: non avete capito quello che avete fatto, vi correranno dietro con i forconi e tiferò per gli inseguitori. “In effetti, due anni dopo il Pd cadde su quell’unione bancaria, con le vicende di Banca Etruria e del bail-in anticipato”, l’analisi dell’economista. - Fonte

4 commenti:

Anonimo ha detto...

«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!»

(Purgatorio, canto VI, vv. 76-78)

La parafrasi è: «Povera Italia ridotta in schiavitù, dimora di sofferenza, nave alla deriva nel pieno della tempesta, non più signora dei popoli, ma luogo di prostituzione!».

Lo stesso argomento in dettaglio: Purgatorio - Canto sesto.

Un tempo dominatrice delle provinciedell'Impero Romano, l'Italia è divenuta un «bordello». Non essendoci nessuno che faccia rispettare la legge, essa si trova in balia dei particolarismi e di scontri intestini.

Tale decadenza è dovuta per Dante alla crisi delle due principali istituzioni di allora, la Chiesa Cattolica, custode del potere spirituale, ed il Sacro Romano Impero, detentore di quello terreno: egli denuncia che la prima si era corrotta facendosi prendere da interessi sempre più mondani, mentre il secondo, cioè l'Imperatore tedesco d'Asburgo, aveva ormai perso il controllo dell'Italia, «giardino dell'Impero», rivolgendo tutta l'attenzione alle proprie contese in Germania. Egli lo invita a tornare e a constatare, città per città, la devastazione causata dalle lotte civili: «Vieni a veder la tua Roma che piagne / vedova e sola, e dì e notte chiama: / "Cesare mio, perché non m'accompagne?"».

(Domenico Napolitano)

Inciuci in corso ha detto...

C’è la forma, che può essere aulica, elegante finché volete anzi «istituzionale», per dirla con un termine tornato di colpo in auge; c’è la forma, insomma, ma c’è pure la sostanza. E la sostanza dell’intervento di questo pomeriggio di Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dimissionario, è stata chiarissima: un attacco concentrico a Matteo Salvini, bersagliato di critiche che, non a caso, hanno incassato sorrisi e applausi piddini. Al Movimento 5 Stelle, solo un buffetto. Al punto che a tratti quasi non si capiva se quello era un discorso di commiato o di insediamento, se un sigillo o un incipit. Staremo a vedere.

Ora, si dirà che è ovvio l’«Avvocato del popolo» ce l’abbia col Capitano, reo d’averne affossato il governo. Ovvio non so, ma quando le critiche iniziano ad essere tante, con certe del tutto gratuite – il richiamo all’inopportunità d’esibire simboli religiosi, per esempio, con la crisi odierna c’entrava non zero, ma meno di zero -, solo l’osservatore distratto non può comprendere che Giuseppe Conte oggi non ha voluto togliersi qualche sassolino dalle scarpe: si è proprio voluto smarcare dall’ex alleato, facendone passare l’estinta collaborazione per incidente di percorso. Sì, d’accordo, nell’intervento del premier si sono sentiti pure ringraziamenti ai ministri leghisti, ma quella è forma, signori.

La sostanza è stata ben altra. Ed è stata, in aggiunta a quanto già detto, quella di una pesantissima critica allo scenario elettorale («sciogliere le Camere bloccherà le riforme»), a cui Conte non ha fatto seguire alcun esplicito annuncio di addio alla politica. Il che, se due più due fa quattro, qualcosa significa. Che cosa? Inciuci in corso. Arare. Preparare il terreno a nuove esperienze. Che potrebbero vedere il Movimento 5 Stelle accettare di collaborare con altre forze (Pd e Leu, anzitutto) a patto che sia ancora lui, Giuseppe Conte, a guidare la squadra di governo. In questo modo i pentastellati darebbero un segno di continuità forse utile per ripristinare un consenso in calo.

Certo, anche mantenere Conte in sella potrebbe non bastare per salvare la faccia a un partito che ora – inutile raccontarsela e girare la frittata – rischia un’alleanza proprio con Matteo Renzi. Il quale, da buon volpone, ha già messo le mani avanti dichiarando che non ha ambizioni governative; ma, a parte che di ambizioni non esistono solo quelle (AAA Commissario europeo cercasi, e forse ora trovasi) – e a parte che la parola renziana non fa esattamente rima con credibilità -, rimane il fatto che oggi, in Senato, ad intervenire per il Pd sia stato lui. E qui siamo ancora al punto: non la forma, non le parole, ma la sostanza.

Per questo, mentre la palla è nelle mani del Presidente Mattarella, non resta che attendere sottolineando fin d’ora che non stupirebbe vedere il Movimento 5 Stelle ancora al potere, ma con altri. Del resto, il contratto del nuovo governo è già stato scritto. Quando? Il 16 luglio scorso quando il Parlamento europeo – facendo seguito alla designazione del Consiglio – ha eletto, con i voti non utili ma proprio decisivi e imprescindibili dei 5 Stelle, Ursula von der Leyen. La maggioranza «Ursula», insomma, già c’è, tanto che ha incassato la benedizione di Romano Prodi. In altre parole, la sostanza è già bella e pronta. Ora non resta che confezionare la forma così da tentare di fare credere che così non sia. Peccato che gli italiani proprio scemi non siano.

Giuliano Guzzo

Anonimo ha detto...

https://www.ilsussidiario.net/news/perche-non-si-vota-il-giurista-decide-leuropa-per-noi-lo-dice-la-costituzione/1918260/

Scenari economici ha detto...

CONTE: COME DISTRUGGERE IL MOVIMENTO ED ASSERVIRLO AL PD

La funzione dell’ex premier Giuseppe Conte a cavallo di questa curiosa crisi politica è diventato ogni giorno più chiaro:  un anno fa aveva iniziato dichiarandosi “L’avvocato degli Italia”, per poi, nell’autunno, finita la luna di miele, rivelarsi essenzialmente “L’avvocato dell’austerità europea”, imponendo la riduzione del pur tenue deficit del 2,4%, con altri tagli e conducendo la famoso, ed un po’ ridicolo 2,04%. La sua ostilità verso temi quali le autonomie e la successiva apertura, in contrasto con Salvini sul tema dei Porti Chiusi ne hanno rivelato maggiormente la funzione, ma ora questa è chiara, palese, evidente a tutti coloro che abbiano gli occhi e non ragionino da Trinariciuti, come diceva il buon Guareschi, quello della “Obbedienza cieca, pronta ed assoluta al Partito”.
Qual’è la sua Funzione? Aprire il Movimento Cinque Stelle come un scatoletta di tonno e metterlo nell’insalata europeista del PD, e ci sta riuscendo benissimo. 
Gli Indizi? Moltissimi, talmente tanti da essere palesi. Lasciamo stare il video di Formigli, poco chiaro (ma non pensate che magari ce ne siano anche versioni più comprensibili?), e passiamo alle cose effettive:
Il Peggio dell’Europa (Tusk, uno mal tollerato in patria) lo elogia apertamente:
“E poi ha un gran senso dell’umorismo”  dice Tusk, infatti come fanno ridere i nostri Presidenti del Consiglio ci riescono in pochi. Chissà se ha riso quando ha incontrato Boris Johnson.
Naturalmente lui mette bene in luce che è il paladino dell’Europa, che ne è il pronto e cieco esecutore.
Certo bisogna essere leali all’Europa, mica agli italiani, e con questo completiamo la tradizione dei partiti che agiscono per interessi superiori,mica di chi li ha, democraticamente, eletti. Conte è la quintessenza del politico infiltrato che governa da vassallo. Come ha fatto una persona di questo genere a diventare il beniamino assoluto di un movimento che voleva chiedere il Referendum sull’Euro?  Chi lo sa….