domenica 22 marzo 2020

Coronavirus, Meloni: "Comunicazione da regime totalitario"

Adnkronos -- "Intollerabili i metodi di comunicazione da regime totalitario, utilizzati dal governo per l'emergenza coronavirus: dichiarazioni trasmesse in orari improbabili, con continui ritardi e attraverso la pagina personale di Giuseppe Conte su Facebook, come se in Italia non esistessero le Istituzioni, la televisione di Stato e la stampa". Così Giorgia Meloni, in un post su Facebook, dopo le comunicazioni del premier Giuseppe Conte. "Tutto questo - accusa la leader di Fratelli d'Italia - non fa che peggiorare il senso di insicurezza, ansia e incomprensione da parte di tutti noi. Gli italiani non sanno quali attività saranno aperte e quali chiuse domani, perché nessuno ha visto uno straccio di decreto. Non sanno nemmeno se devono andare al lavoro oppure no, se devono alzare la serranda della propria azienda oppure no". "Ma che metodi sono? Non se ne può più! Chiediamo chiarezza e serietà", conclude Meloni. 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Non sono fra quelli che ritengono la gestione di questa emergenza frutto di mera improvvisazione.

Primo perchè -bene o male- esistono strutture, competenze, protocolli e prassi che si attivano, presto o tardi, in casi come questi. Non dico che siano stati sempre corretti o efficaci, dico che esistono e si sono attivati.

Secondo perchè, vuoi o non vuoi, che chi ha responsabilità di governo deve pur fare qualcosa e deve far vedere a tutti che lo sta facendo. E' forse questo il punto più dolente: il 'far vedere cosa si fa' spesso nuoce all'efficacia di ciò che si dovrebbe fare.

La sconcertante attesa di ieri e l'anticipazione 'a voce' e a reti unificate dell'ennesimo provvedimento formale del Presidente del Consiglio ancora da emanare e pubblicare ne è l'esempio più eclatante.

E sta diventando una prassi preoccupante, per quanto -è chiaro- sia opportuno avvalersi dei media per veicolare messaggi a tutti. Perchè chi è chiamato a far applicare questi provvedimenti non è messo nella condizione di prepararsi a farlo da subito.

Ne segue che, in questo modo, la trasgressione della norma, del comando o del divieto li precede.

Ma c'è dell'altro che sembra far da sottofondo a questa propagazione 'a pezzi' delle limitazioni delle libertà.

Molti, appoggiandosi a quello che potrebbe definirsi 'complottismo', affermano che l'emergenza coronavirus è non solo un grandioso inganno ma anche un gigantesco 'esperimento sociale'.

Io non lo penso. Ma volendo cogliere un aspetto della realtà sociale e umana di questi anni, non c'è alcun dubbio che siamo in grado, oggi come non mai, di raccogliere, catalogare e processare in tempo quasi reale dati relativi a comportamanti, orientamenti, idee e persino sentimenti delle masse e dei singoli.

Oggi, insomma, quello che passa sotto gli occhi di chi sà vedere e leggere è tutto un gigantesco 'esperimento', una riproduzione da cui sussumere conseguenze, scientifiche, psicoanalitiche e, ovviamente, anche politiche.

Tornando alla nostra decretazione a pezzi: non appare chiaro che 'ce la siamo voluta', che l'abbiamo 'invocata'?

Quando vennero chiusi i bar, gestori e avventori si chiesero perchè non fossero stati chiusi i negozi di beni non di prima necessità; e poi i trasporti, e dopo limitata la libertà degli sportivi, ora i professionisti e infine le attività industriali.

Non abbiamo, progressivamente, voluto 'abituandoci all'idea piano piano', noi stessi questa escalation? Per invidia, per senso di giustizia ('perchè io sì e lui no?')? E chi comanda (ma appare sempre più 'comandato' dalla cieca legge del consenso a tutti i costi) non si è forse 'adeguato' scientemente a questo incedere?

Non è nè può essere, per chi comanda, una giustificazione. Ma può essere usata come comodo alibi, adesso e domani.
Sebastiano Mallia su Fb

Anonimo ha detto...

Dilettanti da quattro soldi
"Alle 23,51 l'Italia che ha ascoltato ieri in diretta l'ultima puntata del Giuseppe Conte show non ha idea che cosa potrà fare o non fare questa mattina".
Franco Bechis

Conte chiude l'Italia in uno show

https://www.iltempo.it/politica/2020/03/22/news/coronavirus-italia-giuseppe-conte-conferenza-chiude-attivita-produttive-fabbriche-uffici-lunedi-23-marzo-1299801/

Anonimo ha detto...

Alla mezzanotte di un sabato di Marzo, il premier fa un discorso alla Nazione. Tutti credono debba dire qualcosa di molto importante. Ne esce una melensa omelia. Oggi, Domenica ore 14.00 non c'è un testo, c'è approssimazione, c'è contraddizione e molta gente si chiede se domani dovrà andare al lavoro oppure no. Nella palude del caos sguazzano gli incapaci. È vero. Però, si sta esagerando e mancando di rispetto ad un popolo. Quel popolo che non ha mai votato né voluto questo governo e forse anche chi lo avrebbe voluto e votato...