lunedì 16 marzo 2020

Firmare il Mes sarebbe come fare un colpo di Stato: lo dicono gli economisti che chiedono al governo di non siglare l'accordo

Anche se ignorate dai giornaloni, aumentano sul web le pressioni perché lunedì 16 marzo l'Italia non firmi il Mes (Meccanismo europeo di stabilità), il discusso fondo salvastati. Voci libere, di economisti e giuristi autorevoli. Eccone alcune. «Il mondo non ha nessun bisogno del Mes. Se proprio volessero salvare le banche (il Mes serve a questo), potrebbero usare la Banca centrale europea», sostiene Guido Grossi, ex tesoriere della Bnl (Banca nazionale del lavoro), in passato vicepresidente dell'AticForex, associazione dei tesorieri italiani, in un'intervista streaming su ByoBlu disponibile su Youtube. «La Bce i soldi li crea dal nulla: non le costano niente, ne ha quanti ne vuole. Perché non lo fanno? La Bce ha il divieto di dare soldi agli Stati, ma può darli alle banche. E invece, per salvare le banche, si sceglie un'istituzione finanziaria internazionale che prende i soldi nostri, dei cittadini. Il Mes prende i nostri soldi e salva queste banche, che potrebbero essere salvate dalla Bce. C'è decisamente qualcosa che non va. Non tornano i conti, no?».

Per fare fronte alla crisi economica aggravata dal coronavirus, c'è tuttavia chi difende il Mes, convinto che possa attivare un prestito ad hoc per l'Italia. Ipotesi che il giurista Alessandro Mangia, docente di diritto costituzionale alla Cattolica, considera un errore gravissimo. «L'attivazione del Mes farebbe scattare un meccanismo folle, per cui potrebbero essere richiesti all'Italia, dall'oggi al domani, fino a 125 miliardi», sostiene in un'intervista con Federico Ferraù sul sito Sussidiario.it, in cui paragona la firma del Mes a un colpo di Stato.

«Sa come funziona? Ci siamo impegnati a versare fino a 125 miliardi in cinque anni. Al momento ne abbiamo versati soltanto 14. Attualmente il Mes opera con una dotazione limitata; in caso di attivazione emetterebbe obbligazioni al pari di una banca sovrana, immune da qualunque giurisdizione, richiamando dagli Stati membri le quote dovute e non sottoscritte.

Vuol dire che, in caso di bisogno - e una pandemia europea lo sarebbe - potrebbe chiedere allo Stato italiano fino a 125 miliardi». Dove li prendiamo?, chiede Ferraù. «Andrebbe chiesto al ministro Roberto Gualtieri e a tutti coloro che invocano il Mes come il buon samaritano. O il governo fa un'emissione straordinaria di titoli di Stato, che nessuno comprerebbe, oppure va a prendere i soldi dai conti correnti degli italiani. Come? Vedi alla voce patrimoniale».

Per quanto folle, supponiamo che il governo Conte-Gualtieri firmi prima il Mes, e poi una patrimoniale. Ma il Mes che farebbe con i 125 miliardi? «Ce li presterebbe indietro, contro interessi», risponde Mangia. «Andremmo quindi a pagare l'interesse sui nostri soldi, perché i soldi del fondo salvastati ci sono solo in minima parte, e per averli il Mes deve chiederli agli Stati che hanno sottoscritto il trattato».

Per fare fronte alla recessione aggravata dal coronavirus, sostiene Mangia, i 7,5 miliardi di sforamento del deficit annunciati dal governo Conte non bastano: «Ne servirebbero almeno 20». Un commissario sarebbe la soluzione? «È l'approdo classico degli stati di emergenza, in cui il caos è tale per cui alla fine si invoca il vecchio dittatore del diritto romano. Bisogna stare lontani da idee del genere, Mes compreso. Chi propone queste idee è pericoloso. Serve piuttosto un governo di unità nazionale, che si dia un programma di reinvestimento in infrastrutture, facendo più deficit».

Infine, c'è chi propone di emendare il testo del Mes prima di firmarlo, per introdurre nuove clausole, che tengano conto di tutti i fondamentali dell'economia dei paesi dell'eurozona, e non solo del livello del debito, clausola che sembra tagliata su misura per colpire l'Italia.

Nei resoconti della Camera, spicca in questo senso l'audizione di Vladimiro Giacché, presidente del centro studi Europa ricerche, che il 20 novembre scorso proponeva di «rispettare tutti gli altri criteri al di fuori della sfera del deficit e del debito pubblico: l'assenza di squilibri macroeconomici eccessivi, una posizione sull'estero sostenibile, l'accesso ai mercati internazionali dei capitali, il livello del debito privato oltre a quello pubblico, l'assenza di gravi vulnerabilità del sistema finanziario. Vulnerabilità che l'Italia non ha, e che invece hanno la Germania e la Francia, a motivo dell'ingentissimo ammontare di titoli finanziari illiquidi presenti nei portafogli delle rispettive banche».

Suggerimenti sensati, ma finora ignorati dal governo Conte-Gualtieri, che nelle trattative con l'Eurogruppo si è mostrato succube ai diktat di Germania e Francia, accettando clausole capestro che, sommate al coronavirus, rischiano di dare il colpo di grazie all'Italia. - Fonte

2 commenti:

Maria Guarini ha detto...

Emmanuel Macron e Angela Merkel, sì al "coordinamento tra europei" per coronavirus: ma fanno fuori l'Italia
https://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/21262799/emmanuel_macron_angela_merkel_coordinamento_europei_coronavirus_italia_esclusa.html

Anonimo ha detto...

Il processo di riforma Meccanismo europeo di stabilità (Mes) non è stato perfezionato nella riunione odierna dell’Eurogruppo. “L’Italia”, che è alle prese con l’emergenza da Covid-19, “non ne vuole discutere”, ha spiegato in giornata all’Adnkronos una fonte diplomatica europea, segnalando come il governo Conte abbia recepito i desiderata del Movimento cinque stelle e dell’intera opposizione di centrodestra, compatti nel chiedere di rimandare, se non addirittura di bloccare, l’iter di riforma del “fondo salva-Stati”.

Particolarmente decisa la campagna politica-mediatica di Giorgia Meloni, che in un videomessaggio capace di ottenere oltre 7 milioni di visualizzazioni ha chiesto al governo italiano compattezza nel porre un freno alla riforma del Mes. Ottenendo, stando alle indiscrezioni accumulate in giornata, soddisfazione.
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Non è dunque tempo di cantar vittoria. L’attuale classe dirigente dell’Unione, l’attuale Commissione e molti dei suoi membri, primo fra tutti il falco lettone Valdis Dombrovskis, non hanno lo standing e il peso per poter apparire come la leadership che porterà l’Europa oltre i dogmi, oltre l’austerità, oltre il rigore. Anche se costretti a cedimenti tattici in risposta a una crisi che si prevede mordente, la retorica della disciplina tornerà. E con essa la proposta di approvare la riforma del Mes. Congelata, non superata, nella battaglia politica in corso. Bisognerà vigilare ancora a lungo. E l’Italia deve prendere coraggio politico per bloccare in futuro, una volta per tutte, una riforma dannosa.
https://it.insideover.com/economia/e-gia-pronta-la-nuova-trappola-del-mes.html