Le radici della civiltà dell'Occidente Europeo sono greco-romane e cristiane. La rinnovata contrapposizione con il mondo islamico non può essere l’occasione di cercare un’unità nella pseudo-cultura modernista o nei diritti dell’uomo che si fa Dio; ma in ciò che ci è proprio e che ha fatto la nostra forza: nella fedeltà alla tradizione della Chiesa Romana, la nostra vera Tradizione, che ha origine da Dio e dal suo Cristo.
sabato 25 marzo 2006
Valori e fondamentalismo
Marcello Pera respinge le accuse di cui lo descrive come in fomentatore dello "scontro di civiltà", ma sottolinea che un Occidente senza valori non potrà mai contrastare il fondamentalismo islamico. Egli esprime queste valutazioni rispondendo a domande di visitatori del suo sito internet e scrive: "Per dialogare e affrontare i rischi connessi con il fondamentalismo, dobbiamo trovare e rifondare le basi morali cristiane. E' a questo obiettivo che stiamo cercando di dare il nostro contributo. Lo dico a chi mi accusa di essere un nemico del dialogo e un anti-islamico. Pera ricoda poi che il Papa, in occasione del recente Concistoro, ha sottolineato l'opportunità di evitare che il mondo musulmano identifichi la cristianità con l'Occidente senza valori. "L'ostacolo al dialogo con l'Islam è il nostro essere senza valori"
mercoledì 8 marzo 2006
Dall'ultima lettera di Don Andrea, Trabzon 22 gennaio
Così si esprimeva, tra l'altro, Don Andrea Santoro, scrivendo ai suoi amici romani pochi giorni prima della sua uccisione, avvenuta il 5 febbraio scorso mentre pregava inginocchiato nella sua chiesa:
[...] Si dice e si scrive spesso che nel Corano i cristiani sono ritenuti i migliori amici dei musulmani, di essi si elogia la mitezza, la misericordia, l’umiltà, anche per essi è possibile il paradiso. È vero. Ma è altrettanto vero il contrario: si invita a non prenderli assolutamente per amici, si dice che la loro fede è piena di ignoranza e di falsità, che occorre combatterli e imporre loro un tributo… Cristiani ed ebrei sono ritenuti credenti e cittadini di seconda categoria. Perché dico questo? Perché credo che mentre sia giusto e doveroso che ci si rallegri dei buoni pensieri, delle buone intenzioni, dei buoni comportamenti e dei passi in avanti, ci si deve altrettanto convincere che nel cuore dell’Islam e nel cuore degli stati e delle nazioni dove abitano prevalentemente musulmani debba essere realizzato un pieno rispetto, una piena stima, una piena parità di cittadinanza e di coscienza. Dialogo e convivenza non è quando si è d’accordo con le idee e le scelte altrui (questo non è chiesto a nessun musulmano, a nessun cristiano, a nessun uomo) ma quando gli si lascia posto accanto alle proprie e quando ci si scambia come dono il proprio patrimonio spirituale, quando a ognuno è dato di poterlo esprimere, testimoniare e immettere nella vita pubblica oltre che privata. Il cammino da fare è lungo e non facile. Due errori credo siano da evitare: pensare che non sia possibile la convivenza tra uomini di religione diversa oppure credere che sia possibile solo sottovalutando o accantonando i reali problemi, lasciando da parte i punti su cui lo stridore è maggiore, riguardino essi la vita pubblica o privata, le libertà individuali o quelle comunitarie, la coscienza singola o l’assetto giuridico degli stati. [...]
Testo integrale della lettera
[...] Si dice e si scrive spesso che nel Corano i cristiani sono ritenuti i migliori amici dei musulmani, di essi si elogia la mitezza, la misericordia, l’umiltà, anche per essi è possibile il paradiso. È vero. Ma è altrettanto vero il contrario: si invita a non prenderli assolutamente per amici, si dice che la loro fede è piena di ignoranza e di falsità, che occorre combatterli e imporre loro un tributo… Cristiani ed ebrei sono ritenuti credenti e cittadini di seconda categoria. Perché dico questo? Perché credo che mentre sia giusto e doveroso che ci si rallegri dei buoni pensieri, delle buone intenzioni, dei buoni comportamenti e dei passi in avanti, ci si deve altrettanto convincere che nel cuore dell’Islam e nel cuore degli stati e delle nazioni dove abitano prevalentemente musulmani debba essere realizzato un pieno rispetto, una piena stima, una piena parità di cittadinanza e di coscienza. Dialogo e convivenza non è quando si è d’accordo con le idee e le scelte altrui (questo non è chiesto a nessun musulmano, a nessun cristiano, a nessun uomo) ma quando gli si lascia posto accanto alle proprie e quando ci si scambia come dono il proprio patrimonio spirituale, quando a ognuno è dato di poterlo esprimere, testimoniare e immettere nella vita pubblica oltre che privata. Il cammino da fare è lungo e non facile. Due errori credo siano da evitare: pensare che non sia possibile la convivenza tra uomini di religione diversa oppure credere che sia possibile solo sottovalutando o accantonando i reali problemi, lasciando da parte i punti su cui lo stridore è maggiore, riguardino essi la vita pubblica o privata, le libertà individuali o quelle comunitarie, la coscienza singola o l’assetto giuridico degli stati. [...]
Testo integrale della lettera
lunedì 6 marzo 2006
Sprazzi di luce
Oggi ho avuto occasione di leggere una lettera di Don Andrea Santoro, ucciso un mese fa in Turchia. Riporto un piccolo stralcio, significativo dello spirito che lo animava:
"Tornando al discorso del sacrificio dell’agnello, penso che proprio a contatto con le usanze musulmane potremmo riscoprire certe cose tipiche della nostra fede cristiana. Gesù è l’Agnello. Noi stessi, uniti a Lui, siamo il suo corpo, cioè membra dell’Agnello. Allora dovrebbe diventare più evidente la nostra appartenenza totale a Dio. Appartenendo a Dio siamo chiamati ad essere suo dono di carità agli altri, proprio secondo quelle “tre parti” in cui i musulmani dividono le carni dell’agnello: apparteniamo ai “poveri” (ogni genere di poveri), apparteniamo ai “vicini” (cioè a quelli tra i quali Dio ci ha messo in stretto contatto a vivere), apparteniamo a “quelli di casa nostra”. " (Il primo dei quattro giorni della festa del “Kurban Bayram” [1 febbraio], in concomitanza col pellegrinaggio alla Mecca, i musulmani immolano un animale in ricordo del sacrificio di Abramo. Un terzo della carne viene dato ai poveri, un terzo ai vicini di casa, un terzo è consumato dalla famiglia che offre il sacrificio. È un segno di amicizia e di carità.)
Per chi ha interesse a leggere l'intera lettera
"Tornando al discorso del sacrificio dell’agnello, penso che proprio a contatto con le usanze musulmane potremmo riscoprire certe cose tipiche della nostra fede cristiana. Gesù è l’Agnello. Noi stessi, uniti a Lui, siamo il suo corpo, cioè membra dell’Agnello. Allora dovrebbe diventare più evidente la nostra appartenenza totale a Dio. Appartenendo a Dio siamo chiamati ad essere suo dono di carità agli altri, proprio secondo quelle “tre parti” in cui i musulmani dividono le carni dell’agnello: apparteniamo ai “poveri” (ogni genere di poveri), apparteniamo ai “vicini” (cioè a quelli tra i quali Dio ci ha messo in stretto contatto a vivere), apparteniamo a “quelli di casa nostra”. " (Il primo dei quattro giorni della festa del “Kurban Bayram” [1 febbraio], in concomitanza col pellegrinaggio alla Mecca, i musulmani immolano un animale in ricordo del sacrificio di Abramo. Un terzo della carne viene dato ai poveri, un terzo ai vicini di casa, un terzo è consumato dalla famiglia che offre il sacrificio. È un segno di amicizia e di carità.)
Per chi ha interesse a leggere l'intera lettera
mercoledì 1 marzo 2006
Io musulmano nell’Europa cristiana
E' interessante citare un commento di Khaled Fouad Allam che affronta direttamente il nodo della Convenzione Europea e delle radici cristiane.
Ed è particolarmente interessante che sia proprio un musulmano a sottolineare la necessità di mantenere vive le radici cristiane.
Scrive Fouad Allam: “la questione delle radici cristiane d’Europa, in un momento in cui tutti parlano di eterogeneità delle culture e di multietnicità, suscita altre problematiche: come accogliere l’altro se si nega se stessi? Come saldare un patto tra comunità umane se l’Europa rifiuta di riconoscersi?. Le radici affondano nella terra dove incontrano altre radici. Se le radici del cristianesimo affondano nel mondo ebraico e in quello greco, oggi esso incontra l’islam, domani l’Africa e l’Asia. L’incontro è possibile soltanto se si è consapevoli delle proprie radici. Pensare alle radici dell’Europa significa pensare ai possibili, a volte inediti, prolungamenti del continente”.
Ed è particolarmente interessante che sia proprio un musulmano a sottolineare la necessità di mantenere vive le radici cristiane.
Scrive Fouad Allam: “la questione delle radici cristiane d’Europa, in un momento in cui tutti parlano di eterogeneità delle culture e di multietnicità, suscita altre problematiche: come accogliere l’altro se si nega se stessi? Come saldare un patto tra comunità umane se l’Europa rifiuta di riconoscersi?. Le radici affondano nella terra dove incontrano altre radici. Se le radici del cristianesimo affondano nel mondo ebraico e in quello greco, oggi esso incontra l’islam, domani l’Africa e l’Asia. L’incontro è possibile soltanto se si è consapevoli delle proprie radici. Pensare alle radici dell’Europa significa pensare ai possibili, a volte inediti, prolungamenti del continente”.
Da un'intervista a Le Goff
Testo tratto da un'intervista rilasciata a La Repubblica da uno dei più importanti studiosi del Medioevo: Jacques Le Goff.
“C’è una cosa particolarmente notevole in Europa, che bisogna assolutamente salvaguardare andando avanti nella costruzione dell’unità europea: l’unione nella diversità. Ci sono gli apporti delle antichità e delle culture dette barbariche, germaniche e slave, gli ebrei e i musulmani.”.
L’Europa, continua lo storico francese, “E’ stata cementata da una interpretazione aperta e progressista del cristianesimo, che si è spinta fino alla proclamazione della laicità. Non è un paradosso dire che l’Europa laica è uscita dal cristianesimo: se la laicità ha combattuto molti eccessi del cristianesimo, ha anche conservato molti dei suoi valori”.
“C’è una cosa particolarmente notevole in Europa, che bisogna assolutamente salvaguardare andando avanti nella costruzione dell’unità europea: l’unione nella diversità. Ci sono gli apporti delle antichità e delle culture dette barbariche, germaniche e slave, gli ebrei e i musulmani.”.
L’Europa, continua lo storico francese, “E’ stata cementata da una interpretazione aperta e progressista del cristianesimo, che si è spinta fino alla proclamazione della laicità. Non è un paradosso dire che l’Europa laica è uscita dal cristianesimo: se la laicità ha combattuto molti eccessi del cristianesimo, ha anche conservato molti dei suoi valori”.
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