sabato 29 febbraio 2020

Conte è la spia che la politica non c'è più nemmeno nella versione degradata più recente

Magistrale esercitazione dialettica di Marcello Veneziani sul premier. In ogni caso Conte non è un coniglio uscito dal cilindro, ma da allevamento. Vedi: qui - qui - qui.

Giuseppe Conte non è. Non è un leader, non è un eletto, non è un politico, non è un tecnico, non è nulla. È il Nulla fatto premier. E lo conferma ogni giorno adattandosi come acqua corrente alle superfici che incontra. È la plastica rappresentazione che la Politica, dopo lo Scarso, lo Storto, il Pessimo, ha raggiunto lo Zero, la rappresentazione compiuta del Vuoto.
Luogotenente del Niente, Conte è oggi il fenomeno più avanzato della politica dopo i partiti, i movimenti, le ideologie, la politica e l’antipolitica, i tecnici e i populisti, le élite e le plebi. È la svolta avvocatizia della politica che pure è da sempre popolata di avvocati: ma Conte non scende in politica, assume solo da avvocato l’incarico di difendere una causa per ragioni professionali; ma i clienti cambiano e così le cause. Andrebbe studiato nelle università del mondo perché segna un nuovo stadio, anonimo e postumo della politica. Non si può esprimere consenso né dissenso nei suoi confronti perché non c’è un argomento su cui dividersi; lui segna la fine del discorso politico, la fine della decisione, la fine di ogni idea, di ogni fatto. È la somma di tante parole usate nel gergo istituzionale, captate e assemblate in un costrutto artificiale. È lo stadio frattale del moroteismo, il suo dissolversi. Ogni suo discorso è un preambolo a ciò che non accadrà, il suo eloquio è uno starnuto mancato, di cui si avverte lo sforzo fonico e il birignao istituzionale ma non il significato reale. Altri semmai decideranno, lui si limita al preannuncio.

Ogni volta che un tg apre su di lui, non c’è la notizia, è solo una presenza che denota un’assenza; si spalanca una finestra nel vuoto. I fatti separati dalle opinioni, si diceva; lui è nello spazio intermedio dove non ci sono i fatti e non ci sono le opinioni. Dopo che Conte avrà parlato lascerà solo una scia di silenzi e di buchi nell’acqua. Non darà risposte, sceneggerà un ruolo e dirà lo Zero virgola zero. Nelle sue citazioni saccenti vanifica l’autore citato, lo rende vuoto e banale come lui. Conte non rientra in nessuna categoria conosciuta, eppure abbiamo avuto una variegata fauna di politici al potere. Lui non è di parte, eccetto la sua, è piovuto dal cielo in una sera senza pioggia.

Conte è portatore sano di politica e di governo, perché lui ne è esente. È contenitore sterile di ogni contenuto. Non ha una sua idea; quel che dice è frutto del luogo, dell’ora e delle persone che ha di fronte. Parla la Circostanza al suo posto, la Circumstancia, per dirla con Ortega y Gasset; Conte è la somma dell’habitat in cui è immesso, traduce il fruscio ambientale in discorso.

Figurante ma senza neanche figurare in un ruolo, è l’ologramma di una figura inesistente, disegnato in piattaforma come un gagà meridionale degli anni 50. Un po’ come Mark Caltagirone, il fidanzato irreale di Pamela Prati; è solo una supposizione. Trasformista, a questo punto, sarebbe già un elogio, comunque un passo avanti, perché indicherebbe un passaggio da uno stadio a un altro. Conte, invece, è solo la membrana liquida che di volta in volta riveste la situazione, producendo un molesto acufema in forma di eloquio. Conte cambia voltura a ogni utente e rispetto a ogni gestore (non fu un caso nascere a Volturara).

Conte è fuoco fatuo, rappresentazione allegorica del niente assoluto in politica, ma a norma di legge. Quando apparve per la prima volta dissero che aveva alterato il curriculum e in alcune università da lui citate non era mai stato, non lo conoscevano; ma Conte è un personaggio virtuale, il curriculum può allungarsi, allargarsi, restringersi secondo i desiderata occasionali.

Conte non ha una storia, non ha eredità e provenienze, non ha fatto nessuna scalata. È stato direttamente chiamato al Massimo Grado col Minimo Sforzo, anzi senza aver fatto assolutamente nulla. Una specie di gratta e vinci senza comprare nemmeno il biglietto, anzi senza aver nemmeno grattato. Da zero a Palazzo Chigi. Come Gregor Samsa una mattina si svegliò scarafaggio, lui una mattina si svegliò premier. Un postkafkiano.

Conte è di momento in momento di centro di destra di sinistra cattolico laico progressista, medieval-reazionario con Padre Pio, democratico-global con Bergoglio, fido del sovranista Trump e al servizio degli antisovranisti eurolocali; è genere neutro, trasparente, assume i colori di chi sta dietro. Un passe-partout. Il Conte Zelig, come lo battezzammo agli esordi, ha assunto di volta in volta le fattezze gradite a tutti i suoi interlocutori: merkeliano con la Merkel, junckeriano con Juncker, trumpiano con Trump, macroniano con Macron, chiunque incontra lui diventa quello; è lo specchio di chi incontra. In questa sua capacità s’insinua e manovra.

Conte non dice niente ma con una faticosa tonalità che sembra nascere da uno sforzo titanico, la sua parlata cavernosa e adenoidea è una modalità atonica, priva di pensieri o emozioni, pura espressione vanesia di un dire senza dire, il gergo della premieralità. Il suo vaniloquio è simulazione di governo, promessa continua di intenti, rinvio sistematico di azioni; è un riporto asintomatico di pensieri, la somma di più uno e meno uno. Indica con fermezza che si adatta a tutto e non comunica niente.

Dopo Conte non c’è più la politica; c’è la segreteria telefonica, il navigatore di bordo, la cellula fotoelettrica. Il drone. Conte però ha una funzione, e non è solo quella di cerniera lampo tra sinistra e M5S, punto di sutura tra establishment e grillini. È la spia che la politica non c’è più, nemmeno nella versione degradata più recente. Lui è oltre, è senza, è il sordo rumore del nulla versato nel niente.
Marcello Veneziani, Panorama n.41 (2019)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Confine Turchia- Grecia

A seguito della decisione della Turchia di non far nemmeno più finta di governare i flussi, migliaia di migranti, per la grande maggioranza uomini in età militare, si sono ammassati al confine con la Grecia.
Il governo greco non da oggi abbandonato a se stesso e già sull’orlo dell’implosione sociale, con la popolazione disperata e in giustamente in rivolta come a Lesbo, ha deciso di sigillare le frontiere.
Mentre la Grecia prova a resistere come può, l’Europa unita, che non esiste, si volta dall’altra parte ostaggio com’è di Erdogan e piegata agli interessi di Soros e la sua gang criminale.
In troppi ancora guardano ma fingono di non vedere e finirà male.
Non solo in Grecia
Lorenzo Capellini Mion

Anonimo ha detto...

https://www.controinformazione.info/la-grecia-si-e-opposta-alla-nato-e-sostiene-la-russia-in-siria/

Anonimo ha detto...

Migranti, la Grecia fa sul serio: blocco navale e gas lacrimogeni per respingerli.
50 navi da guerra inviate nel Mediterraneo ed elicotteri in servizio mentre Ankara minaccia di aprire le frontiere ai rifugiati. Anche la Bulgaria rafforza le guardie di frontiera.

Anonimo ha detto...

https://scenarieconomici.it/grecia-tra-rivolta-ed-invasione-un-paese-allo-stremo-mentre-lunione-europea-tentenna-di-fronte-alla-turchia-scontri-coi-migranti-alla-frontiera/

Anonimo ha detto...

La Nigeria ha chiuso i confini con l'Italia.
No, non è una barzelletta.
Noi abbiamo aperto i riti vudù, alle enclavi di mafia nigeriana, a stupri, omicidi e traffico di organi, all' AIDS, alla tbc.
Loro chiudono a noi.
Non è una barzelletta è la tragedia di un governo ridicolo.

Anonimo ha detto...

Giuseppi Conte è il capo di governo più debole, incapace e arrogante che abbia calcato la scena politica negli ultimi anni. Il che è tutto dire. Ma in Europa nessuno vuole una crisi di governo in Italia che possa spalancare le porte a un nuovo scenario politico o, peggio ancora per Bruxelles, a nuove elezioni. In questo senso il serrate le file dell'Unione Europea è apparso chiarissimo. E se il presidente della Francia è d'accordo, pur essendo totalmente screditato e privo di legittimità nel suo Paese, allora Conte sembra essere salvo. Ed ecco spiegata la marchetta a Napoli di Macron per tenere in vita Giuseppi. Ma a quale prezzo?