domenica 9 maggio 2021

La libraia di Roma che non vende il libro di Giorgia Meloni: «So’ scelte, mejo pane e cipolla che alimentare questa editoria»

Una donna che vuol censurare una DONNA.
Caro Lorenzo Tosa, premesso che certe azioni non meriterebbero alcuna pubblicità, ritengo che forse tu non sappia che la persona autrice di questo "grandissimo atto di resistenza" non è solo una semplice libraia con negozio in quel di Tor Bella Monaca, ma anche una storica DIRIGENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO del Municipio delle Torri. 
Pensa, addirittura una di quelle che aspira a candidarsi Presidente del Municipio Roma 6. Ti dirò di più: proprio in quella sede si sono svolte le Direzioni Nazionali del PD. Come vedi proprio una libreria..... LIBERA !!!
Sappiamo bene che in un'attività privata ognuno è libero di fare la propria scelta imprenditoriale, ma far passare come gesto eroico questa cosa fa ridere..... 
Adesso vorrei sentire cosa ne pensano gli esponenti locali del PD. Quelli sempre pronti a far la morale a tutti quando si parla di temi come Censura, rispetto delle idee altrui, libertà etc. Con tutto il rispetto questo non ha nulla a che fare con la Resistenza. Questo è semplicemente un atto di SCEMENZA!!! (Salvatore Napolitano su Facebook)

* * *
Ma andiamo oltre: Meloni in 'Io sono Giorgia': "Non facile arrivare fino a qui"
Quello di Giorgia Meloni, alla fine - complice anche il titolo 'Io sono Giorgia' - è un racconto autobiografico, in cui, la leader di Fratelli d'Italia trova la forza delle idee e della passione per mettere, almeno per un po', da parte il carattere schivo, rivivendo tutte le sue emozioni, nella consapevolezza di un cammino politico ormai di primissimo piano. "Arrivo nel mio nuovo ufficio e mi chiudo dietro la porta - si legge a pagina 160 del volume edito da Rizzoli, nel capitolo che si intitola 'Tutto è iniziato quando tutto stava per finire' - . Il cuore mi batte forte, ma non sono mai stata tanto lucida come in questi istanti. Quello stesso ufficio una volta era di Gianfranco Fini e, prima di lui, di Pino Rauti e Giorgio Almirante. Rimango in silenzio, e a un tratto mi rendo conto dell’enorme responsabilità che mi sono assunta".

È una mattina di novembre del 2019, via della Scrofa 39. "Il portone è quello della storica sede di An e prima ancora del Msi". Meloni, che Fdi l'ha fondata nel 2012, entra nel luogo della storia della destra 'repubblicana' italiana. La 'casa' di Giorgio Almirante, morto nell'88, quando lei era una bambina undicenne.

"Ho raccolto il testimone di una storia lunga settant’anni, mi sono caricata sulle spalle i sogni e le speranze di un popolo che si era ritrovato senza un partito, senza un leader - scrive Meloni nel libro di cui l'Adnkronos ha letto alcuni stralci - . Che aveva rischiato di smarrirsi. È come se quei milioni di persone, quelle che combattono oggi con me e quelle che non ci sono più, fossero tutte lì. Come se mi guardassero, in silenzio, chiedendomi: 'Ne sarai all’altezza?'".

"Davanti agli occhi - racconta la leader di Fdi - vedo un lungo film, una storia fatta di tragedie, tradimenti, desideri, vittorie, sconfitte, sogni. Un mondo intero che non ha mai smesso di credere, né di combattere. La storia di cui parlo non è solo quella di Fratelli d’Italia, è molto più antica, ed è la storia di molte più persone".

Una storia che Meloni ora si può intestare ("Sappiamo di essere staffette di una corsa lunghissima, e corriamo nella speranza che ci saranno altri a raccogliere il testimone"). Nei sondaggi abbiamo percentuali che la destra italiana non ha mai avuto, ed è la prima volta che un leader che proviene da questo mondo è in testa alla classifica di gradimento dei capi di partito".

"Abbiamo fatto un lavoro enorme per ricostruire la nostra credibilità e guadagnarci questo spazio, perché a noi nessuno ha mai regalato niente: quando stai dalla parte che viene considerata quella sbagliata non ti puoi permettere il minimo errore", scrive Giorgia: "Oggi possiamo dire che la destra c’è, cresce e vince" [...] Eppure non è stato per nulla semplice arrivare fino a qui".

E ancora: "Il momento forse più difficile arrivò proprio dopo le ultime elezioni politiche, nel 2018. [...] Il centrodestra aveva avuto la fetta maggiore di voti, ma non aveva comunque i numeri per governare da solo. Il presidente della Repubblica preferì non tentare di dare l’incarico a un nostro esponente, segnatamente a Matteo Salvini, leader del partito che aveva preso più voti nella coalizione, e dunque premier designato secondo le regole che ci siamo sempre dati. Salvini, dal canto suo, non aveva insistito, ufficialmente perché considerava pericoloso presentarsi in Parlamento a cercare numeri che poteva anche non trovare, ma ufficiosamente, credo oggi, perché lo solleticava l’ipotesi di un’alleanza con il Movimento 5 Stelle" ricorda Giorgia Meloni, in un passaggio della sua autobiografia in uscita l'11 maggio, dal titolo 'Io sono Giorgia', di cui l'Adnkronos ha potuto leggere alcune parti, dedicato alle ultime elezioni politiche, nel marzo del 2018.

"Del resto, durante la campagna elettorale avevo proposto il famoso 'patto anti-inciucio' chiedendo ai miei alleati di escludere in ogni caso, dopo il voto, alleanze al di fuori del perimetro della coalizione di centrodestra, ma la mattina della manifestazione in cui questo impegno solenne avrebbe dovuto essere sottoscritto mi ero ritrovata da sola", ricorda Meloni.

"Su questo genere di scelte Matteo Salvini è sempre stato - rimarca - molto meno rigido di me, e a volte l’ho invidiato per questo. Sa sempre interpretare quello che vuole la gente, è la sua forza".

E ancora: "In una manciata di giorni dovevamo decidere il nome del nuovo partito senza l’aiuto di analisi di esperti della comunicazione. 'Figli d’Italia', il nome della lista con cui mi ero candidata alla presidenza di Azione Giovani, era la nostra prima scelta, ma qualcuno fece timidamente notare che quel 'Figli di...' si prestava a qualche doppio senso di troppo. 'Noi italiani' fu la mia proposta, ma non piacque. Alla fine fu Fabio Rampelli, anche lui tra i fondatori di Fdi, a pensare all’Inno di Mameli, e così nacque Fratelli d’Italia" ricorda Giorgia Meloni, in un passaggio della sua autobiografia.

La leader di Fdi ripercorre quei giorni frenetici e la rottura con il popolo delle Libertà: "A un certo punto di questo percorso decisi di comunicare personalmente a Berlusconi la nostra decisione" e gli dissi: 'voglio essere fiera di quello che faccio. Lo dico con rispetto, ma davvero non mi sento più a casa'", racconta l'ex ministro della Gioventù. "Furono settimane vissute in apnea, perché sapevamo che ogni metro ce lo saremmo dovuto guadagnare con molta fatica - scrive ripercorrendo la prima campagna elettorale per le politiche del 2013 -. Alla fine ho fatto il conto di quello che solo io avevo fatto in quei lunghissimi quaranta giorni a cavallo tra la metà di gennaio e la fine di febbraio. Oltre trentamila chilometri, quasi trecento comuni, una piccola valigia sempre pronta".

La prova del voto non fu un successo: "Arrivò quel fatidico 25 febbraio, con il suo deludente risultato: Fratelli d’Italia si era fermato all’1,96 per cento. La sera dei risultati, al comitato elettorale dove eravamo radunati in attesa del responso, l’aria era tutt’altro che euforica. Una sonora sconfitta".

Parlando poi dello stop improvviso di Berlusconi alle primarie, nel dicembre del 2012, Giorgia Meloni, come racconta nell'autobiografia, decide di varcare il suo Rubicone: "Il problema, però, è che io mi sono sempre considerata un soldato della politica, mentre quella folla era alla ricerca di un condottiero".

"Eccola, la goccia che fa traboccare il vaso" scrive Meloni ricordando il dietrofront di Berlusconi. E allora "organizzammo una manifestazione all’Auditorium della Conciliazione. Titolo: 'Le primarie delle idee'". E "a ogni applauso della platea, cresceva in me la convinzione che uscire dal Pdl e fondare qualcosa di nuovo fosse la strada giusta", ricorda Giorgia.

"Mi sono detta mille volte: 'Giò, ma chi te l’ha fatto fare?'. Solo chi ci prova sa cosa voglia dire inventarsi un partito dal niente e affermarlo sulla scena politica quando i tuoi mezzi sono così scarsi che ti ritrovi a sparare contro i carri armati con una cerbottana" si legge ancora, tornando alla fine del 2012, quando fondò Fratelli d'Italia, e rivelando i dubbi che spesso l'hanno spinta ad interrogarsi sulle sue scelte.

"Abbiamo vissuto dei momenti tragici, però vivaddio che abbiamo avuto questo coraggio. Non ho mai dubitato di aver fatto la cosa giusta, neanche nelle fasi più dure - ricorda Meloni in un passaggio del libro - . Perché l’orgoglio di poter camminare sempre a testa alta vale qualsiasi sacrificio. Non dovevo vergognarmi di niente, ero sempre libera di dire la mia senza dover rendere conto a nessuno, davanti a qualunque giornalista e a qualunque telecamera. Rispondevo, e rispondo, solo di me e delle mie scelte".

Poi usa questa analogia: "Credo che sia la sensazione che prova il lavoratore dipendente che manda al diavolo il capufficio e un posto sicuro in un’azienda nella quale non si sente più a suo agio per aprire la sua attività in proprio. È una libertà che la vita regala di rado, la politica ancora di meno. Ed è soprattutto per questo che sono fiera di aver fondato Fratelli d’Italia". Fonte

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Ingenua la libraia comunista che ha dichiarato di non volere il libro della Meloni. Da sempre le librerie comuniste adottano tecniche meno evidenti ma altrettanto efficacemente censorie: nascondere in angoli introvabili il libro sgradito e guardare con disprezzo chi osa chiederlo.

Anonimo ha detto...

Nella lunga intervista concessa al "Corriere" in vista dell'uscita della sua autobiografia, Giorgia Meloni ha preso posizione anche sul tema delle quote rosa: «Sono per il merito – ha dichiarato –. Non capisco le donne del Pd, tutte felici perché il capo ha deciso che due di loro potevano fare le capogruppo. Tu non devi andare al potere perché l’ha stabilito un uomo, ma perché sei la migliore. In Fratelli d’Italia è andata così». E alla domanda se a suo giudizio esista la solidarietà femminile ha risposto: «No. Al contrario: le donne tendono a competere tra loro, come se giocassero un campionato di serie B. Però esiste la solidarietà tra mamme. Ho un ricordo molto dolce di Laura Boldrini, da cui mi separa tutto, che mi accarezza la pancia. Roberta Pinotti mi mandò un paio di scarpine da neonata. Sono gesti che restano».
A proposito di mamme, spazio anche a un inedito racconto personale: «C’era già mia sorella Arianna. La storia con papà era finita. Tutti avevano detto a mamma di non tenermi, e lei era andata in clinica, digiuna, per fare le analisi prima dell’intervento. Sulla soglia ha esitato. Poi si è detta: io questa creatura la voglio. Così ha attraversato la strada, è entrata al bar, ha ordinato cappuccino e cornetto. Mi sono salvata così».

intervista completa, a firma di Aldo Cazzullo, sul sito del @corriere (📸 Instagram: @giorgiameloni)

Anonimo ha detto...

Giorgia Meloni (dal libro)

È stato necessario e comprensibile prendere provvedimenti drastici all’inizio della pandemia, quando non sapevamo con cosa ci stavamo confrontando. Ma l’interrogativo, se volete «filosofico», ora è d’obbligo. Per quanto tempo può essere imposto a un popolo libero il coprifuoco? O la chiusura dei luoghi pubblici, o il divieto di incontrarsi tra amici e parenti, o il permesso per lavorare e studiare? Lo stato di eccezione non può durare all’infinito, né può passare il concetto che davanti a un’emergenza sia consentito limitare la libertà dei cittadini e derogare ai principi democratici. È tempo di mettere fine a questa parentesi di «eccezione» e tornare alle regole di convivenza democratica sulle quali si fondano le società occidentali. Lo Stato deve indicare delle prescrizioni utili al contenimento dell’epidemia, delle regole da rispettare, dei protocolli anticontagio. Protezioni individuali, distanziamento, eccetera. Questo gli compete ed è utile che faccia. Ma non è nel potere del governo, né dello Stato tutto, limitare a tempo indeterminato le libertà fondamentali dei cittadini.

Anonimo ha detto...

“Il libro pagato dai contribuenti che mette tra le donne rilevanti di Trento Mara Cagol, brigatista rossa: mi fanno davvero ribrezzo! (…) nel frattempo altri boicottano la Meloni”.
Nicola Porro contro la solita ipocrisia di certa sinistra.

Anonimo ha detto...

Nel nuovo libro di Giorgia Meloni c'è uno spazio dedicato al rapporto con la religione e soprattuto con quello che definisce il "suo Papa", ovvero Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla. Un Papa che, secondo la Meloni, ha segnato un'epoca. La Meloni racconta il privilegio che ha avuto da consigliera provinciale nel conoscerlo personalmente, e di aver visto con i proprio occhi, anno dopo anno, come la malattia abbia attaccato il fisico di Giovanni Paolo II, senza fiaccarne la forza spirituale, il carisma e la dignità.

"È stato un grandissimo uomo, un santo, ad avvicinarmi con semplicità, e con il suo potentissimo esempio, a Dio: Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyła. Il più grande pontefice dell’era moderna e il più grande statista di tutto il Novecento. Ma anche di più. Si dice che sia impossibile comprendere il valore di qualcosa che abbiamo fin quando non lo perdiamo. Papa Giovanni Paolo II fu eletto nel 1978, un anno dopo la mia nascita. Quando morì, nel 2005, io avevo ventotto anni. E in quei quasi trent’anni di vita lui era stato lì. Fu come se mancasse di nuovo mio nonno, perché lui, semplicemente, c’era sempre stato", ricorda la Meloni.

"Io ho seguito ogni pontefice, ma non con lo stesso trasporto. Sarà anche l’età, e la consapevolezza che si porta dietro, ma benché sia cattolica e non mi sia mai permessa di criticare un pontefice, ammetto che non sempre ho compreso papa Francesco. A volte mi sono sentita una pecorella smarrita, e spero un giorno di avere il privilegio di poter parlare con lui, perché sono certa che i suoi occhi grandi e le sue parole dirette riusciranno a dare un senso a quello che non comprendo", spiega infine la Meloni.

Anonimo ha detto...

« ... La nuova proposta di legge di Lega e FI non tocca la forma del ddl Zan, ossia il riconoscimento della relazione omosessuale come un bene, ciò per cui essa è essenzialmente ingiusta. Per questo motivo la prassi del male minore è, alla lunga, improduttiva. Se Forza Italia e Lega non pensano di dover colpire il cuore di un ddl ingiusto, cioè la relazione omosessuale come un bene per la società, ma solo alcuni suoi effetti, come le limitazioni alla libertà di espressione, vuol dire che elementi culturali che hanno motivato il ddl Zan sono presenti anche nella loro cultura politica ... ».

Il che, in altri termini, sta obiettivamente a significare ─ anche arguendo da questo particolare e come più volte già ho avuto a considerare ─ che il c.d. "centro destra" e la c.d. "destra", in realtà, altro non sono se non delle articolazioni della sinistra, altrimenti collocate, per la semplice ragione tattica di far sì che si crei una situazione concreta nella quale, comunque si creda di votare, l'effetto del suffragio si risolva, comunque e sempre, nell'elezione di un candidato sostanzialmente della sinistra, la quale, quindi, indipendentemente dagli esiti delle urne, deterrà in ogni caso la maggioranza di Governo, a prescindere dalla formale etichetta politica indossata dal vincitore di turno ...

Anonimo ha detto...

Repubblica sempre più in basso: paragona Giorgia Meloni e il suo libro al caso Mara Cagol

Su Repubblica non si perde occasione per dire stupidaggini su Giorgia Meloni o per pubblicare paragoni offensivi come quello odierno: la leader di FdI accostata alla brigatista rossa Mara Cagol, morta in un conflitto a fuoco nel 1975.

La lettera che accosta Giorgia Meloni a Mara Cagol
Per giungere all’ardito accostamento c’è bisogno di una lettera, firmata da una certa signora Gina Malfatti di Genova. la quale argomenta rivolgendosi a Francesco Merlo: mi paiono simili, afferma, i casi della libraia di Roma che non vuole vendere il libro di Giorgia Meloni e la protesta di FdI contro il libro della Provincia di Trento Trentatrè trentine che inserisce la figura di Mara Cagol tra le donne lì nate da ricordare. “Su Mara Cagol io la penso – prosegue la lettera a Repubblica – per quel che poco che conta il mio pensiero, come lei ha tante volte scritto. E cioè che la sua tormentata avventura umana appartiene alla storia criminale e alla storia della pietà italiane. Ho comprato una copia del libro autopromozionale di Giorgia Meloni. E ho chiesto il favore a un’amica trentina di procurarmi l’altro”.
La risposta di Francesco Merlo
Ora Francesco Merlo, nel rispondere, avrebbe potuto far notare che i due casi non si assomigliano per niente: da una parte c’è un’oscura libraia fanatica che invita al boicottaggio di un libro edito da Rizzoli e rivolto a un pubblico pagante. Dall’altra c’è una iniziativa istituzionale, con soldi pubblici, che compie una precisa scelta politica che mira a riabilitare una terrorista. Se la politica se ne interessa è normale e doveroso. Non è normale invece boicottare un libro solo perché consideri l’autrice un nemico politico.
...

Anonimo ha detto...

Solita storia, fanno gli idealisti quando sono sicuri di mettere il piatto a tavola con il contributo pubblico. Alla libraia diamo una notizia: i contributi che prende vengono da tasse che pagano anche quelli di Destra. In questo caso la Resistenza non la fa? Quando si dice che uno ragiona a comunista.

Anonimo ha detto...

Meloni può piacere o non piacere, ma leggendo il volume di una cosa le va dato atto: non scansa le accuse che sul piano politico (e non solo) le vengono rivolte, ma le affronta e le ritorce sui suoi avversari, argomentando contro quelle che lei giudica ipocrisie da sepolcri imbiancati: «Lo ripeterò fino allo sfinimento: non voglio l’abolizione della legge sull’aborto. Ma ne rivendico la piena applicazione, in particolare sulla prevenzione. Il ddl Zan sulla omotransfobia? Un cavallo di Troia per far passare l’autocertificazione di genere, l’hanno smontato perfino le femministe».
https://www.giorgiameloni.it/2021/05/12/giorgia-meloni-a-la-verita-discriminata-per-le-idee-non-perche-donna-sono-un-soldato-che-non-ha-paura-di-niente-e-nessuno/

Anonimo ha detto...

Stampa estera: anche il Times prevede Giorgia Meloni premier.

Link: https://bit.ly/3hBaEwu

mic ha detto...

Pazienza, coraggio, idee chiare. Erano anni che le case editrici premevano sulla Meloni perché desse alle stampe la sua biografia. Non che la leader di Fratelli d'Italia non sapesse cosa dire, aspettava il momento opportuno. Io sono Giorgia è un libro identitario, non una storia, ma una fotografia dell'Italia come la si vive sulla pelle, nella vita di tutti i giorni, quando non ci si rassegna a vederla buttarsi via così. Quale momento migliore per far sentire la propria voce se non quando sei da solo a cantare fuori dal coro? E così, puntuale, la fatica letteraria accompagna in libreria la lotta che la Meloni sta facendo, da sola, all'opposizione. «Perché alla democrazia serve l'opposizione» dice l'interessata, «altrimenti che democrazia è? Anche la maggioranza dovrebbe ringraziarmi».
Ma anche perché la leader di Fdi è allergica all'intruppamento tanto quanto è disponibile all'intesa. E per questo lei è l'antitesi di questo esecutivo, retto da Salvini, Letta e scegliete voi l'avatar dal quale far rappresentare M5S. Draghi gioca la palla da solo con la ristretta squadra di super tecnici che si è scelto, tiene a bada la sinistra assecondandola con frasi banali e riaperture al rallentatore, rottama silenziosamente l'asilo dirigente insediato dai grillini, e concede con il contagocce alla Lega, lasciando che il Pd insulti Salvini e che quello gli risponda di rimando.
La versione di Giorgia è, come sempre, tranchant. «Il premier fa l'equilibrista sul filo, ma pende sempre a sinistra. Vuole la prova? Fratelli d'Italia ha presentato una mozione in Senato che chiedeva l'abolizione del coprifuoco. Avevamo i numeri in Aula, poteva passare. Alcuni partiti della maggioranza hanno presentato allora mozioni simili, ma il premier le ha fatte ritirare. E la mozione di Fdi è stata bocciata. Non capisco perché Lega e Forza Italia accettino l'arroganza della sinistra su alcune scelte. Lo spettacolo è stucchevole.
Il Pd accusa Salvini di essere sleale perché fa politica e porta avanti le sue battaglie; invece sleali sono i democratici, che hanno perso i freni inibitori nell'attaccare il loro alleato di governo e vogliono stravincere, facendo fare al centrodestra quel che la sinistra vuole ma non ha la forza di imporre. È la solita storia: il Pd non ha i voti ma in un modo o nell'altro riesce sempre a governare con quelli degli altri. Finché sono quelli dei grillini passi, ma quelli del centrodestra».

mic ha detto...

... segue
C'è sempre la sensazione, parlando con la Meloni, che si dipinga più inclusiva e dialogante di quel che è in realtà, una pacificatrice in tuta mimetica solo per le circostanze. Un animo logico e materno costretto a menare fendenti dalla vita e dal destino. «La mia forza è che mi sottovalutano sempre» è una delle sue frasi ricorrenti. Se è così, dovrà puntare su qualcosa d'altro d'ora in poi, perché tutti la stanno prendendo maledettamente sul serio. Soprattutto gli italiani, che la accreditano al 18% nei sondaggi, in alcuni dei quali Fdi risulta il secondo partito. Vedremo a breve quanto la prende sul serio il presidente del Consiglio. «Ho incontrato Draghi più volte, teniamo una corrispondenza. Ora voglio proporgli appuntamenti a scadenze fisse per ragionare sulle priorità dell'Italia nel rispetto dei rispettivi ruoli» tende la mano Giorgia.

Ma non sarebbe più urgente incontrarsi prima con Salvini, onorevole?
«Ci incontreremo questa settimana, anche con Forza Italia, per decidere le candidature nelle città».

E quello mi sembra il minimo
«Dipendesse da me, sarei disposta a vederci o sentirci quotidianamente. Le ricordo che, appena partito questo governo, io proposi un inter-gruppo, con Lega e Forza Italia, per elaborare una strategia di squadra nei lavori parlamentari. Più ci si parla, più si evitano equivoci».

Ma se poi ognuno va per la sua strada
«Non è così. Alle amministrative il centrodestra avrà un candidato unico nelle città, mentre i giallorossi ne avranno tre o quattro».

La aiuto ad andare d'accordo con Salvini
«Non ne ho bisogno».
https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/27256421/giorgia-meloni-mario-draghi-quirinale-vantaggio-lo-vedo-elezioni-anticipate.html