Oggi sul "Corriere" Giusi Fasano proclama il "diritto" dei malati gravi ed invalidi di scegliere la "dolce morte" eutanasica. Ovviamente facendo leva sul sentimentalismo e il pietismo, modello Marco Cappato, la Fasano dichiara la sovrana libertà del singolo di togliersi la vita, anzi farsela togliere dallo Stato, dal servizio sanitario nazionale. Libertà eutanasica sì, libertà di cura, no, perché la Fasano da buona soldatina del politicamente corretto, è ultravaccinista.
C'è un'apparente contraddizione tra questa esaltazione della libertà individualistica di scegliere liberalmente la morte, e l'obbligo vaccinista che il "Corriere" e la Fasano ritengono inderogabile. Libertà di ammazzarsi sì, libertà di rifiutare il vaccino, no.
Questa grossa contraddizione tra la rivendicata libertà di farsi eliminare dal dottor morte e la negata libertà di scegliere di rifiutare il vaccino, sfuma se comprendiamo che chi la propone vuole la libertà assoluta di fare (o farsi) del male, ma non quella di fare (o farsi) del bene. Bisogna essere liberi di divorziare, abortire, cambiare sesso, divenire fluidi e perversi, amoreggiare senza legami con tutto ciò che respira, consumare droga, entrare illegittimamente in un altro Paese, e persino uccidersi quando proviamo dolore. Non possiamo invece essere liberi di scegliere cosa farci o non farci inoculare nell'organismo.
Servi dei poteri finanziari, questi pennivendoli si atteggiano a paladini della libertà, ma sono soltanto figli delle tenebre. Per loro non solo posso, ma devo violare la legge di Dio e la legge eterna, ma non ho il diritto di violare la legge di Bill Gates e di Big Pharma. (Martino Mora)