L'articolo risale al 2017 ma non ha perso di attualità. Ѐ di questi giorni la bomba-Cina che rischia di esplodere sul governo a causa della "via della Seta", il memorandum sullo sviluppo infrastrutturale euro-asiatico di cui il premier Conte e il vice Di Maio appaiono grandi sostenitori, nonostante le ripercussioni con le inquietudini degli USA e della UE. Al momento non risultano le dovute cautele che possono esser introdotte in una giusta e proficua relazione con un partner ineludibile come la Cina senza correre il rischio di consegnare ad esso l'economia italiana, tra infrastrutture, porti e scalate finanziarie ai gioielli di casa nostra. Dunque è bene tener desta l'attenzione e soprattutto sperare che restino vigili gli allegati leghisti. Intanto appare rassicurante la dichiarazione di Salvini: « Via della seta con la Cina? Non abbiamo pregiudizi, ma molta prudenza. Siamo favorevoli al sostegno e all’apertura dei mercati per le nostre imprese. Altre però sono le valutazioni, sempre attente, che occorre fare in settori strategici per il nostro Paese come telecomunicazioni e infrastrutture. Non vorremmo - ha aggiunto Salvini - diventare una colonia. Laddove, e si è visto, la Cina ha effettuato investimenti, ha aperto il suo mercato nel Paese che lo ha ospitato. Pertanto - ha concluso il vicepremier - molta prudenza ».
I cinesi vogliono i porti italiani. Ci avevano già provato due anni fa con Taranto ma, a causa anche delle consuete incrostazioni burocratiche, si erano spostati sul Pireo. Però non hanno dimenticato l’Italia acquistando il 40% della piattaforma logistica di Vado Ligure.
Ora vogliono andare avanti perchè, nonostante siano passati otto secoli e nel frattempo Cristoforo Colombo abbia scoperto che la terra è rotonda, il collegamento migliore fra la Cina e l’Europa resta quello tracciato da Marco Polo. Non a caso Pechino ha varato un progetto gigantesco da 113 miliardi di dollari e l’ha chiamato Via della Seta: una via di terra e l’altra per mare. «Ma il collegamento di terra - dice Giulio Sapelli economista e docente alla Statale di Milano - è un progetto fragile. Deve attraversare troppe frontiere. Più efficiente la rotta marittima».
Da qui l’interesse verso i porti italiani. Un’attenzione arrivata fino a Palazzo Chigi che ha convocato un tavolo tecnico con ministri, trecnici, e ferrovie. Segno che il programma dei cinesi avanza.
L’Italia è strategica nella proiezione cinese nel Mediterraneo, in termini politici, commerciali e di sicurezza. All’aumento degli investimenti di Pechino all'estero, corrisponde la necessità di una revisione della strategia di difesa dei propri interessi: le esercitazioni congiunte tra Cina e Russia nelle acque del Mediterraneo e la creazione dell’avamposto militare di Gibuti, spiegano questa tendenza di cui anche l’Europa farebbe bene a tenere conto.
Nelle mappe cinesi, il porto di Venezia è indicato come il terminale europeo della Via della Seta marittima. Soprattutto con il raddoppio del Canale di Suez. Attraverso l’Italia si arriva al cuore dell’Europa ed ecco perchè il Pireo resta un ripiego. I container come escono? Non certo per via di terra visto che strade e ferrovie sono inesistenti.
Così l’attenzione torna sull’Italia e più in generale sull’Adriatico: Venezia, Trieste e Ravenna. Ma anche Capodistria (Slovenia) e Fiume (Croazia). Un progetto di alleanza tra i cinque maggiori porti esiste già ed è cofinanziato dal governo italiano (con il coordinamento del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture) e dal Silk Road Fund il grande fondo cinese cui il governo Pechino ha affidato 40 miliardi per completare il progetto della Via ndella Seta. Risorse accolte dall’entusiamo generale per il rilancio delle infrastrutture.
Esce dal coro Giulio Sapelli che invece, nella Via della Seta vede lo strumento per la consacrazione del dominio cinese. L’espansionismo della Repubblica Popolare che dietro le bandiere rosse ha allineato insegne imperiali.
«Le tesi dell’ultimo Congresso del Partito a Pechino hanno detto chiaramente le intenzioni della Cina - spiega il professore - Un nuovo imperialismo sfruttando le debolezze dell’Europa e gli errori degli Stati Uniti». Nè vale la storia come elemento di argine. «È falso dire che nella storia della Cina non ci sia un Dna imperiale. Hanno scoperto la bussola e la polvere da sparo. Nel XV secolo disponevano di una flotta potente». Per ragioni mai chiarite l’imperatore ordinò di affondarle. «Il Progetto della Via della Seta è la maniera per ripartire con la conquista del mare», taglia corto Sapelli.
Nino Sunseri - Fonte
6 commenti:
OT
Mattarella, Presidente della Repubblica, tace su questioni su cui dovrebbe intervenire ma spesso parla su questioni che non lo riguardano, intendo dire dal punto di vista della carica istituzionale che ricopre.
Ieri se l'è presa col cosiddetto "riscaldamento globale": "Siamo sull'orlo di una crisi globale. Salvare il clima per salavare vite. Occorrono misure concordate a livello globale".
Fatto salvo il discorso dell' inquinamento in tutte le sue svariate forme che ovviamente va contrastato in ogni modo, ma é un'altra cosa, io a questo discorso del "global warming" che dipende solo da cause antropiche non ho mai creduto.
È anche vero che non sono uno scienziato del clima. Però vedo che cominciano ad essere parecchi gli scienziati che la pensano come me. Uno di loro è Carlo Rubbia: "Vorrei ricordare che dal 2000 al 2014, la temperatura globale è scesa di 0,2 gradi".
Ecco, mettiamola cosi: preferisco pensarla come Carlo Rubbia che come Mattarella;
col quale, per la verità, è ben strano che mi trovi d'accordo su qualcosa.
Guido Crosetto
”Se questo governo sta attuando un cambio di rotta storico della nostra politica estera, aprendo alla Cina, allora il presidente del Consiglio deve spiegarlo al Parlamento e deve dire qualcosa ai nostri tradizionali alleati. Siamo l’unico paese del G7 ad aderire a questo grande piano del governo cinese”.
Sapelli non sa di cosa parla e inoltre fa parte di quella "intellighenzia" che ci ha portato alle miserrime condizioni attuali!! La via della Seta é il futuro del Commercio Mondiale e un modo per affrancare l'Italia all'attuale dominio schiavizzante del binomio franco-tedesco!!
Chi era a quel tavolo esclude che vi siano state tensioni tra i due vice-premier. È prevalsa la linea di una prudente apertura a Pechino ma senza irritare troppo l’alleato americano. Tanto Sergio Mattarella quanto il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, hanno battuto su questo tasto. Il problema non è tanto il Memorandum che, per quanto ampio, è molto meno incisivo e vincolante, spiegano fonti quirinalizie, di tanti altri siglati bilateralmente da 13 altri Paesi europei. Il problema vero è soprattutto il 5G, che pone problemi strategici e di sicurezza. L’idea emersa tra una portata e l’altra è quella di rafforzare il «golden power» in capo a Palazzo Chigi, aumentando i poteri speciali che vengono esercitati per tutelare gli interessi nazionali, oltre che per fermare azioni predatorie su società private. E sarà proprio il braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti, ad approfondire la materia del «golden power», anche nell’ottica di tranquillizzare l’amministrazione Usa.
Per Salvini «la sicurezza nazionale viene prima di qualunque interesse commerciale». «Se si parla di business va bene, quando si parla di interesse dei cittadini e degli imprenditori italiani bisogna stare molto attenti», sostiene il ministro dell’Interno. Dunque, approfondire, alzare il livello della golden power. «Basta saper mettere i giusti paletti», spiega Giorgetti. Che aggiunge «Le libertà personali, i diritti di proprietà e quelli d’autore, la tutela dei lavoratori hanno un significato molto diversi per noi e per il governo cinese. Lì prevale un modello di capitalismo di Stato che standardizza e annulla le individualità». Giorgetti dà una torsione atlantista alle sue parole, diverse da quelle che vengono dai 5 Stelle e precisa che dalla Cina viene una competizione globale che incide sulle persone: «L’intensificazione del multilateralismo economico è un processo inevitabile, ma non esiste solo il mercato».
https://quifinanza.it/soldi/salvini-pronto-a-crisi-di-governo-sulla-via-della-seta-con-la-cina-con-lappoggio-ue/262518/
Xi Jinping, nella lettera che ha inviato al Corriere per precedere la sua visita in Italia, ha parlato delle glorie dell'Impero romano e di Virgilio. Grandi passi avanti rispetto a quando ospitavamo Obama, che in visita al Colosseo diceva che era "più piccolo di un campo da baseball".
Posta un commento