Le radici della civiltà dell'Occidente Europeo sono greco-romane e cristiane. La rinnovata contrapposizione con il mondo islamico non può essere l’occasione di cercare un’unità nella pseudo-cultura modernista o nei diritti dell’uomo che si fa Dio; ma in ciò che ci è proprio e che ha fatto la nostra forza: nella fedeltà alla tradizione della Chiesa Romana, la nostra vera Tradizione, che ha origine da Dio e dal suo Cristo.
lunedì 20 febbraio 2006
Da una nota del S.I.R.
Assassinii di massa, martirio di sacerdoti: cominciate come anti-occidentali le manifestazioni che hanno preso a pretesto le vignette dello Jyllands-Posten non tardano a degenerare come anti-cristiane. E non c’è, né ci può essere reciprocità: le manifestazioni e le violenze, che hanno scosso decine e decine di paesi non possono essere oggetto di contro-manifestazioni nei paesi pure a maggioranza cristiana. Di mezzo c’è l’essenza stessa del cristianesimo, il semplice ammonimento di Gesù a dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, ci sono secoli di storia, c’è la grande lezione che promana dal cristianesimo, che è alla base dello straordinario dinamismo dell’occidente nella sua identità cristiana. Eppure la situazione in prospettiva rischia di degenerare. Sta venendo al pettine la necessità che oggi ha l’Islam, nelle sue varie denominazioni e manifestazioni, di una chiara affermazione anti-integralista, che purifichi e faccia risplendere l’ispirazione religiosa. Il punto è: sono le democrazie occidentali in grado di prendere l’iniziativa? È il momento di reagire e reagire bene, così da condurre non allo scontro, ma allo sviluppo della civiltà. Benedetto XVI, ricevendo le credenziali del nuovo ambasciatore del Regno del Marocco, uno degli Stati più avanzati dal punto di vista del rispetto e del dialogo, ha dato alcune indicazioni, a partire da una ferma condanna dell’intolleranza e della violenza. “Per i credenti come per tutti gli uomini di buona volontà la sola via che può condurre alla pace ed alla fraternità è quella del rispetto delle convinzioni e delle pratiche religiose altrui, affinché, in modo reciproco in tutte le società, sia realmente assicurato per ciascuno l’esercizio della religione liberamente scelta”. È stato ancora una volta chiaro, il Papa, chiedendo la libertà religiosa e la reciprocità: due elementari diritti dell’uomo, gravemente misconosciuti da troppi paesi integralisti per convinzione o per calcolo. Ecco allora la sfida. La Chiesa continuerà a fare la sua parte, cioè a pagare di persona, ma anche a mettere ciascuno di fronte alle proprie responsabilità. Innanzi tutto i governanti, le leadership religiose e l’opinione pubblica dei paesi islamici, che devono uscire dalla spirale integralista. Per fare questo c’è bisogno però anche di una forte iniziativa dei paesi democratici. Per prendere finalmente l’iniziativa a loro volta i governi, le leadership e l’opinione pubblica delle democrazie occidentali e in particolare proprio di quelle europee e dell’Unione Europea, devono sbarazzarsi una volta per tutte dell’antico e sempre insinuante assioma, per cui la secolarizzazione rappresenterebbe il compimento della democrazia. È vero invece il contrario. Senza identità non si può dialogare. E oggi bisogna muoversi in fretta.
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1 commento:
Caro marcod'europa, penso che il tuo nick sia collegato con Padre Marco d'Aviano, in riferimento al suo ruolo determinante, come cappellano generale, nella vittoriosa battaglia di Vienna dell'11 settembre 1683, definita da qualche storico "la madre di tutte le battaglie" perché ha chiuso il discorso militare con i turchi, desiderosi di occupare l'Europa, decretando il loro irreversibile declino militare ed economico.
Vi dice niente la coincidenza delle date: 11 settembre?
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