Costituzione italiana contro trattati europei: il Mes apre un nuovo fronte o, meglio, riapre un fronte rimasto a lungo silente. Lo scontro che si è sostanziato a più riprese in un braccio di ferro tra organi di diritto italiani e sovrastrutture europee (vedasi i dubbi della Corte Costituzionale sulla riforma del 2012 dell’Articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio) ritorna a infiammarsi.
Torna a infiammarsi perché il Meccanismo europeo di sicurezza viene discusso ora, sette anni dopo la sua nascita, una volta caduta la cappa di piombo che silenziava chiunque osasse parlare contro il mainstream europeista, chiunque opponesse il patriottismo costituzionale all’insensatezza dei vincoli. O opponeva una visione strategica contro le logiche ristrette dell’economicismo. Basti pensare all’assalto mediatico a Paolo Savona in occasione della sua (mancata) nomina a ministro dell’Economia nel governo Conte I, che portò l’accademico sardo a essere bollato come pericolo pubblico solo perché, da europeista convinto, aveva pensato a misure che andassero in controtendenza con le linee del rigore germanico.
Torna a infiammarsi perché il Meccanismo europeo di sicurezza viene discusso ora, sette anni dopo la sua nascita, una volta caduta la cappa di piombo che silenziava chiunque osasse parlare contro il mainstream europeista, chiunque opponesse il patriottismo costituzionale all’insensatezza dei vincoli. O opponeva una visione strategica contro le logiche ristrette dell’economicismo. Basti pensare all’assalto mediatico a Paolo Savona in occasione della sua (mancata) nomina a ministro dell’Economia nel governo Conte I, che portò l’accademico sardo a essere bollato come pericolo pubblico solo perché, da europeista convinto, aveva pensato a misure che andassero in controtendenza con le linee del rigore germanico.
Il tappo è saltato e il dibattito è aperto. Si va oltre la destra e la sinistra: i rilievi che Vladimiro Giacchè, economista di formazione marxista, faceva sul pareggio di bilancio e i vincoli di Maastricht sono assonanti a quelli che un accademico di chiaro orientamento liberale e atlantista come Carlo Pelanda solleva oggi sulla riforma del Mes. In un’analisi ospitata da La Verità, infatti, Pelanda si chiede se ci sia conformità tra il trattato di riforma del Mes, che vincola i salvataggi del settore bancario al rispetto pluriennale dei vincoli di bilancio, e l’articolo 47 della Costituzione, che tutela il risparmio dei privati cittadini.
Nella sua breve ma significativa enunciazione l’articolo 47 afferma: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”. Pelanda fa notare che “nel momento in cui c’è un processo di maggiore condivisione dei rischi nell’Ue – precursore necessario per la vitale unione bancaria – le altre nazioni pretendono che il prestatore di ultima istanza dell’Italia siano i patrimoni dei suoi risparmiatori, creando un conflitto di interesse tra euroconvergenza e tutela degli italiani”. E di seguito fa riferimento a una sentenza della Corte costituzionale tedesca sulla disciplina del “fondo salva-Stati” che ha assegnato al Parlamento di Berlino l’ultima parola sulla ratifica di trattati che prevedono contributi di spesa.
Di fronte all’assurdità di un Mes che crea un problema di selezione concedendo l’accesso ai prestiti ai Paesi in salute che conoscono choc momentanei (come potrebbe essere la Germania in caso di crisi bancaria) ma lo nega alle economie più in difficoltà, chiamate comunque a contribuire al suo finanziamento, senza avere quel necessario potere di prestatore di ultima istanza che nemmeno la Bce detiene e che consentirebbe ai debiti europei di avere un’analoga soglia di sicurezza (privati o pubblici che siano) la lezione tedesca è indicativa. Il Parlamento non può non essere consultato in maniera operativa di fronte a questione tanto importanti e al rischio di un ricatto dei mercati se lo stallo sul Mes dovesse prolungarsi.
L’Italia è il Paese che grazie all’elevata soglia di risparmio privato, frutto del lavoro e del sudore di generazioni industriose che seppero portare un Paese distrutto dalla guerra a diventare in trentacinque anni la quinta economia del mondo, ha saputo resistere alla buriana devastante del decennio di crisi. Nonostante la distruzione di un quarto della capacità industriale. Nonostante una stagnazione decennale. Sacrificare sull’altare del Mes la residua stabilità sarebbe un errore imperdonabile. Alla logica dei vincoli comunitari va opposto il principio del patriottismo costituzionale. Ricordando che deve essere la Carta del 1948 la stella polare in base a cui il Parlamento deve valutare se concedere o meno il suo appoggio ai trattati europei. Per tutelare l’interesse nazionale e, soprattutto, preservare la futura stabilità degli italiani. [Fonte]
9 commenti:
Giuseppe Conte parla alla Camera dei Deputati del Mes sotto il fuoco incrociato di Lega e Fratelli d'Italia. Lo scontro è furibondo, e il discorso del premier, più che spiegare, nel concreto, cosa significhi la riforma del Mes per l'Italia, quale sia il nodo da sciogliere, quale soprattutto sia stato il ruolo del governo e della sua persona (sia nel Conte uno che nel Conte bis), il presidente del Consiglio prova a semplicemente a difendere se stesso dal processo. Ma è una difesa che rischia di crollare non tanto sotto i colpi dei partiti sovranisti, che accusano Conte di aver tradito il mandato del Parlamento, ma sotto le parole dello stesso premier. È Conte che sta affossando Conte, perché è il premier che sta smentendo se stesso. E l'arringa dell'Avvocato del popolo rischia di trasformarsi in un vero e proprio fallimento per cui la condanna potrebbe arrivare da un momento all'altro.
La prova è data semplicemente da quello che sta accadendo in questi istanti dopo che il premier ha detto che il governo non ha firmato nulla, ribadendo che la riforma del Mes sia ancora modificabile. Conte, però si dimentica non soltanto delle parole del suo ministro Roberto Gualtieri, che in audizione in commissione aveva proprio spiegato che non si potesse emendare quanto deciso dall'Eurogruppo, ma anche di quello che è stato detto dallo stesso presidente del Consiglio. Che prima dice che non è stato preso nessun accordo definitivo, poi dice che i ministri sapevano e si trovavano tutti d'accordo e adesso svela all'Italia il fatto che non ci sia nulla di deciso, che tutto è ancora possibile e che il parlamento potrà decidere.
Il problema però è che il Parlamento italiano, cui appartiene la sovranità nazionale, non ha avuto alcuna conoscenza di quanto stesse avvenendo nelle cancellerie europee. Anzi, la Lega, che il premier accusa di sapere ma di aver montato il caso, in realtà è stato uno dei pochissimi partiti a chiedere al governo Conte di riferire in Aula addirittura quando lo stesso Carroccio era in maggioranza. I ministri dunque non potevano essere tutti consapevoli, perché almeno i leghisti si sarebero contraddetti da soli creando una situazione a dir poco incredibile.
Ma soprattutto, e questo è un altro nodo che Conte si è dimenticato di sciogliere sul Mes, non si comprende come sia possibile dire che si possa modificare un testo che le stesse fonti europee hanno detto di non avere intenzione di modificare né di poterlo fare. Tanto è vero che il documento pubblicato il 21 giugno dal Consiglio europeo proprio sulla revisione del trattato Mes parla della più ampia convergenza tra governi sulle modifiche al Meccanismo europeo di stabilità.
Come questo testo, da inemendabile su cui è stata piena convergenza, sia diventato tutto a un tratto modificabile, è un mistero che improbabile conosce solo Conte. Ma per il governo i dubbi restano e le dichiarazioni del presidente del Consiglio, oggi, non aiutano a schiarire il cielo. Ed è abbastanza chiaro che chiunque andrà in Europa a trattare (per adesso il ministro Roberto Gualtieri) non potrà certamente presentarsi con le capacità di farlo. L'Europa si è già espressa, i governi hanno già trovato l'accordo. Conte lo sa, perché di questi negoziati ha fatto parte. Ma adesso, per timore che il uso governo cada non sotto la scure dell'opposizione ma sotto la scure della sua stessa incapacità di difendersi, il premier preferisce difendersi provando a spostare, l'attenzione o sulla Lega o sulle opposizioni. Perché sa che in Europa non ci sarà molto spazio di manovra.
...segue
Le fonti dell'Eurogruppo hanno parlato in modo chiarissimo. Ad Agi, una fonte accreditata ha spiegato, proprio in vista della riunione dei ministri delle Finanze, che "la riforma del Mes è già stata concordata e stiamo lavorando sulla legislazione sussidiaria". Anzi, la dichiarazione della fonte è estremamente netta ed è pronta a chiudere su qualsiasi riforma, visto che da Bruxelles ricordano anche come tutto quello che è stato deciso a giugno non oggetto di discussione. Insomma, Conte potrà alzare la voce, ma sarà non solo debole, ma soprattutto inutile. Doveva informare il Parlamento e non l'ha fatto. Doveva porre il veto, e non lo ha fatto. Doveva tutelare la sovranità dall'attacco dei mercati, ma farà da scudo a una riforma che aiuta solo le banche tedesche e che imporrà al nostro Paese il rischio di ristrutturazioni del debito imposte dall'alto. L'arringa del premier per ora è servita a poco: il processo rischia di perderlo e la condanna, per l'"Avvocato del popolo" potrebbe essere molto pesante.
http://m.ilgiornale.it/news/politica/mes-gi-stato-approvato-difesa-conte-ora-crolla-1793108.html
Mes, Meloni contro Conte: "Smentisce il suo Governo e ci riempie di menzogne"
di Francesca Bernasconi
2 Dicembre 2019 - 15:51
La leader di Fratelli d'Italia attacca il premier, dopo il suo intervento sul Mes: "L'Italia ha tutto da perdere, non ha ragioni per firmare il trattato"
"Lei smentisce il suo Governo e ci riempie di menzogne". Così il leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, replica al premier Giuseppe Conte, dopo il suo intervento sul Mes alla Camera.
"Lei ci ha letto 44 minuti di resoconti parlamentari sostanzialmente per smentire il suo Governo- ha detto la Meloni-Noi in Senato abbiamo votato contro per altro. Lei ci ha fatto tutta la sua lezioncina sul rispetto del Parlamento e poi però la settimana scorsa il ministro Gualtieri ci ha detto che il Mes non è emendabile. Delle due l'una. Lei è un presidente che ci riempie di menzogne". Secondo il presidente di FdI, all'Italia non converrebbe sottoscrivere il trattato che viene proposto. Poi, la Meloni accusa: "Conte ha dato l'ok", alle modifiche al trattato, "in cambio dell'approvazione delle consorterie europee".. Ma, con le modifiche previste dalla riforma, "il fondo salva Stati diventa un fondo salva banche".
Il timore di Fratelli d'Italia è che il presidente del Consiglio abbia approvato le modifiche e "svenduto gli interessi italiani per la poltrona. Se non è così vedremo cosa fa Luigi Di Maio la prossima settimana. Il documento è emendabile". Poi, un appello: "Votate contro e dimostrate che la vostra poltrona vale meno dei risparmi degli italiani".
Giorgia Meloni ha annunciato che l'11 dicembre il suo partito presenterà alla Camera una risoluzione, per chiedere di non firmare la riforma al Mes: "Presidente Conte- avverte il leader di FdI- lei si è presentato come l'avvocato del popolo, non le permetteremo di diventarne il curatore fallimentare perché la manderemo a casa prima".
Ma gli occhi (e il dito) non sono puntati solamente sul premier. Nel mirino dell'opposizione è finito anche Luigi Di Maio, cui la Meloni chiede: "Basta coi proclami: abbaiate alla luna sui giornali e vi nascondete con la coda tra le gambe dentro al Palazzo. Se ritenete davvero che questo trattato così com'è non si possa sottoscrivere, dimostratelo quando arrivano in Aula gli atti parlamentari". Il trattato, infatti "è perfettamente emendabile e l'Italia lo può ancora fermare. Ed è lei che lo decide, Di Maio. Una volta tanto alzate la testa, riscattatevi".
http://m.ilgiornale.it/news/politica/mes-meloni-contro-conte-smentisce-suo-governo-e-ci-riempie-1793096.html
Pubblicato il: 02/12/2019 17:22
"Uno splendido discorso da amministratore di condominio... Avete trovato una densità politica? Così parla un amministratore di condominio. Non era lui, era l'imitatore". Lo dice il senatore del M5S Gianluigi Paragone, commentando con i giornalisti in buvette il discorso del premier Giuseppe Conte sulla riforma del Mes. "La prima parte" del discorso del premier "era una sfida tra lui e Bagnai. Era una macchietta, dai... Comunque sia, se lo metta in testa: il Mes per quel che mi riguarda non passa", sottolinea, aggiungendo: "Io sono qua in Parlamento sulla base di un programma elettorale".
"Il Parlamento ha la possibilità di porre il veto: per quel che mi riguarda è no. Mi auguro che tutto il Movimento" voti no "se ha ancora un senso il programma elettorale, se non ha senso, lo dovranno dire agli elettori. Io - ha rimarcato il giornalista - sono stato votato sulla base di un programma che era tutt'altro che europeista... io non li tradisco gli elettori a cui ho chiesto il voto. Capisco Conte, che non ha fatto la campagna elettorale...". "Quanti nel M5S la pensano come me sul Mes? Non lo so, chi non la pensa come me tradisce gli elettori. Se 5 o 6 la pensano come me, casca il governo? Magari...", aggiunge.
https://voxnews.info/2019/12/02/conte-ha-mentito-in-parlamento-ora-si-deve-dimettere/
Il premier in Aula prova a discolparsi sul Mes mettendo agli atti sette vizi politici. Ma la sua versione è un autogol per il governo. (La Verità)
L'AVVOCATO DI SE STESSO
Il MES è una istituzione finanziaria internazionale e intergovernativa, la quale ha il compito di concedere assistenza finanziaria ai paesi dell'eurozona che si trovino o rischino di trovarsi in una grave situazione finanziaria. Ciò solo se sia assicurato il rispetto da parte dello Stato assistito dei "meccanismi di condizionalità" (programma di correzioni macroeconomiche e strutturali imposte, che hanno sostanzialmente l'effetto di annientare la sovranità nazionale).
Il 19 Giugno due risoluzioni parlamentari a firma dei capigruppo della Lega - Salvini Premier e del MoVimento 5 Stelle impegnavano il Governo a NON approvare modifiche e a render note alle Camere le proposte di modifica al Trattato MES al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo (una sostanziale riserva di esame parlamentare, peraltro posta dai paesi scandinavi).
Il Presidente Conte ha affermato in aula che nulla è stato firmato, ma il Ministro Gualtieri, audito in Commissione Finanze, ha al contrario informato i senatori che il Trattato è stato firmato ed è inemendabile; recentemente, fonti interne al Consiglio europeo hanno clamorosamente sbugiardato Conte affermando che il trattato è stato concluso a giugno 2019 (notizia apparsa su ANSA.it).
La legge 234/2012 prevede che il Governo informi tempestivamente le Camere sulla conclusione di questi tipi di accordi, oltre alla possibilità delle Camere di formulare ogni opportuno atto di indirizzo sui negoziati CUI IL GOVERNO È TENUTO AD ATTENERSI. Questo insieme di obblighi informativi gravanti sul Governo è diretto a consentire alle Camere di orientare la politica europea dell'esecutivo. E, si badi, non basta parlare marginalmente di questi temi in occasione delle informative rese dal Presidente del Consiglio prima dei Consigli europei, come ha detto Conte.
Alcuni costituzionalisti, a ben vedere, ravvedono un evidente contrasto con l'art. 11 della Costituzione Italiana, ove prescrive che l'Italia consente a limitazioni di sovranità [...] a condizione di PARITÀ con gli altri stati.
Nel momento in cui il trattato preveda che alcuni stati - che rispondono ai parametri di Maastricht e del Fiscal Compact - possano avere accesso diretto alle linee di credito mentre, al contrario, chi non rientra in quei parametri debba seguire il percorso di seria ristrutturazione del debito, introduce una evidente disparità di trattamento che, a detta del Governatore della Banca d'Italia introdurrebbe il "rischio enorme che il mero annuncio di una introduzione della ristrutturazione del debito possa innescare una spirale perversa di aspettative di default”.
Alla luce di quanto premesso qualcuno mente: o il Ministro dell'economia o il Presidente del Consiglio.
Questo trattato mette seriamente a rischio i risparmi degli italiani, e non mi stupisco che in Senato il Sen. Monti abbia detto a Conte "non ti curar di loro, ma guarda e passa". Bene, pare l'abbia già fatto non conformandosi ad un atto di indirizzo del Parlamento.
È gravissimo, il Presidente si deve dimettere!
(Andrea Coppola)
+++Oggi su La Verità+++
Centeno bullizza Gualtieri già nel prepartita dell’Eurogruppo sul Mes. Firma entro un paio di mesi. Testo non si cambia. Come previsto, spazio per modifiche di dettaglio solo alla legislazione sussidiaria.
https://loccidentale.it/il-mes-lo-conferma-non-ci-si-puo-definire-liberali-e-appoggiare-il-dirigismo-dei-tecnocrati-ue/
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