martedì 5 maggio 2020

La Corte costituzionale tedesca ha aperto alla Germania la porta per lasciare l’euro

A quanto pare, la già fragile tenuta dell’eurozona ha ricevuto un altro tremendo colpo ed è stata la Corte costituzionale tedesca a sferrarglielo.
In una sentenza emanata proprio quest’oggi, i togati della Corte di Karlsruhe hanno difatti accolto il principio che il quantitative easing, ovvero il programma di acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario varato dalla Bce, possa avere potenziali profili di illegittimità verso i trattati UE.
I giudici tedeschi hanno preso in esame il ricorso presentato da un gruppo di giuristi e accademici che hanno sostenuto che il ricorso prolungato a questo tipo di politica monetaria stia di fatto violando sia la legge fondamentale tedesca sia gli stessi trattati europei.
La questione nasce dall’interpretazione dell’art.123 del trattato di funzionamento dell’Unione europea.
In base alla lettera di questo articolo, sussiste infatti uno stretto divieto imposto sia alla banca centrale europea sia alle banche centrali nazionali degli Stati membri dell’eurozona di acquistare direttamente dal mercato primario i titoli di Stato degli stessi Paesi membri e allo stesso tempo di finanziare il loro deficit attraverso l’emissione di moneta.
Per aggirare l’ostacolo che vieta appunto il finanziamento diretto da parte della Bce degli Stati membri, l’istituto di Francoforte è ricorso quindi all’acquisto dei titoli di Stato sul mercato secondario,
In altre parole, la Bce non compra i titoli quando vengono emessi direttamente dal governi nazionali, ma li acquista quando questi sono stati già immessi sui mercati di capitali.
In questo modo, la Bce ha dato vita ad un programma di acquisto dei titoli dell’eurozona pari a ben 2 trilioni di euro, senza il quale probabilmente l’euro sarebbe già crollato sotto la sua stessa instabile struttura.
Ma dalle parti di Berlino, il QE non è mai stato troppo gradito perché questo abbassa i tassi di interesse e diminuisce i profitti dei risparmiatori.
Non solo. L’establishment tedesco non ha mai apprezzato questo stratagemma perché sostanzialmente viene visto come un aggiramento illecito dei trattati europei.
La Corte costituzionale tedesca nella sentenza odierna non si pronuncia a favore di una diretta violazione dei trattati UE o della legge fondamentale della Germania, ma apre la porta all’idea che il principio di proporzionalità nell’utilizzo di questo strumento sia stato abbondantemente superato e contesta alla Bce di essere andata ben oltre le sue competenze.
Ecco cosa scrivono i togati a questo proposito.
“La Corte Costituzionale federale non è legata dalla decisione della Corte di Giustizia dell’UE, ma deve attuare la sua propria interpretazione per determinare se le decisioni dell’Eurosistema sull’adozione e l’esecuzione del programma di acquisto dei titoli pubblici (PSPP) resti dentro le competenze affidategli nell’ambito del diritto dell’UE primario. Dal momento che queste decisioni sono prive di sufficienti criteri di proporzionalità arrivano a eccedere le competenze della BCE.”
Cesare Sacchetti - Fonte

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Si sta un po' sopravvalutando il potere della Corte Costituzionale tedesca. Quando si ragiona sui possibili effetti della sentenza di oggi non si può evitare di considerare un aspetto fondamentale: la Germania è il paese che trae maggiori benefici della moneta unica. Fermare il QE significherebbe far crollare l'euro, volendo essere ottimisti, nel giro di un paio di settimane, ed è una cosa che l'establishment tedesco, al di là di tutti i fronzoli sulla proporzionalità e sulla stabilità dei prezzi, non può assolutamente permettersi. Deve esser chiaro il concetto che la potenza economica tedesca deriva proprio dalla moneta unica. La sentenza odierna non è altro che un'ottima mossa per incrementare considerevolmente la forza contrattuale tedesca in ambito europeo. Con una sentenza hanno messo k.o. le speranze di un possibile asse tra i paesi euro-mediterranei. Ed in questo la Germania ci sa fare più di chiunque altro: tutte le istituzioni del paese fanno squadra quando c'è da difendere l'interesse nazionale in ambito internazionale. Mica come da noi che si fa a gara a chi è più bravo a fare l'interesse degli altri. La vera preoccupazione di Berlino è che la Bce inizi a garantire seriamente i debiti dei paesi della zona euro con acquisti perpetui o con acquisti diretti di debito dagli stati. Questo abbatterebbe gli spread, ma la Germania con il sistema degli spread ci vive da quando l'euro esiste, e ci finanzia gratis il proprio debito (paga lo 0.5% sui suoi titoli e riceve il 3% da quelli italiani, il 2% da quelli spagnoli e così via). In quest'ottica la sentenza della Corte tedesca non è altro che un'offerta al ribasso dentro una contrattazione che ha come scopo, dal lato tedesco, quello di lasciare tutto com'è: una Bce incapace di aiutare gli Stati e con unico obiettivo quello di tenere a galla l'euro.

Anonimo ha detto...

Meloni: "Inaccettabile che Germania decida sorti Italia e Ue"
Bce deve immettere liquidità e acquistare titoli di Stato illimitatamente - No a trappola pro Mes

Anonimo ha detto...

Qe e Recovery Fund, la Germania non è la padrona d’Europa. Parla Quadrio Curzio

L'economista e presidente dell'Accademia dei Lincei a Formiche.net: la Corte costituzionale tedesca non sembra capire che c'è una giustizia europea che su certe questioni è sovrana. Inopportuno e sbagliato mettere in discussione il Qe. Il Recovery Fund andrà in porto, ne va del programma di von der Leyen
Brutti segnali dalla Germania, ma non è la fine del mondo. Da una parte la Corte costituzionale di Karlsruhe che in una sentenza tra lo storico e lo spinoso ha affermato in sostanza che i 2.600 miliardi di bond che la Bce ha cominciato a comprare cinque anni fa per scongiurare la deflazione e che hanno messo il turbo alla ripresa economica successiva sono parzialmente incostituzionali. Una simile decisione potrebbe portare, un domani, la Bundesbank, nei fatti azionista di maggioranza della Bce, a smettere di comprare titoli di debito.

Dall’altra un inatteso stop al Recovery Fund, il maxi-piano di prestiti (o sussidi?) da 1.550 miliardi il cui primo sponsor è Ursula von der Leyen. Il piano avrebbe dovuto essere presentato in questi giorni, ma la resistenza dei Paesi del Nord, Germania in testa, ha fatto slittare il tutto, nonostante la recessione conclamata del Vecchio continente. Male, ma attenti a non abbandonarsi alla disperazione, dice a Formiche.net, Alberto Quadrio Curzio, economista della Cattolica e presidente dell’Accademia dei Lincei.

Quadrio Curzio, ci risiamo con i niet tedeschi. Oggi una Corte costituzionale ha stabilito la parziale illegalità del Qe. In piena emergenza coronavirus…

Non è un bel segnale, però cerchiamo di guardare alle cose per quello che veramente sono. Tanto per cominciare la Bce avrà tre mesi di tempo per dimostrare la bontà del programma di acquisito dei titoli. E poi stiamo parlando di una Corte tedesca, che di certo non è sovrana rispetto all’Europa.

La Germania punta ancora i piedi cercando di condizionare l’Europa?

Diciamo che la giustizia costituzionale tedesca non sembra aver compreso il senso della sentenza della Corte di Giustizia europea, che ha riconosciuto nello statuto della Bce la possibilità di ricorrere al Qe. Senza dubbio il segnale è poco incoraggiante, ma di certo non possiamo pensare che la giustizia tedesca abbia posto la parole fine al Qe.

Però sappiamo quanto la Germania pesi in Europa…

Certamente, nei fatti è così. Ma dal punto di vista del metodo mettere in discussione una sentenza della Corte di giustizia europea è pericoloso. La richiesta di chiarimenti è una cosa, ma la ridiscussione del Qe è ben altra cosa. Insomma, non precipitiamo.

Va bene, ma non trova quanto meno fuori luogo mettere in discussione un programma di aiuti che vale 750 miliardi solo nel 2020 mentre l’Europa sprofonda nella recessione?

Molto fuori luogo e del tutto inopportuno in un momento come questo. Però le dico questo: non penso che Angela Merkel e la stessa Ursula von der Leyen siano contenete di questa decisione. Sono sicuro che sia l’esecutivo tedesco, sia quello comunitario hanno valutato negativamente un’uscita del genere.

Quadrio Curzio, l’altra notizia, non certo bella, è lo stop a sorpresa del Recovery Fund, la cui presentazione slitterà. Ancora una volta l’Europa è disunita e spaccata tra Nord e Sud.

Io credo che sarebbe sbagliato dire che l’Europa finora non ha fatto nulla contro la crisi. Ha approntato dei piani di emergenza, come il Sure, tanto per dirne uno. La stessa ipotesi del Recovery Fund è un passo importante, non dobbiamo buttare tutto in un colpo solo. Naturalmente prendiamo di una certa di una certa lentezza. A volte si fanno due passi indietro e uno in avanti, ma sinceramente questa volta mi sembra che l’Europa sia stata molto meno inerte rispetto alla crisi del 2008-2011.

Anonimo ha detto...

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Allora non c’è che sperare che gli sforzi fatti non vengano vanificati, fermandosi a un passo dal varo del Recovery Fund…

Non credo che l’Europa si fermerà proprio adesso. Sì, ci può essere qualche intoppo, magari sulle garanzie ai prestiti, ma non penso verrà tutto buttato. Ricordiamoci sempre di una cosa. La presidente von der Leyen ha giocato molto del suo credito sul Recovery Fund, la cui attivazione chiama in causa l’attivazione di gran parte dei punti del suo programma. C’è poi un aspetto politico, che non va tralasciato.

Quale?

Che c’è un presidente di una Commissione europea che vuoi sul Recovery Fund, vuoi sul discorso del Qe è nei fatti stata sfiduciata dal suo Paese di origine. Per questo dico che bisogna distinguere, e a Bruxelles dovrebbero farlo, da ciò che fa e decide una Corte costituzionale da quello che fa un governo nazionale o comunitario. Sarebbe grave se le due cose si mischiassero.

mic ha detto...

Ribellione tedesca: la sentenza di Karlsruhe si abbatte su Bce, Trattati e Corte di giustizia Ue

Tutto come previsto alla vigilia su Atlantico. Dal “whatever it takes” di Draghi al “whatever the Bundestag agrees”, qualsivoglia cosa gradisca il Bundestag. Un diktat esplosivo in cui si pretende la piena sottomissione della Bce e del resto d’Europa. Ora la palla a Parigi

La sentenza. Karlsruhe non ha cambiato idea. Ha ribadito quanto alla propria ordinanza del 2017, respingendo la sentenza nel frattempo ottenuta dalla Corte Europea di Giustizia. Ha, quindi, dichiarato il Quantitative Easing di Bce “ultra vires”, al di là dei poteri. Altrimenti detto, tirannico.

Su che base? Vediamolo punto per punto.

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I. Karlsruhe accusa la Corte Europea di Giustizia di aver reso un parere due volte “arbitrario”.

Anzitutto, in quanto: “manifestamente manca di prendere in considerazione l’importanza e la portata del principio di proporzionalità… ignora completamente i reali effetti di politica economica del programma”, cioè si limita alla valutazione del rispetto formale di detto principio; così facendo, impedisce ad esso di “svolgere la sua funzione correttiva ai fini della salvaguardia delle competenze degli Stati membri”.

In secondo luogo, in quanto ciò “contraddice l’approccio metodologico adottato dalla Corte Europea di Giustizia in praticamente tutti gli altri settori del diritto dell’Ue”; ma, dal momento che solo “fintanto che la Corte Europea di Giustizia applica principi metodologici riconosciuti e la decisione che prende non è arbitraria da una prospettiva oggettiva, la Corte costituzionale federale deve rispettare la decisione della Corte Europea di Giustizia anche quando adotta un punto di vista sul quale si potrebbero formulare argomentazioni pesanti”… allora il parere reso dalla Corte Europea di Giustizia è due volte “arbitrario”.

La Corte Europea ha, dunque, due volte mancato al proprio dovere. Ad essa deve sopperire per supplenza la corte nazionale, altrimenti “se gli Stati membri dovessero astenersi completamente dal condurre qualsiasi tipo di scrutinio ‘ultra vires’, concederebbero agli organi dell’Ue un’autorità esclusiva sui trattati, anche nei casi in cui l’Ue adottasse un’interpretazione giuridica che equivalga essenzialmente a una modifica del trattato o a un’espansione delle sue competenze”.

E Karslruhe qui fa intervenire la Costituzione (Legge Fondamentale) tedesca. Il fallimento della Corte Europea, “consente alla Bce di espandere gradualmente il proprio ambito autonomo di potere; quanto meno, esonera in gran parte o completamente l’azione di Bce dal controllo giurisdizionale. Tuttavia, per salvaguardare il principio della democrazia e difendere le basi giuridiche dell’Unione europea, è indispensabile rispettare la divisione delle competenze”. La divisione delle competenze, cioè il Trattato, ma come inteso sin qui da Karlsruhe. In altri termini, la Costituzione tedesca è compatibile con gli autonomi poteri assegnati a Bce dal Trattato… ma solo dal Trattato come inteso sin qui da Karlruhe… oltre i poteri di Bce divengono ‘ultra vires’, tirannia.

La verifica della aderenza del Trattato (come letto dalla Corte Europea) alla Costituzione tedesca, è l’oggetto della sentenza.

mic ha detto...

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II. Nel merito. Gli acquisti di titoli di stato da parte di Bce nell’ambito del QE sono ‘ultra vires’, tirannici, in quanto “dal momento che mancano di sufficiente proporzionalità, equivalgono a un superamento delle competenze della Bce”.

Proporzionalità fra cosa? Proporzionalità fra gli “obiettivi di politica monetaria” e gli “effetti di politica economica”. Bce persegue incondizionatamente gli “obiettivi di politica monetaria – raggiungere un tasso di inflazione inferiore a ma vicino al 2 per cento”… ma ignora gli “effetti di politica economica”, che sarebbero: “migliora le condizioni di rifinanziamento degli Stati membri… migliora significativamente la situazione economica delle banche… notevoli perdite per i risparmi privati… consente alle imprese economicamente non redditizie di rimanere sul mercato”.
http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/ribellione-tedesca-la-sentenza-di-karlsruhe-si-abbatte-su-bce-trattati-e-corte-di-giustizia-ue/

Anonimo ha detto...

La Germania se ne vuole uscire perchè ormai ha munto la vacca ue dopo averla spremuta e sfruttata.... sanati i debiti di guerra, ottenuti fondi per la riunificazione, ottenuti fondi salva banke tedesche, ottenuto il cambio favorevele euro marco e lira euro, sforato a piacere a danno di altri stati eu il limite produttivo ed esport ecc...... ormai che ci sa a fare nell' eu? Ora faranno di tutto per sfasciare.

Anonimo ha detto...

Era una sentenza molto attesa quella della Corte Costituzionale tedesca, che oggi ha affermato un principio molto chiaro: la Bundesbank non potrà partecipare più al programma di acquisto dei titoli di Stato se non vi sarà un chiarimento della Bce entro tre mesi, di fatto dichiarando il Quantitative Easing (Qe) parzialmente “illegale”. Come riporta la sentenza, alla Bundesbank è “proibito, dopo un termine di un periodo transitorio di massimo tre mesi, partecipare a decisioni anticostituzionali” se “il consiglio della Bce con una nuova decisione non chiarirà” che con il Pspp “non proceda a obiettivi di politica monetaria sproporzionati e che abbiano effetti di politica fiscale e di bilancio”.

Come sottolinea Italia Oggi, di fatto, la Corte costituzionale tedesca impone al governo e alle istituzioni del Paese di intervenire entro tre mesi di tempo sulla Bce affinché si proceda a sanare quelle che ritiene siano carenze nelle caratteristiche dei programmi di acquisti di titoli (Pspp), rilevando quello che potrebbe risultare un eccesso di potere (ultra vires).
“Dopo un periodo di transizione di non più di tre mesi, per consentire il necessario coordinamento nell’Eurosistema – si legge – gli organismi costituzionali della Germania, le autorità amministrative e le corti potranno non partecipare né allo sviluppo né all’attuazione degli atti ultra vires”. La Corte di Karlsruhe ha stabilito che la Banca Centrale europea non ha sufficientemente tenuto conto delle ripercussioni del Qe. “Perseguendo incondizionatamente gli obiettivi di politica monetaria del Pspp – raggiungere tassi di inflazione inferiori ma prossimi al 2 per cento, ignorando i suoi effetti di politica economica, la Bce ha ignorato manifestamente il principio di proporzionalità”, riporta la sentenza.

La sentenza che apre lo scontro fra Berlino e Bruxelles
Come nota Der Spiegel, a parte l’aspetto giuridico, questa sentenza ha forti ripercussioni sull’economica. Perché, sottolinea la testata tedesca, “mette in discussione il ruolo della Bce come aiuto su cui investitori e politici hanno fatto affidamento finora. Questo ruolo è diventato ancora più importante poiché la Bce ha anche combattuto le conseguenze economiche del Covid-19 con un programma di acquisto dei titoli”. Der Spiegel attacca i giudici che hanno emesso il verdetto: “La sentenza è quindi soprattutto politica: Voßkuhle e i suoi colleghi si schierano nella disputa tra banchieri centrali ed economisti – e chiedono un maggiore controllo della Bce da parte della politica nazionale e tedesca. Ciò è abbastanza presuntuoso se si considera che la zona euro è composta da 19 Paesi. È anche un attacco all’indipendenza delle banche centrali”.

Anonimo ha detto...

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La vede come Der Spiegel il portavoce di Ursula von der Leyen, Eric Mamer: “Riaffermiamo la primazia del diritto Ue e il fatto che le sentenze della Corte di Giustizia dell’Ue sono vincolanti per tutte le corti nazionali”. La Commissione europea, riporta l’agenzia Agi, replica a muso duro alla sentenza della Corte costituzionale tedesca sul programma di Qe della Banca centrale europea e difende l’autonomia e l’indipendenza di Francoforte e la legittimità delle sentenze della Corte europea di Giustizia. “La Commissione ha sempre rispettato l’indipendenza della Bce nell’implementazione della sua politica monetaria”, sottolinea la nota.

“La sentenza mostra i limiti della Bce”: parola di Angela Merkel
La notizia fa gongolare i “falchi” del governo federale, Merkel compresa. La sentenza della Corte Costituzionale tedesca sui programmi di acquisto di titoli Qe, ha sottolineato la Cancelliera Angela Merkel ad una riunione del suo partito, mostra chiaramente i limiti della Banca Centrale Europea. La Cancelliera, sottolinea l’Adnkronos, ha affermato che il governo federale e il parlamento eserciteranno il loro diritto a chiedere alla Bce di giustificare la sua decisione. Secondo Alexander Dobrindt, della Csu bavarese, la Corte ha messo in dubbio la proporzionalità del programma di acquisto dei bond. “La sentenza – ha detto – è un inequivocabile appello alla Bce perché ritorni alla sua vera missione di assicurare la stabilità della nostra moneta comune”.

Secondo il ministro delle finanze Olaf Scholz (Spd), riporta Die Welt, la sentenza non mette in discussione la coesione nell’Unione monetaria europea, anche se molti analisti cominciano a dubitarne. Il ministro ha poi sottolineato: “La Bundesbank potrebbe continuare a partecipare al programma di acquisto congiunto per il momento”. Il governo tedesco vuole che la Bce conduca una revisione approfondita degli acquisti di titoli di Stato. “Ovviamente lavoreremo per questo, è chiaro”, ha dichiarato il segretario alle finanze Jörg Kukies. “Ci aspettiamo anche che la Bce lo faccia”. La verità è che la sentenza di Karlsruhe genere ulteriormente incertezza e pesanti ombre sul futuro dell’eurozona, sprofondata in una crisi sistemica e politica da cui non sembra in grado di poter uscire. Lo scontro Bruxelles-Berlino è solo l’ultimo tassello di una crisi ancor prima politica, che economica, difficilmente risolvibile.
https://it.insideover.com/politica/si-apre-una-voragine-fra-berlino-e-bruxelles.html

Anonimo ha detto...

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I toni per nulla clementi rivolti al massimo organo giurisdizionale della Germania sono la prova che l’autonomia e la reputazione delle istituzioni Ue non sono carne da cannone. E che Parigi non intende soprassedere sulla frattura provocata dai giudici di Karlsruhe, così profonda da aver costretto il Consiglio Direttivo a riunirsi d’urgenza e la Commissione Europea a ribadire la “primazia del diritto Ue”. Toni ben diversi da quelli più accomodanti usati dall’Italia, con il premier Giuseppe Conte che ha ricordato come “l’indipendenza della Bce è il fulcro dei trattati e nessuna Corte costituzionale può dirle cosa può o non può fare”. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri invece ha minimizzato: “La sentenza sulla Bce non ha conseguenze pratiche”.

Non si direbbe: perché più che una sentenza è un atto d’accusa da disinnescare non solo al più presto ma anche tutelando l’immagine di tutte le istituzioni coinvolte, nazionali e sovranazionali, nonostante siano tra loro in aperto contrasto. Il rischio, al momento remoto, è che la Bundesbank (prima azionista della Bce) si debba chiamar fuori dai programmi d’acquisto dell’Eurotower. La sentenza investe il vecchio Qe di Draghi, ma è chiaro che va letta alla luce del nuovo Pepp lanciato dalla francese Christine Lagarde. Un programma di acquisti di titoli da 750 miliardi che ha messo da parte - solo per il periodo dell’epidemia - una serie di limiti auto-imposti alla sua azione che, a quanto scrivono i giudici tedeschi, sono e restano imprescindibili per mantenere la Banca Centrale all’interno del suo mandato. E’ per questo che diversi osservatori hanno sottolineato, anche sulla stampa tedesca, la portata politica della sentenza.

E che la questione sia appunto politica lo si capisce anche dalle parole del Governatore della Banca Centrale Francese, François Villeroy de Galhau. “Come ha detto la Corte di giustizia dell’Unione europea, le nostre azioni passate sono certamente proporzionate al nostro mandato, e la nostra determinazione nell’onorare in futuro quel mandato è totale”, ha dichiarato alla Commissione Finanze dell’Assemblea nazionale. “Criticare l’indipendenza della Bce e l’attenzione alla stabilità dei prezzi, i due pilastri della banca centrale, mi sembra non solo non necessario ma anche pericoloso”. Perché sono “il fondamento della fiducia degli europei nella loro valuta”.

Infine ha lasciato intendere ciò che molti analisti si aspettano dalle prossime mosse dell’Eurotower: un ampliamento del programma. “In nome del nostro mandato, saremo in grado di andare oltre - e molto probabilmente lo faremo - per sostenere la ripresa”, ha aggiunto Villeroy. Insomma, serviranno nuovi stimoli monetari per combattere l’impatto del Covid sulla crescita dell’Eurozona, che la Commissione nelle sue previsioni di primavera stima in calo del 7,7%. La Francia, secondo i calcoli di Palazzo Berlaymont, è quarta nella classifica delle economie più colpite dal coronavirus, dopo quella greca, italiana e spagnola, e perderà l′8,2%. Anche per questo non intende arretrare di fronte al verdetto di Karlsruhe.

https://www.huffingtonpost.it/entry/reazione-francese-parigi-durissima-contro-loffensiva-tedesca-alla-bce_it_5eb2c360c5b6114948120daf