Tavolo di Lavoro sul dopo-coronavirus
Da reclusi agli arresti domiciliari a sorvegliati speciali
Verso la strutturazione di uno stato totalitario
L’emergenza coronavirus ha fatto emergere una lunga serie di contraddizioni che giacevano sotto traccia, seppellite dall’ottimismo imperante.
Abbiamo vissuto in questi mesi una gestione dell’emergenza che un giorno sarà oggetto di di analisi approfondite perché all’ombra della fase di emergenza è stato avviato un laboratorio vero e proprio per la trasformazione del Paese, con l’ausilio di cosiddetti esperti e tecnici che Mons. Viganò ha definito:” persone senza nome e senza volto che possono decidere le sorti del mondo”.
Al momento presente, ammesso che si possa parlare di dopo-coronavirus, l’immediata sensazione che si fa strada è la trasformazione in atto della cosiddetta post emergenza in gestione stabile di una emergenza che dovrebbe diventare permanente. Vorrei uscire da dibattiti e analisi spesso teoriche per accompagnare sentimenti e riflessioni del Paese reale. Mi riferisco ai 60 milioni di italiani, che da un giorno all’altro sono stati reclusi nelle loro case, ma che a oltre due mesi di “arresti domiciliari”, hanno iniziato ad uscire dallo stato confusionale iniziale, quasi surreale, per cercare di capire cosa stia realmente accadendo.
La fine della fase 1, come stiamo constatando, non solo prosegue l’itinerario già avviato nella progressiva limitazione delle libertà individuali, ma lascia anche intravedere sempre più chiaramente scenari molto preoccupanti sul versante economico. La fase 2, sarà quella del terremoto economico e finanziario e delle misure per il contenimento e la prevenzione del virus, utilizzando strumenti per il controllo globale della popolazione, con ulteriori restrizioni alle già ridotte libertà individuali: da reclusi agli arresti domiciliari a sorvegliati speciali. L’aspetto del controllo globale e della restrizione delle libertà individuali, costituisce la deriva più preoccupante di tutto il processo in corso e una pericolosa avvisaglia di un progetto di governo mondialista che l’Arcivescovo Schneider ha definito una dittatura bio-sanitaria o psico-sanitaria. Lo stesso Arcivescovo, Mons. Carlo Maria Viganò, nel coraggioso e lucidissimo appello pubblicato l’8 Maggio 2020 [qui - qui], ha fatto riferimento esplicito a “subdole forme di dittatura, presumibilmente peggiori di quelle che la nostra società ha visto nascere e morire nel recente passato”, e ad una ”odiosa tirannide tecnologica in cui persone senza nome e senza volto possono decidere le sorti del mondo, confinandoci ad una realtà virtuale. Queste modalità di imposizione illiberali, preludono in modo inquietante alla realizzazione di un Governo Mondiale fuori da ogni controllo”.
C’è un confine invalicabile e una linea rossa che delimita il limite estremo oltre il quale si rischia di precipitare in un regime totalitario. Vale la pena ricordare che la fine della certezza del diritto e l’inizio della repressione vera e propria, tanto nel regime nazista come in quello comunista, passava per una apparente confusione normativa che lasciava ai regimi la possibilità di interpretare liberamente norme strumentalizzabili, sempre a danno dei cittadini, aprendo la strada alla repressione e alla persecuzione vera e propria. Su questo aspetto sarebbe necessario sollevare un dibattito ed evidenziare come l’attuale deriva in corso, se sottovalutata e non contrastata efficacemente potrebbe favorire il veloce passaggio verso uno stato totalitario. Gruppi e associazioni che fino ad oggi hanno lottato coraggiosamente per la difesa dei valori non negoziabili, potrebbero veder vanificare ogni futura azione o iniziativa, se questa meccanismo repressivo dovesse strutturarsi nel nostro Paese.
Gli italiani cominciano a prendere coscienza di quanto sta accadendo e non si sentono più tutelati nei loro elementari diritti né dal governo né da una classe politica che in nome dell’emergenza ci sta abituando a procedure e modalità in aperta violazione dei dettami costituzionali, anche a causa di una latitanza delle forze politiche di opposizione che su alcuni aspetti determinanti sembrano in molti casi sempre più appiattite se non allineate al pensiero dominante e politicamente corretto. Una strana e ambigua latitanza nei confronti di una popolazione che avverte ogni giorno di più una diffusa sensazione di abbandono.
Non è un problema da poco e occorre aumentare l’attenzione e la sensibilità su questo passaggio decisivo, già in fase di realizzazione, che ci sta conducendo verso la perdita progressiva delle nostre libertà individuali. Occorre svegliarsi prima che sia troppo tardi.
Pier Luigi Bianchi Cagliesi - Fonte
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