mercoledì 6 maggio 2020

Attacco tedesco alle Torri d'Europa

Un affronto mai visto prima all’indipendenza dell’Eurotower, sede della Banca Centrale Europea, e all’autonomia della Corte di Giustizia che arriva dal presunto cuore pulsante dell’Unione: la Germania. Nella sentenza con cui dichiara il Qe di Mario Draghi legale ma parzialmente incostituzionale, l’Alta Corte di Karlsruhe ha attaccato frontalmente il tribunale del Lussemburgo e ha dato un ultimatum di tre mesi alla Bce per fare “chiarezza” sul programma d’acquisto di titoli pubblici lanciato dall’ex Governatore italiano nel 2015 e riproposto in questi giorni da Christine Lagarde. Tre mesi dopo i quali alla Bundesbank, la banca centrale tedesca prima azionista della Bce, potrebbe essere “proibito partecipare a decisioni incostituzionali” e quindi costretta a chiamarsi fuori dai programmi di acquisto dell’Eurotower a sostegno delle economie della zona euro. Tre mesi di febbrili trattative politiche dalle quali dipenderà la tenuta dell’Europa.
La decisione di Karlsruhe è clamorosa non per i suoi effetti pratici, che si tenterà ora di sterilizzare, ma per l’impatto politico, che è dirompente. Perché i giudici costituzionali hanno sferrato un duplice attacco alle Torri più alte dell’Ue, intimando prima al Consiglio Direttivo della Bce di giustificare alla svelta di non aver perseguito “obiettivi di politica monetaria sproporzionati rispetto agli effetti di politica fiscale e di bilancio”; e mettendo poi in dubbio la legittimità delle decisioni della Corte di Giustizia Ue, l’unica titolata a interpretare e applicare i trattati. In pratica Karlsruhe ha dettato legge per tutta l’Unione, offrendo un assist anche ai Paesi a guida sovranista: il viceministro della Giustizia polacco Sebastian Kaleta, legandosi alla sentenza di oggi, ha rivendicato il primato della legge polacca su quella europea. Esultano poi i falchi tedeschi: “Sono molto contento del fatto che la Corte ci abbia dato sostanzialmente ragione”, ha detto Bernd Lucke, fra i promotori del ricorso e fondatore dell’AfD.

Il diktat è un passo falso, e pure sgraziato, ma affonda nella carne viva delle debolezze e delle questioni irrisolte dell’Ue, come ha spiegato bene qui Roberto Arditti. E coglie evidentemente nel segno se, dopo solo pochi minuti la diffusione della sentenza, la Bce ha annunciato una riunione d’urgenza del Direttivo per analizzarla. Una dimostrazione plastica che l’indipendenza dell’Eurotower è già in gioco. Ma in serata il Consiglio Direttivo non ha fatto passi indietro: “Restiamo impegnati a fare tutto il necessario”, ha fatto sapere dopo una analisi preliminare, e ha rivendicato il primato del giudizio Ue: “La Corte europea ha stabilito la legittimità del nostro operato”. E’ una risposta adeguata, per durezza, al brutale attacco arrivato dai giudici alla sua indipendenza.

Secondo il presidente della Hertie School e direttore del Jacques Delors Centre Henrik Enderlein la Corte tedesca stabilisce “deliberatamente” un confine netto inesistente (“distinzione ridicola”, anche secondo l’ex vicepresidente Bce Vitor Constancio) tra politica monetaria ed economica perché vuole “mantenere la discrezione per decidere da solo su questo confine”. In altre parole, “BVerfG (Corte, ndr) pone la Bce sotto costante minaccia”. In questo senso l’approccio del “whatever it takes” lanciato da Draghi e fatto suo da Lagarde non ha più senso, perché la Germania ne limita di fatto il raggio d’azione. “La sentenza odierna segna il ritorno del nazionalismo legale. E come sanno gli economisti: per un’unione monetaria, il nazionalismo economico può essere letale”, continua Enderlein. Una Banca Centrale, aggiunge il vicedirettore del Delors Centre Lucas Guttenberg, “dipende da un quadro giuridico sicuro, altrimenti non può gestire in modo affidabile le aspettative del mercato”.

Karlsruhe entra a gamba tesa nel merito delle decisioni di politica monetaria e avanza dubbi sulla loro legittimità. Dalla lettura delle sentenze si evince chiaramente qual è l’intento della Corte: legare le politiche dell’Eurotower a un maggiore controllo fiscale e di bilancio. Secondo i giudici tedeschi la Bce deve rispettare il principio di proporzionalità e per farlo non deve escludere gli effetti dei suoi acquisti “sul debito pubblico, sul risparmio personale, sulla pensione e i regimi pensionistici, i prezzi degli immobili e il mantenimento a galla delle società economicamente non redditizie”.

I giudici si sono espressi sul Qe di Draghi ma è chiaro che la sentenza è da leggersi alla luce del Pepp lanciato da Christine Lagarde il 18 marzo scorso per affrontare il devastante impatto economico del coronavirus. Un passaggio della sentenza di oggi lo conferma, aprendo le porte di Karlsruhe anche al piano Lagarde che tanto sta aiutando i rendimenti dei btp a non andare fuori controllo, quando cita espressamente alcuni vincoli tecnici (capital key e 33% delle emissioni). Ecco, proprio i due limiti che la presidente della Bce ha sospeso per soccorrere quei Paesi più colpiti dai tumulti finanziari, come l’Italia. “Una successiva modifica” a questi limiti, continuano i giudici, “toccherebbe i limiti della responsabilità generale sul bilancio del Bundestag tedesco e non sarebbe conciliabile con la Costituzione tedesca”.

Secondo il presidente dell’Ifo Clemens Fuest, la decisione di oggi va interpretata come una “dichiarazione di guerra” e impone “una limitazione dello spazio d’azione della Bce, soprattutto per l’acquisto di titoli italiani”. I mercati d’altronde hanno subito annusato il rischio, ben sapendo come la Bce si sta muovendo sui titoli italiani, e lo spread tra i btp italiani e bund tedeschi ha sfondato il muro dei 250 punti base, per poi ripiegare poco al di sotto.

La sfida senza precedenti all’autonomia delle istituzioni europee investe anche le Torri del Lussemburgo. Nel verdetto Karlsruhe attacca direttamente la Corte di Giustizia dell’Ue perché - con la sentenza del 2018 che ha stabilito la legalità dell’operato della Bce - “supera il suo mandato giuridico come previsto dai trattati”. E aggiunge che la Corte Ue ne propone una “interpretazione incomprensibile” e “arbitraria”. E’ un affondo di rara violenza e non deve stupire perciò che, a pochi minuti dalla sentenza, il portavoce della Commissione abbia ribadito, in modo piccato, “la supremazia del diritto Ue e il fatto che le sentenze della Corte di Giustizia europea sono vincolanti per tutte le corti nazionali”. Questo è vero se si leggono i trattati, ma è falso per la Legge Fondamentale che si riserva il diritto di intervenire quando le istituzioni europee travalicano i loro limiti ultra vires): in tal caso, Bundesbank e Governo federale devono impedirlo. Infatti il Secondo Senato di Karlsruhe ha scritto l’esatto opposto di quanto dichiarato dal portavoce Ue: “La Corte costituzionale federale non è vincolata dalla decisione della CGUE, ma deve condurre il proprio riesame”.

Per la cancelliera Angela Merkel la sentenza verrà “analizzata bene” ma mostra “chiaramente alla Bce i suoi confini”. Il sottosegretario alle Finanze Joerg Kukies, già molto critico sul piano d’acquisti lanciato da Christine Lagarde, ha dichiarato che il governo federale si spenderà fin da subito presso la Bce per la verifica sostanziale delle misure criticate dai giudici. L’annuncio mette in risalto un elemento singolare: le ombre più cupe sull’Ue, sulla sua moneta e sulla sua legge, gravitano lungo la linea di 700 chilometri che collega Karlsruhe a Berlino passando per Francoforte. Fonte

2 commenti:

Anonimo ha detto...

CORTE TEDESCA: E' UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA (Bloomberg)

Questo è per chi ancora crede che la decisione presa a Karlsruhe non sia rilevante o per chi crede che ci sia una vera solidarietà tra gli Stati Europei. La Corte Tedesca ha sostanzialmente dichiarato guerra all'UE attaccando il QE, che avrebbe sostanzialmente spinto i poteri della BCE oltre le sue competenze. Come se non bastasse, la stessa Corte Tedesca ha dato alla Corte Europea un ultimatum di tre mesi per correggere gli errori fatti, sostenendo anche che il diritto europeo non può prevalere sul diritto nazionale tedesco quando la UE fa azioni che vanno oltre il suo potere: praticamente è un castello che si sgretola, perché questo permetterebbe a tutte le Corti degli Stati Membri di impugnare questa sentenza per far valere le lesioni dei propri diritti interni, con il conseguente crollo di potere e credibilità del diritto europeo.

Con questa sentenza, la Germania fa due cose: prima critica la mancanza di reale indipendenza della BCE, ma poi "impone" che la BCE si comporti come vuole la Germania.
Niente di nuovo, dunque, ma le conseguenze questa volta possono essere disastrose: se la BCE chiude con gli acquisti di titoli italiani sapete cosa succede? Che all'Italia rimane una sola via di accesso al mercato e di vedere acquistati i propri titoli: il MES. E allora sì che l'Italia sarà svenduta per sempre.

FONTE: https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-05-05/eu-court-faces-declaration-of-war-from-germany-s-top-judges

(Fabrizio Virga)
Post tratto
dalla pagina
Economia Democratica

Anonimo ha detto...

I timori di Scheuble per la sopravvivenza dell'euro dopo la sentenza della Suprema corte germanica: "Ora ogni corte costituzionale potrebbe pronunciarsi" sulle decisioni della BCE. La signora Lagarde però dice di essere tranquilla.
https://www.sueddeutsche.de/wirtschaft/ezb-urteil-anleihenkaeufe-euro-schaeuble-1.4901340