È l’ora della verità. L’ora in cui ci giochiamo tanto, molto, forse tutto quello a cui siamo stati abituati finora. L’ora in cui anche un inguaribile ottimista come me fa fatica a vedere la luce e mi fa male perché avrei voglia di alzarmi e urlare la mia rabbia per quello che sto scrivendo e raccontando da giorni.
Il destino dei conti pubblici italiani è appeso ad un filo sottile. La lotta politica interna si scontra con i numeri di un Paese già in difficoltà prima della Pandemia e che ora sembra proprio sull’orlo del burrone. I numeri ci dicono che i titoli di stato italiani sono (Junk), sono considerati spazzatura. Di fatto lo ha “annunciato” questa sera la BCE dichiarando che continuerà ad acquistare titoli di stato italiani anche se dovessero subire un downgrade (una retrocessione) da parte delle agenzie di rating, fino a diventare carta straccia.
Guarda caso (sarà davvero per caso?) il calendario ha inanellato tre giorni di fuoco.
- Ieri 22 aprile l’annuncio della BCE di cui vi ho appena detto;
- Oggi il Consiglio Europeo forse più importante nella storia dell’Unione;
- Domani il giudizio di S&Poor’s sul debito italiano.
Una sequenza di eventi che potrebbe cambiare le sorti del nostro Paese sotto tanti punti di vista. Il fatto che la BCE abbia dichiarato di acquistare titoli di stato italiani anche nella versione “SPAZZATURA”, da un lato certifica che la situazione del Debito Pubblico italiano è sempre più complicata, ma dall’altro sottolinea, come, a prescindere dalla volontà politica di alcune forze interne al Paese, che osteggiano apertamente l’Europa, in Europa ci sia comunque la volontà di salvare l’Italia.
La domanda che nasce spontanea adesso è questa: L’Italia, il suo attuale Governo, le forze politiche, hanno voglia di farsi salvare?
La sensazione, sempre più palpabile, è che il vuoto di potere interno allo Stivale, ma soprattutto esterno allo stesso, rappresentano l’occasione per chi vuole trovare spazi che, finora non ha mai avuto occasione di trovare. Il passaggio STORICO è di quelli EPOCALI. Covid-19 è stato l’innesco, ma la vera bomba è quella che potrebbe esplodere a livello di politica internazionale.
La forza con cui stanno salendo i toni contro la Cina da parte degli USA non lascia adito a dubbi. A Trump, a molti dei suoi Governatori, oggi si sono uniti anche esponenti europei molto importanti. Su tutti Angela Merkel. E non è un caso.
L’ apertura che alcuni politici italiani hanno fatto nei confronti di una possibile cessione di una quota del Debito Pubblico italiano ai Cinesi è suonata come una sirena nelle stanze in cui doveva risuonare, tant’è che la tensione Usa-Cina ha cambiato tono proprio dal 13 marzo, cioè nel massimo momento di difficoltà pandemica italiana, momento in cui dalla Cina hanno cominciato a mostrare forte “attenzione” al nostro Paese, con continue spedizioni di quel materiale sanitario (mascherine, respiratori etc.) di cui, in quel momento, in Italia c’era forte carenza.
Fantapolitica? Forse, ma non credo.
Dove saremo domani dopo il Consiglio Europeo? Dove ci porterà il Governo del Paese? Quel Consiglio Europeo farà rinascere una nuova Europa? Si trasformerà nella notte dei lunghi coltelli? Ci porterà verso territori nuovi?
Dove saremo domani dopo il Consiglio Europeo? Dove ci porterà il Governo del Paese? Quel Consiglio Europeo farà rinascere una nuova Europa? Si trasformerà nella notte dei lunghi coltelli? Ci porterà verso territori nuovi?
La risposta a questa domanda la ritroveremo non solo nel Consiglio Europeo stesso, ma anche nell’applicazione della MANNAIA rappresentata dal giudizio di S&Poor’s il giorno dopo.
Questa Italia arriva all’appuntamento con la storia di questi tre giorni in condizioni pessime. Il Crollo del PIL, l’aumento della Spesa Pubblica, spostano il rapporto DEBITO/PIL verso il 160%.
La situazione è insostenibile, economicamente insostenibile. E’ uno scatto veloce verso una situazione di POVERTA’ SOCIALE che condizionerà il nostro Paese per parecchi anni, con una profondissima crisi economica che attraverserà una nazione che oggi appare completamente impreparata ad affrontarla. L’unica differenza che abbiamo dalla Grecia è il montante di risparmio privato che ora comincia a tremare per la sua sorte. Ma la colpa è tutta nostra. Principalmente nostra.
L’ Europa arriva all’appuntamento con la storia di questi tre giorni dopo aver fatto nulla per dimostrarsi UNIONE. L’Europa non c’è, ma se ci dovesse essere è stasera che nascerebbe davvero. Proprio pensando all’Europa, siamo certi che la BCE sia disposta a comperare titoli italiani solo per salvare l’Italia? Chi ha in tasca i 400 miliardi di Debito Pubblico in scadenza quest’anno? E tutto il resto dello stock? Chi rischia di avvitarsi sulla crisi dei nostri BTP?
Su questo prendo in prestito un passaggio di un articolo del mio amico Alessandro Plateroti:
Il nostro debito, cioè Bot e BTP, per gran parte è nella BCE, il 30% è a Francoforte ma ci sono 400 miliardi di BTP che girano: 200 sono nelle nostre banche e più di 200 si trovano in (attenzione, attenzione) Germania, Francia, Olanda, Lussemburgo, Austria“.
Insomma, quei 200 miliardi distribuiti tra banche del Nord-Europa e Francia, rappresentano un salvacondotto. Far saltare il debito italiano significa mandare in fumo tante banche europee che, tra l’altro sono già in forte difficoltà. Insomma, per parafrasare un detto popolare, “non è tutta Europa quella luccica”. Anzi, l’attenzione rapace verso imprese e località turistiche del Bel Paese è già cominciata.
Cosa accadrà? Difficile dirlo. Sarà un caso che, gli alleati più importanti del dopo-guerra (USA) stiano vivendo il loro momento più complicato nella gestione della Pandemia e contemporaneamente siano messi alle corde da una guerra sul petrolio che, orientata da Russia ed Arabia Saudita sta “distraendo” gli americani da situazioni di natura più internazionale?
Insomma…
Insomma…
Sull’Italia si sta giocando una partita davvero particolare che intreccia Economia, politica interna e politica internazionale, come mai è accaduto prima di oggi nella storia del nostro Paese. In questo contesto ci sono tutti i prodromi perché il quadro si complichi terribilmente. Le anime, così diverse, con tanti orientamenti diversi dei politici italiani complicano il quadro e lo rendono fosco, tanto fosco. Chi decide? Dov’è il parlamento? Dove le massime cariche dello Stato?
Qui ci dovrebbe essere un unico riferimento, il Popolo di questo straordinario Paese.
È arrivato il momento di dire basta. Qui si sta giocando una fetta importante del nostro futuro e del futuro dei nostri figli soprattutto. Qui non è in gioco una decisione politica o un decreto, qui è in gioco la linea sottile tra Benessere e Povertà, tra salute e malattia, tra un modello di vita ed il suo opposto. Qui c’è in gioco la nostra storia, la nostra cultura, le nostre ricchezze. Qui c’è in gioco la nostra stessa sopravvivenza.
Non c’è più spazio per il dire e il non dire, siamo arrivati al punto di non ritorno, probabilmente lo abbiamo addirittura superato. Sento di gruppi di imprenditori che stanno stringendo patti, si stanno impegnando a lavorare sulla rinascita. Sento ed ascolto tanti uomini di cultura e di buona volontà. Oggi si riscrive la storia. C’è bisogno di gente che sappia scrivere…
Intanto ci hanno già detto che siamo “Junk”, che siamo spazzatura.
Amo l’Italia. Amo questo Paese e tutto quello che rappresenta. Amo il senso di libertà che ci contraddistingue, amo la passione per le piccole cose, la capacità di realizzarne di grandi, la nostra capacità di arrangiarci, di stringere i denti e risalire la china. Amo chi ha la forza di crederci, amo chi quella forza è capace di infonderla e trasferirla. Amo la rabbia di cui parlavo nelle prime righe di questo articolo perché mi fa pensare e credere che ci sia ancora speranza.
23 aprile, Leopoldo Gasbarro - Fonte
4 commenti:
...la maxi videoconferenza di giovedì altro non è stata che una banale riunione di condominio, una di quelle dove i partecipanti premono per firmare documenti già approvati in modo da tornare quanto prima a casa. Perché in effetti, come ha scritto Lorenzo Vita su InsideOver, l’Europa ha saputo semplicemente dire quello che tutti si aspettavano che dicesse. E quindi via libera a Bei, Mes e Sure contro la disoccupazione. Tutte mosse ampiamente anticipate, di quelle per le quali si direbbe che sono conosciute anche dentro i bar se non fosse che i bar sono chiusi per via del lockdown. Nulla di nuovo quindi e soprattutto nulla di realmente risolutivo. Anche davanti alla più grave crisi economica scatenata dalla più grave pandemia degli ultimi cento anni, l’Europa si è mostrata per quello che è: una matassa indefinita incapace di prendere decisioni.
Tutti vincitori
C’è poi un altro punto che è stato lasciato volutamente indefinito per permettere a tutti non solo di presentarsi con la coscienza pulita, ma anche per mostrare ai propri cittadini la medaglia della vittoria. Riguarda il cosiddetto “recovery found”, un fondo cioè da 1.500 miliardi di euro da finanziare anche con bond comuni della commissione europea. Giovedì sera non è stato approvato, né definito. Più semplicemente, si è dato mandato alla stessa commissione di trovare un piano entro il 6 maggio per poi, forse, renderlo attuativo. Nella più ottimistica delle previsioni, un semaforo verde a questo fondo non dovrebbe arrivare prima di giugno. Un mese in cui le varie economie, soprattutto la nostra, potrebbero già essere collassate dopo le tante settimane di stop totali o parziali alle varie attività. E quell’apparente valanga di soldi in realtà potrebbe già non servire più a nulla.
Tuttavia, il recovery found è ciò che serviva ai vari leader europei per presentarsi vincitori. I Paesi del nord Europa possono dire di non aver permesso alcuno sforamento, di aver preservato la propria posizione in tal senso fino alla fine. I Paesi del sud Europa invece possono rivendicare di aver avviato un percorso volto a portare a dei bond comuni. E fa davvero strano vedere i due leader apparentemente più agli antipodi delle ultime settimane, il premier olandese Rutte da un lato e quello italiano dall’altro, oggi esultare entrambi. Il primo ha potuto dichiarare di aver visto passare la propria linea, Giuseppi Conte si è ritenuto contento del fatto che si parli di “bond” e dunque può andar bene così. Tutti hanno vinto, tutti hanno potuto esultare, tutti hanno potuto dichiarare di aver visto passare le proprie istanze. Fine della storia e, nella miglior tradizione italica (forse l’unico vero elemento che oggi abbiamo portato in Europa), tarallucci e vino per tutti.
L’Italia evita, per il rotto della cuffia, il downgrading da parte di Standard & Poor’s del debito italiano a junk. Invece , con un po’ di sorpresa, ha confermato il livello BBB del debito tricolore. Questa tendenza era già emersa durante la giornata ed infatti lo Spread, partito a livelli molto alti, si è pian piano sgonfiato durante la giornata.
La situazione comunque può cambiare in qualsiasi momento, a seconda di come andranno le cose con la BCE, perchè si afferma, chiaramente , che tutto tiene fino a quando la BCE comprerà il titolo,. Senza la BCE , con un deficit atteso del 6,3% a causa delle ricadute negative del Covid-19, il debito non potrebbe essere sopportato, o avrebbe un andamento molto negativo.
Standard & Poors, naturalmente si riserva di rivedere il rating a seconda dell’andamento futuro del debito e dell’economia. Quindi questa promozione è solo temporanea, come mette il luce l’outlook negativo. Tutta la relazione sembra scritta da un comitato congiunto fatto da Reigling (MES) ed dalla Lagarde, nel senso che la causa della minore crescita è “La rigidità del mercato del lavoro”. Non si capisce che lavoro dovrebbero fare gli italiani,senza domanda interna, a speriamo che la leggano i pentastellati consi ci portano un bel po’ di Jobs Act e renderanno il lavoro iperflessibile….
https://scenarieconomici.it/litalia-evita-il-downgrading-per-la-il-rotto-della-cuffia-una-questione-di-bce-ma-siamo-appesi-ad-un-filo/
È bastato un ordine del giorno di Fratelli d'Italia per mandare in crisi il Movimento Cinque Stelle. Il dilemma grillino è esploso alla Camera di fronte all'ordine del giorno FdI che chiedeva di non ricorrere al Mes, il Fondo salva-stati voluto dall'Eurogruppo per l'emergenza coronavirus: se lo avessero sostenuto avrebbero sconfessato Conte; se lo avessero respinto avrebbero invece rischiato di smentire la loro posizione. Alla fine la proposta è stata respinta nonostante l'appello della presidente ai deputati 5 stelle perché votassero insieme alle opposizioni. "Pagliacciata della Meloni, non votiamo con i traditori che lo hanno approvato" aveva dichiarato il M5S. Eppure, come come rivela la leader di FdI Giorgia Meloni in un post su Facebook, i grillini di fronte all'odg si sono agitati.
"Vedo che molti esponenti Cinquestelle si agitano per convincere la loro base che il nostro ordine del giorno contro il Mes era una pagliacciata - scrive la Meloni - giustificando così il loro clamoroso voto contrario. Però c'è un problema in questa loro narrazione: tra favorevoli al nostro Odg, astenuti e deputati che hanno tolto la tessera per non votare contro, risulta dal tabulato che almeno 20 deputati del Movimento non avrebbero seguito il diktat di partito. Cosa significa secondo voi?". E ancora: "Ma quando si vota sulla piattaforma Rousseau sul MES? Sono curiosa di sapere cosa ne pensa la base grillina dell’apertura fatta dal M5S. O questa volta niente democrazia diretta?".
https://www.qelsi.it/2020/mes-denaro-italiano-per-salvare-nuovamente-le-banche-tedesche/
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