mercoledì 1 aprile 2020

Lira, Soros e oggi Eurobond: così la Germania ha sempre fatto guerra all'Italia

I tedeschi la chiamano «drang nach dem absoluten», spinta verso l' assoluto. Nessun altro popolo ha un' espressione simile: indica la propensione a portare ogni idea sino al limite ultimo, a costo di generare catastrofi. Tutto fa credere che questo sia uno di quei momenti, quelli in cui a Berlino sentono «il respiro della Storia», per dirla con Joseph Goebbels, e decidono di ridisegnare l' Europa come vogliono. Con i soldi anziché con i cingolati, ma schiacciando comunque chi ha la sventura di trovarsi tra loro e l' obiettivo. Anche l' ultima volta toccò a noi italiani pagare il conto.
Era il 1992 e la Germania dell' est era stata appena annessa a quella dell' ovest. Il cancelliere Helmut Kohl era chiamato a decidere il cambio del marco "comunista" con quello occidentale. I valori di mercato dicevano che il secondo valeva quattro volte il primo. Scavalcando la Bundesbank, la banca centrale, Kohl impose invece il rapporto di 1 a 1. Una scelta dettata dalla volontà di compiacere gli "ossi", i tedeschi orientali, che sparse però il terrore tra banchieri ed economisti. Perché comportava un accrescimento abnorme della massa monetaria, cioè del rischio d' inflazione, la cosa che i tedeschi temono più al mondo dai tempi della repubblica di Weimar.

Per scongiurare questo pericolo la Bundesbank alzò i tassi d' interesse, portandoli ai massimi nell' estate del 1992, senza preoccuparsi di chi sarebbe rimasto travolto. I tassi della Banca d' Italia seguivano giocoforza quelli tedeschi e così salirono gli interessi sui nostri titoli di Stato.
La debolezza dell' economia fece il resto. Il debito pubblico italiano balzò così dal 95% del Pil, nel 1990, al 116% del 1993. I capitali affluirono verso la Germania, le altre valute finirono nel tritacarne. «Fu l' inferno», ricordano gli economisti Filippo Mazzotti e Gianfranco Polillo nel libro "Popolo ed élite", appena uscito per Marsilio. «Non solo la svalutazione della lira e della sterlina, anche a causa dei movimenti speculativi innescati dalle decisioni della Bundesbank, ma una vera e propria pandemia che si scatenò anche negli altri Paesi e richiese l' utilizzo di strumenti d' emergenza. La lira perse in pochi giorni il 30% del suo valore, dopo un inutile quanto costoso tentativo di difesa. Che portò quasi all' esaurimento delle riserve accumulate».
La medaglia a Theo Waigel - Erano state le autorità tedesche ad indicare allo speculatore ungherese George Soros il bersaglio da colpire. È stato lui stesso a raccontarlo: «Il presidente della Bundesbank, Schlesinger, tenne un discorso durante un incontro molto importante e ristretto cui partecipai. Egli disse che gli investitori avrebbero commesso un errore nel ritenere che l' Ecu», la valuta virtuale della Comunità europea, «fosse un' unità monetaria omogenea. Si riferiva, in particolar modo, alla valuta italiana: la lira, infatti, non era particolarmente forte. Capii immediatamente cosa voleva dirmi. Era un incoraggiamento a vendere la lira italiana, che infatti venne forzatamente esclusa dallo Sme». Nella relazione annuale della Banca d' Italia dell' anno seguente, sorta di bollettino di guerra, si legge che «la violenza della crisi» aveva richiesto, solo nel mese di settembre, «l' utilizzo sul mercato di riserve ufficiali per 29.900 miliardi».
Divisi sul resto, governo tedesco e Bundesbank si erano trovati d' accordo nello scaricare i costi della riunificazione monetaria sugli italiani, malgrado gli accordi europei obbligassero la Germania a una difesa illimitata dei cambi fissi. Proteggere ulteriormente la lira «non sarebbe stato sensato», spiegò il ministro delle Finanze Theo Waigel a svalutazione della lira avvenuta. Nel gennaio del 2004 lo stesso Waigel sarebbe stato nominato dal capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, governatore di Bankitalia al tempo della crisi, «Cavaliere di Gran Croce dell' Ordine al merito della repubblica italiana». Titolo che si concede per «ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione». Fonte

9 commenti:

mic ha detto...
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mic ha detto...

Il calcolo spericolato dei falchi sui coronabond

Gli Eurobond, o “coronabond”, sono tornati nelle ultime settimane sul tavolo ad anni di distanza dalla prima proposta in sede comunitaria, opera dell’ex ministro dell’Economia italiano Giulio Tremonti e dell’ex presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Perorata soprattutto da Italia, Francia e Spagna, la causa dei titoli comuni dell’area euro è diventata la bandiera attorno a cui i Paesi dell’area mediterranea e latina dell’Unione si sono arroccati e trincerati in opposizione alla linea del rigore propria dei “falchi”: Germania, Olanda, Austria e Finlandia.

Il motivo dello scontro, in soldoni, è molto semplice. I quattro Paesi del Nord e Centro Europa dovrebbero fare ampie concessioni ai Paesi del Sud e del Mediterraneo in termini di appiattimento degli spread, redistribuzione del rischio e futuro politico dell’Unione accettando gli Eurobond. Il muro contro muro dei “falchi” e la loro decisione di impuntarsi in difesa del Meccanismo europeo di stabilità sono legati alla volontà di difendere un’altra “bandiera”, quella del rigore sui conti e della ridotta solidarietà europea, ma anche a un calcolo contabile spericolato. Ovvero l’attestazione che gli Eurobond favorirebbero, in quanto a rendimento e rischio, gli altri Paesi e che per loro continuerà a risultare conveniente finanziarsi agevolmente a tassi più bassi con gli ordinari titoli di Stato.

Con una battuta, si potrebbe dire che i nordici puntino ad avere la botte piena, ovvero la possibilità di agire sul fronte interno con energiche politiche di stimolo anticicliche, e la moglie ubriaca, ovvero la possibilità di essere esentati da qualsiasi solidarietà europea. In Italia questo approccio ha trovato un difensore nell’economista Roberto Perotti,che su Repubblica ha recentemente scritto: “è così strano che i Paesi nordici siano riluttanti? Al contrario della crisi del 2011, in questa ci sono di mezzo in pieno anche loro, e hanno davanti una incertezza enorme: è impensabile che si accollino anche il rischio di un Paese ad alto debito come l’ Italia. Nessun politico di un Paese nordico può assumersi la responsabilità di regalare o prestare i soldi del proprio contribuente all’ Italia e poi sentirsi rimproverare che quei soldi servivano nel loro Paese”.

Questo approccio sconta almeno tre limiti sistemici. Il primo è il rifiuto di considerare come comune la sfida del coronavirus ai sistemi economici d’Europa. Il secondo è l’incapacità di comprendere la diversità di questa crisi dalle precedenti che hanno colpito l’Europa, in quanto originata dallo choc di offerta legata al crollo della produzione per la serrata generale dei Paesi, e non da dinamiche prettamente finanziarie. Il terzo, infine, è legato alla dipendenza dall’ideologia dell’austerità come totem e il permanere del sottofondo moralista che traspare dalla stessa etimologia tedesca sull’equivalenza tra debiti e colpe. Come se non fossero valse le parole di Mario Draghi sull’inevitabilità di alti livelli di debito pubblico strutturale dopo la crisi come volano per la ripresa dei Paesi dell’Europa in crisi.

In fin dei conti, la scommessa dei falchi è riuscire a separare il proprio destino da quello del resto d’Europa. Un approccio pericoloso che il Vecchio Continente può pagare caro, primi fra tutti gli stessi rigoristi così focalizzati su sistemi economici export-led: come al solito, a ridurre le prospettive dell’Unione Europea sono, primi fra tutti, quegli Stati che delle sue linee politiche se ne fanno paladini.
https://it.insideover.com/economia/il-calcolo-spericolato-dei-falchi-sui-coronabond.html

Anonimo ha detto...

‪+++Oggi su @laveritaweb+++‬
‪Berlino dice no ai Coronabond. Trattativa opaca su Mes e Bei. I dubbi su questa (non) soluzione mista. E il rischio del pilota automatico che si aggrava (traduzione: chi vuole i Coronabond dimentica di dirvi che vuole anche l’”armonizzazione” fiscale)‬

Maria Guarini ha detto...

Coronavirus, Ursula von der Leyen chiede scusa all’Italia a nome dell’Unione Europea

Ursula von der Leyen si ravvede e chiede scusa all’Italia e agli italiani per l’iniziale miopia su quanto accadeva nel nostro Paese e nessuno voleva vederlo come un problema imminente che avrebbe colpito anche gli altri Paesi europei. Sottovalutazione che sta costando purtroppo caro alla Spagna.
“Siamo testimoni dell’inimmaginabile”, ha scritto la presidente della Commissione Ue, in una lettera rivolta agli italiani e pubblicata dal quotidiano online La Repubblica.

L’Italia fonte di ispirazione
Dopo le scuse arriva l’elogio.

“Ma il paese colpito più duramente, l’Italia, è diventato anche la più grande fonte di ispirazione per noi tutti.”

Riconosce anche il gesto di altruismo dei medici e degli infermieri italiani che in migliaia “hanno risposto alla chiamata del governo e sono accorsi ad aiutare le Regioni più colpite”, prosegue.

Quella generosità che in Europa manca

Una generosità e un altruismo che in Europa mancano in una parte degli Stati membri che alle richieste di attivazione di meccanismi di aiuto comune hanno risposto con un netto no.
Vedasi l’Olanda a cui il presidente Conte si è rivolto rilasciando una intervista ieri ad un quotidiano dei Paesi Bassi.

Le ragioni del no al Mes e lo scontro in atto in Europa

Ieri sera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo ha spiegato chiaramente durante il suo intervento in cui ha presentato il nuovo Dpcm che estende le attuali misure fino al 13 aprile compreso.

Durante l’ultima riunione dei capi di governo europei c’era chi continuava ad insistere sul Mes, “ci si affannava a parlare del Mes”, rivela Conte. ma la risposta di Conte è stata che il Mes “è uno strumento del tutto inadeguato per far fronte a questa emergenza”.
E il presidente del consiglio spiega il perché è inadeguato.
“È uno strumento nato in un altro contesto, con altre logiche, con vecchie regole. Nato per accompagnare singoli stati che sono in tensione finanziaria verso percorsi anche virtuosi, verso l’uscita da queste situazioni di tensione finanziaria. È uno strumento nato per shock asimmetrici, noi stiamo attraversando uno shock, uno tsunami, una sfida di portata epocale, che ci sfida su sistemi economici e sociali che non hanno nulla a che vedere con shock asimmetrici.”
Ed ha concluso:
“Ho detto ai colleghi non mi riproponete questo Mes, con queste regole, perché non ha assolutamente nessuna considerazione ai miei occhi e agli occhi del mio Paese.”

https://sptnkne.ws/BUhs

Anonimo ha detto...

Ursula von der Leyen si scusa con l'Italia: "Ora la Ue è con voi"
HuffPost 2 ore fa

Basta divisioni a Bruxelles. Scusateci, ma ora la Ue è con voi. Passo indietro della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen che, in una lettera aperta a la Repubblica, scrive che “il Paese colpito più duramente, l’Italia, è diventato anche la più grande fonte di ispirazione per noi tutti” e che “solo la solidarietà può farci riemergere da questa crisi - quella tra persone come quella tra Stati”.

E von der Leyen di fatto si scusa con il nostro Paese, dicendo che “oggi l’Europa si sta mobilitando al fianco dell’Italia” anche se “purtroppo non è stato sempre così” perciò “bisogna riconoscere che nei primi giorni della crisi, di fronte al bisogno di una risposta comune europea, in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria” mentre “non si rendevano conto che possiamo sconfiggere questa pandemia solo insieme, come Unione”.

″È stato un comportamento dannoso - ammette von der Leyen - e che poteva essere evitato”, tanto più che “in questi giorni la distanza tra individui è fondamentale per la nostra sicurezza: la distanza tra nazioni europee, al contrario, mette tutti in pericolo”.
https://www.msn.com/it-it/notizie/other/ursula-von-der-leyen-si-scusa-con-litalia-ora-la-ue-%c3%a8-con-voi/ar-BB123E3i

Anonimo ha detto...

MMMMHHH! Ma davvero l'ha detto? Non mi fido. Timeo danaos et dona ferentes....figuriamoci chi governa questa Europa della Finanza.

Anonimo ha detto...

Giorgia Meloni non ci sta. Incalza il premier Giuseppe Conte. "Rimango di stucco di fronte alle parole del presidente del Consiglio Conte che in un’intervista televisiva definisce le nostre proposte pretestuose e irrealizzabili.
In privato ci ringraziano per la serietà dei nostri contributi e chiedono collaborazione, in pubblico ci attaccano per fare propaganda". È quanto dichiara la leader di Fratelli d’Italia. "Al governo e ai partiti di maggioranza, che passano il loro tempo ad attaccare Fratelli d’Italia e le altre opposizioni invece di darsi da fare, chiediamo più serietà e più responsabilità. Non è il tempo della propaganda. La nazione sta combattendo una dura battaglia. Noi da patrioti ci siamo, nonostante questo governo", conclude Meloni.

Ieri in serata le parole sotto accusa pronunciate da Conte. "Si aspettava più responsabilità dall’opposizione?", gli chiedevano i giornalisti. Lui: "Affrontiamo una guerra. E mi aspetto spirito di responsabilità da parte di tutti quanti hanno una carica istituzionale, anche da chi è leader di opposizione. Noi dobbiamo schiacciare via le ambiguità. Siamo qui per il confronto e la praticabilità. Con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, abbiamo aperto un tavolo e ci confronteremo. È facile dire: vorrei dare 2mila euro a persona, vorrei dare tot di soldi agli imprenditori, però è chiaro che le proposte devono essere praticabili e sostenibili. Mi auguro che ognuno, si assuma la propria responsabilità".

Sempre ieri, però in mattinata, si era tenuto un incontro tra governo e opposizioni. Sono state due ore e mezzo di confronto serrato. Il faccia a faccia si è consumato a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio e il centrodestra con Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini. Il centrodestra ha inchiodato il governo e il suo premier su alcune delle misure adottate dall’esecutivo giallorosso in materia di emergenza sanitaria ed economica causata dalla pandemia di coronavirus.

Temi caldi: il nodo delle passeggiate, la questione cassa integrazione, bonus, sussidi e l’ostacolo burocrazia. Nel corso del summit, l’avvocato del popolo avrebbe rimproverato il segretario della Lega, chiedendogli maggiore responsabilità sui social. Dunque, rivolgendosi anche a Meloni e Tajani, il premier avrebbe chiesto al centrodestra nel suo complesso di collaborare alla stesura del prossimo provvedimento anti Covid-19 di aprile, che dovrebbe prevedere ulteriori 25 miliardi di euro per tamponare l’emergenza economica.

E su questo fronte le opposizioni hanno incalzato Conte. "Abbiamo proposto un piano di almeno 100 miliardi di euro. Lo Stato deve fin da subito garantire le banche, affinché possano fare prestito ponte alle imprese subito e garantire anche il pagamento della Cig. Il governo ci ha detto che ci sarà un decreto ma non c’è una cifra", queste le parole del numero due azzurro Tajani.
https://www.ilgiornale.it/news/politica/meloni-conte-privato-ci-ringrazia-e-pubblico-ci-attacca-1849142.html

Anonimo ha detto...

Seneca diceva: “Non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.” Di fronte all’enorme crisi economica e sociale che sta aprendosi davanti a noi, questa è esattamente la situazione del governo italiano e dell’opposizione leghista. Passano dalla richiesta di un Mes senza condizioni (impossibile) alla richiesta degli Eurobond (e chi li restituisce i soldi che arriverebbero?) all’invocazione di Mario Draghi come presidente del consiglio. Con un solo problemino. Che il grande banchiere ha spiegato che bisogna spendere un mucchio di soldi ma non ha detto una parola su dove prenderli.

E’ del tutto evidente che se i soldi che spendiamo oggi li dovessimo restituire domani – o aumentando le tasse o svendendo il poco di pubblico che è rimasto – l’Italia andrebbe a gambe all’aria comunque. Bisogna quindi seguire un’altra strada.

E’ dal 19 marzo che sto proponendo una cosa semplicissima che però governo e opposizione fanno finta di non sentire: i soldi per affrontare l’emergenza Coronavirus e per uscire positivamente dalla crisi li deve mettere la Bce, in forme tali che non debbano essere restituiti successivamente con aumenti delle tasse o svendita del patrimonio pubblico. I soldi necessari per affrontare le crisi devono cioè essere aggiuntivi a quelli che oggi circolano in Europa e non debbono essere ripagati dai cittadini, italiani o tedeschi che siano.

Da Affari italiani ha detto...

Ecco cosa sta combinando il vostro Giuseppi:
in queste ore l'Eurogruppo ha deciso che l'aiuto europeo arriverà dal Mes, nei limiti (massimi) del 2% del PIL, cioè, per l'Italia, circa 36 miliardi da utilizzare per l'emergenza economica causata dal coronavirus. Germania e Francia, non attraverso il Mes ma attraverso la spesa a deficit, stanzieranno invece centinaia di miliardi, la Germania addirittura 500 e anche di più. L'italia verrà distrutta e spogliata di tutto il suo eccellente tessuto produttivo, artigianale e artistico. È finita.
Traditori! "